


Qualche giorno fa ho letto su “la Repubblica” un documento sconvolgente: una lettera scritta dalla senatrice francese dei Verdi, Ingrid Betancourt, prigioniera delle Farc (Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia), alla madre Yolanda.
Il testo è stato diffuso nonostante il parere contrario della famiglia che giustamente intendeva proteggerne l’intimità.
Io desidero riportare brani di questo documento soltanto come omaggio verso una donna che ha mostrato e continua a mostrare un grande coraggio, una stupefacente nobiltà d’animo, una dignità che non sempre si riesce a mantenere neanche nella normale e più facile vita di tutti i giorni.
A lei un grazie per la sua straordinaria testimonianza nella sofferenza e tra l’indifferenza di tanti.
“E’ un momento molto difficile per me. Chiedono le prove che sono viva e ti apro l’animo in questo scritto. Fisicamente sto male. Non mangio, non ho fame, mi cadono molti capelli. Non ho voglia di niente.Credo che sia la cosa migliore che possa capitare, non aver voglia di niente, perché qui, in questa giungla, l’unica risposta a qualunque richiesta è “no”. Dunque, è meglio non avere voglia di nulla ed essere almeno libera dai desideri. Sono ormai 3 anni che chiedo un dizionario enciclopedico per poter leggere qualcosa, per imparare qualcosa, per mantenere viva la curiosità intellettuale.[…]
Come ti dicevo, la vita qui non è vita, è un lugubre spreco di tempo. Vivo, o meglio , sopravvivo in un’amaca tesa tra due pioli, ricoperta da una zanzariera e con sopra una tenda che funge da tetto e che mi consente di pensare di avere una casa. Possiedo una mensola dove appoggio le mie cose, vale a dire lo zaino che contiene i miei abiti e la Bibbia, che rappresenta il mio unico lusso. E’ tutto pronto per una partenza improvvisa. Qui nulla è certo, nulla è duraturo, l’incertezza e la precarietà sono la sola costante.[…]
Ho le mani sudate e la mente annebbiata, finisco per fare le cose molto più lentamente del normale. Le marce sono per me un calvario perché il mio equipaggiamento è molto pesante e non riesco a sostenerlo. Ma tutto è stressante, perdo le cose o me le sottraggono. […] L’unica cosa che sono riuscita a conservare è la giacca e questa è stata davvero una benedizione, poiché le notti sono gelide e non ho altro per coprirmi.
Prima approfittavo di ogni occasione per fare un bagno nel fiume. Dato che sono la sola donna del gruppo, lo devo fare quasi completamente vestita: pantaloncini, camicia e stivali. Prima mi piaceva nuotare nel fiume, ma adesso non ne ho più neppure la forza. Sono debole, sembro un gatto davanti all’acqua. Io che amavo tanto l’acqua, non mi riconosco più.[…]
Preferisco restare in silenzio, parlo il meno possibile per evitare problemi. La presenza di una donna in mezzo a tanti prigionieri maschi che si trovano in questa situazione da otto o dieci anni, è un problema. Durante le ispezioni, ci sottraggono le cose che ci sono più care.[…]
E’ importante che io dedichi queste righe alle persone che rappresentano il mio ossigeno, la mia vita. A quelli che mi tengono viva, che non mi lasciano affondare nell’oblio, nel nulla e nella disperazione.[…]
Ogni giorno , sono in contatto con Dio, con Gesù e con la Vergine. Qui tutto ha due volti, la gioia segue ogni volta il dolore. La gioia è triste. L’amore cura e allo stesso tempo apre nuove ferite, è come vivere e morire di nuovo ogni volta.[…]
Tengo a mente l’età di ciascuno dei miei figli. Ad ogni compleanno canto loro Happy Birthday. Chiedo ogni anno di poter preparare un dolce. Ma da tre anni a questa parte, ogni volta che lo chiedo, la risposta è “no”. E’ lo stesso: che mi diano un biscotto o un piatto di riso e fagioli, come succede di solito, immagino che sia una torta e, nel mio cuore, festeggio il loro compleanno.[…]
Mamita, ci sono tante persone che voglio ringraziare per il fatto di ricordarsi di noi, per non averci abbandonato. Per un lungo periodo, siamo stati come i lebbrosi che rovinano la festa. Noi, i sequestrati, non siamo un tema”politicamente corretto”, suona meglio dire che bisogna affrontare con fermezza la guerriglia, anche se dovesse costare il sacrificio di vite umane. Di fronte a ciò, il silenzio. Solo il tempo può aprire le coscienze ed elevare gli spiriti.[…]
Quando Lincoln ha difeso il diritto alla vita e alla libertà degli schiavi neri in America, egli ha anche affrontato molti interessi economici e politici considerati superiori alla vita e alla libertà di un pugno di neri. Ma Lincoln ha vinto e resta impresso nell’immaginario collettivo della nazione la priorità della vita dell’essere umano sopra qualunque interesse di altra natura. In Colombia, dobbiamo ancora riflettere sulla nostra origine, su ciò che siamo e su dove vogliamo andare.[…]
Mamita, ahimè, vengono a prendere le lettere. Non ho potuto scrivere tutto ciò che avrei voluto.[…]
Amo la Francia di tutto cuore, giacché ammiro la capacità di mobilitarsi di un popolo che, come diceva Camus, sa che vivere significa impegnarsi. Tutti questi anni sono stati terribili ma non credo che sarei ancora viva senza l’impegno che è stato offerto a tutti noi, qui, che viviamo come dei morti.
Per molti anni ho pensato che, finché fossi stata viva, finché avessi continuato a respirare, avrei dovuto continuare a coltivare la speranza. Oggi non ho più le stesse forze, mi riesce estremamente difficile continuare a crederlo, ma vorrei che sapessero che ciò che fanno per noi, fa la differenza. Ci siamo sentiti esseri umani.[…]
Bene, Mamita, Che Dio ci aiuti, ci guidi, ci dia la pazienza e ci protegga per sempre e addio”.
la Repubblica, domenica 2 dicembre 2007
(traduzione di Antonella Cesarini)
Ingrid
Rannicchiata in una buca
trovata per strada dopo una marcia,
batti i denti nelle notti disperate
riparata solo da una giacca
che non ti può coprire.