Arcipelago Gulag

Aleksandr Solgenitsyn ha oggi ottantotto anni ed è un osservatore scrupoloso dei più importanti avvenimenti politici e sociali del nostro tempo. Attentissimo a ciò che avviene nella sua “Russia” e fuori di essa.
E’ stato insignito del premio Nobel per la letteratura nel 1970, e le esperienze vissute per tanti anni nei gulag e nei campi di lavoro sono state il doloroso materiale da cui ha saputo trarre le straordinarie storie di un’umanità umiliata, quella appunto raccontata nei suoi libri.
 * * *
Le scelte “imperiali” di Putin potranno ridare alla Russia il rango perduto di superpotenza, ma il prezzo è alto, forse fatale: perché così facendo la Russia perde la sua anima profonda, quella più autentica, radicata nel cuore della gente.
Sono parole di Aleksandr Solgenitsyn, che l’anziano premio Nobel per la letteratura […] affida in un’intervista rilasciata a Rossia una delle emittenti tv più seguite. Sono parole dette con lo spirito dello scrittore che si sente portavoce del “popolo”, una tradizione russa che ebbe in Tolstoj il suo più insigne, appassionato e indimenticabile rappresentante. A Solgenitsyn è toccato il destino di sopravvivere all’inferno del gulag e di raccontarne il dolore, la mostruosità. Con le sue parole, si è sentito il silenzio di chi non ha avuto lo stesso coraggio. […] L’autore di “Arcipelago Gulag” ha dato peso e sostanza alle inquietudini di chi si chiede dove stia andando la Russia di Putin: “La Russia ha nuovamente affermato la sua influenza nelle relazioni internazionali, e riacquistato il suo ruolo nel mondo. Ma dentro, moralmente, siamo ben lontani da ciò che vogliamo e ciò di cui abbiamo bisogno di essere”.
[…] Cosa dice l’ottantottenne scrittore, che peraltro ha ricevuto il 13 giugno scorso la visita a casa sua del presidente russo che gli consegnava personalmente la più alta onorificenza russa, il Premio di Stato? In un paese in cui la nuova maggioranza – creata e rafforzata in modo talvolta discutibile attorno a Russia Unita, il partito di Putin, potrebbe modificare radicalmente la Costituzione – non è questo il modo giusto di agire: “E’ ancora necessario un progresso profondo e difficile, che nessun governo o prassi parlamentare sono in grado di garantire. Si tratta di un processo molto complesso, direi soprattutto spirituale”, ha sottolineato Solgenitsyn. Questi sono anni difficili, aveva detto poco tempo fa, testimoniano una “inquieta e instabile attualità”.
La ricetta dello scrittore è sempre una, e la ripete ogni volta che può: ”La Russia deve quindi maturare nell’anima”. Un processo metafisico, e senza garanzia di successo. Il suo ragionamento è semplice: l’attuale filosofia dominante della Grande Russia […] ha un solo fondamento: la necessità di “salvare la nazione”, difendendola dai nemici esterni. La sindrome dell’isolamento. Ma l’ex dissidente (che dopo il gulag fu mandato in esilio in Kazakistan nel 1974) non sposa questa teoria, dice che la Russia non è ancora abbastanza matura per accettare ideali nazionali a lungo termine. Bisogna accompagnare alle strategie politiche ed economiche “un’evoluzione spirituale”.
Il pretesto per l’intervista è stata la riedizione russa di “Arcipelago Gulag”. Come mai il libro non era stato ristampato negli ultimi 16 anni, ossia nella Russia post-sovietica? Solgenitsyn ha risposto: “A causa delle circostanze. Le cose vanno così”. Putin stesso aveva citato Solgenitsyn, al Cremlino, quando annunciò il premio allo scrittore: “La Russia siamo noi stessi: siamo la sua carne e il suo sangue; siamo il suo popolo”.
Leonardo Coen
la Repubblica, lunedi 10 dicembre 2007

2 thoughts on “Arcipelago Gulag

  1. è assudo che uno debba aspettare la morte di una pesonalità così importante xchè se ne parli… ma tanto i telegiornali sono sempre pieni di cazzate tipo “consigli per abbronzarsi” o “le ferie dei vip”…

  2. Lo so, purtroppo hai ragione. Ma io credo che le persone sensibili, che si pongono delle domande non abbiano mai smesso di “frequentare” questo grande scrittore che ha avuto il coraggio di “raccontare” cose estremamente scomode. Grazie per la visita. Piera

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