Un articolo coraggioso

Affrontiamo nuovi problemi, ma non smettiamo di parlare e di ricordare la drammatica situazione del Tibet e dei suoi abitanti.
Niente è stato ancora risolto, quindi abbiamo il dovere di
NON DIMENTICARE!
 
 La questione criminale? Affare del sud, come i rifiuti
Un articolo forte, coraggioso questo di Roberto Saviano, parole che arrivano addosso pesanti ma estremamente trasparenti nei contenuti. Concetti e opinioni espressi con fermezza, che “costringono” ad affrontare i problemi trattati, a “guardarli” senza nasconderci.
Le parole di Saviano lasciano il segno, Lasciano “solchi” nella nostra mente. Ed è giusto che sia così perché la nostra riflessione continui.
 
 
 
La speranza non ha un volto solo: ne ha dieci, cento, mille, centomila. Volti di ragazzi che sfilano con gioia, opponendo allegria alla cupezza di chi schiaccia il loro futuro, lo soffoca, umilia, disintegra. Volti di ragazzi che con quell’allegria urlano la voglia di libertà, la disperazione per un destino senza nulla in cui credere. La loro marcia era scandita da un elenco senza fine, rilanciato da tutti gli altoparlanti[…]: la cantilena ossessiva di un rosario doloroso che unisce in una catena settecentocinque nomi.
Settecentocinque cadaveri, settecentocinque giusti, settecentocinque vite che si sono spente ma non piegate lottando contro la mafia: un sacrificio di massa che permetteva a quei ragazzi di marciare senza minacce. La litania dei martiri era infinita, la lista ricominciava sempre dall’inizio, come se la speranza di legalità potesse risorgere soltanto dal sacrificio, dal sangue versato per rendere fertile la terra desolata.
Neppure il miracolo di Bari ha smosso qualcosa, neanche l’ondata umana che nel segno di Libera ha riunito tanti ruscelli in unico gesto di rivolta ha dato una scossa ai media chiusi nel torpore di una quotidianità disillusa e alla politica di una campagna elettorale dove si fatica a trovare un contenuto dietro le parole.
Mafia è una parola rara e banalizzata, bisogna maledirla per copione e poi dimenticarla in fretta per andare avanti con comizi che devono sempre occuparsi d’altro.
Sarebbe stato meglio se mafia fosse stato un termine pericoloso, di quelli che fanno da calamita all’odio, una parola che si fa carne viva di impegno. L’hanno formattizzata, diventa un punto in scaletta, per condire l’introduzione del discorso come i saluti di circostanza.
O peggio del peggio, da relegare nelle regioni meridionali. I leader del centrosinistra e centrodestra non se ne sono occupati? – mi è stato risposto solo pochi giorni fa – ma lo faranno più avanti, quando arriveranno nel Sud, lo faranno a Napoli quando chiuderanno la campagna.
Lo faranno a sud, come per i rifiuti più velenosi che nessuno sa dove buttare e si mandano a inquinare una terra contaminata e condannata.
Lo faranno a sud, come se la potenza della criminalità organizzata non riguardasse il nord, come se la ricchezza dei traffici mafiosi non arricchisse le banche padane o se i voti manovrati dai padrini non condizionassero i palazzi romani.
Il perimetro del problema agli occhi della politica si è ristretto da piaga planetaria ad affare locale: […].
‘Ndrangheta, camorra e mafia, anzi, come le chiamano gli affiliati, Cosa Nuova, Sistema e Cosa Nostra sono oggi più di ogni altro il “potere forte”. Quello che controlla direttamente un terzo del paese, quello che è infiltrato in tutto il territorio e ha facoltà di condizionare indirettamente interi settori dell’economia – i trasporti, gli ospedali, i subappalti edili, le catene di supermercati, la produzione tessile, il comparto agricolo, l’industria alimentare, le candidature dei primari, la distribuzione di benzina, i centri commerciali – come un cancro le cui metastasi si sono già diffuse in ogni parte d’Italia e persino d’Europa.
Il potere che decide con quale parte politica schierarsi, quello capace ormai da decenni di sottomettere la politica dei propri territori d’origine e persino di quelli d’investimento al punto di non avere più bisogno di accedere a coperture di livello superiore.
Le mafie oggi possono farne a meno perché si sono fatte più ciniche, più realistiche, e perché sono diventate infinitamente più potenti e indefinite, allo stesso tempo arroganti e mimetiche.
Parlarne, affrontare il problema significa rischiare di perdere un numero troppo alto di consensi, ecco perché. Così tutti si limitano a commenti di solidarietà con le vittime e gli inquirenti, complimenti alle forze dell’ordine, generici appelli alla moralità e alla lotta alle mafie.
A Palermo le denunce dei commercianti per la prima volta fanno arrestare gli estorsori, è una rivoluzione che per loro merita giusto il tempo di un comunicato. E poi tutto tace di nuovo.
Ma perché siano le mafie a tacere per sempre bisogna fronteggiarle senza compromessi, anche a costo di perdere le elezioni nell’immediato per “vincere” col tempo una ricchezza e una libertà inestimabili – la salvezza del nostro paese.
L’unica che potrà non far sentire l’Italia un paese determinato dal potere criminale.
Nessuno crede che il compito della politica sia di costruire paradisi[…]. Nessuno può pensare che ci siano ricette taumaturgiche, che basti un po’ di decisionismo e di buona volontà per risanare ciò che per decenni è stato lasciato incancrenire.
Ma si smetta di trattare i cittadini come appartenenti a due tifoserie opposte che non possono far altro che scegliere fra l’una e l’altra fazione e con questo si assumono ogni responsabilità di quel che accade dopo le elezioni.
Si smetta di chiedere loro con chi stanno. Inizino piuttosto i partiti a dire attraverso scelte chiare in che modo vogliono stare con i cittadini. Scelte che non siano di comodo e di compromesso, che non mirino a un rinnovamento di facciata senza il coraggio di disfarsi dei meccanismi che portano in cambio voti sicuri.
Inizino pure dalla fine, se non hanno altro da dire prima.
Walter Veltroni sarà a Napoli, pochi giorni prima del voto, lì sappia trovare parole che nessun cittadino e nessun mafioso possano mai dimenticare.
 
Roberto Saviano – L’espresso – 27 marzo 2008

4 thoughts on “Un articolo coraggioso

  1. Ciao, Lù, mi fa piacere che sia venuta a trovarmi. Credo di aver capito quale sia la tua città e mi piace tanto. Anch’io, appena posso, verrò a leggerti con più calma. A presto. Piera

  2. Ciao!Innanzitutto mi presento, sono Valentina.E’ da molto che anche io vorrei curare un blog che metta in evidenza alcune tematiche di mio interesse a 360 gradi, il tempo però scarseggia… Saviano conferma nuovamente di essere persona intelligente, critica, informata, pacata, pungente. Il filtro usato dai media per fare informazione è comune: le notizie che ci vengono passate sembrano preconfezionate, appena uscite dalla fabbrica. D’altra parte è molto più comodo uniformare le opinioni… in questo modo si può puntare ad avere un potere accentrato. E’ giusto parlare di mafia; è giusto fare informazione sulla mafia; è giusto non legarla solo ai sentimenti, facendo qualche trasmissione strappalacrime quando qualcosa di grave accade. Come Danilo Dolci credo che la creazione di una coscienza sociale contro la mafia, l’educazione alla legalità sia il primo dei tasselli.

  3. Ciao, Valentina. Concordo con te quando dici che dei problemi ( compresi quelli legati alla mafia) bisogna parlarne, senza stancarsi, senza permettere che vengano dimenticati. E giustamente bisogna ragionare con la propria testa senza prendere in prestito i pensieri e le riflessioni degli altri.
    Mi ha fatto piacere che sia venuta a trovarmi. Un caro saluto. Piera

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