Non posso resistere alla tentazione di riportare su questo blog un altro racconto della mia amica Eleonora Bernardi.
Un racconto breve, apparentemente lieve, in realtà molto "pensato" e profondo.
Nient’ altro da dire… solo da leggere…
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Era diventata autonoma da subito, appena nata: abile a guizzare tra le foglie, l’erba, a percorrere rapidamente il percorso accidentato dei sassi per sparire, di colpo, in una fessura…
Come tutte le lucertole, certo! Però si accorse di essere “diversa” all’epoca della prima muta.
Era primavera, l’occasione per stare al sole con le zampette distese e godere, finalmente, dei dolci raggi del sole.
Le altre lucertole, invece, con soddisfazione, si erano disfatte della pelle neonata per rinascere “nuove”, come i germogli dei prati al primo tepore.
Lei no, non voleva farlo, forse ne aveva paura.
-Sono nata così!- si diceva- Perché rinascere con una nuova pelle? La mia pelle è bella, liscia, screziata, del giusto colore… crescerà con me, tutto qui.
Le nuove lucertole però le davano il tormento ad ogni primavera:
-Devi cambiare pelle! Sei brutta, ridicola… contro natura!
Lei ci stava bene nella sua pelle, perché non la lasciavano in pace? Perché cambiare? Per mostrarsi nuova, cioè indifesa?
Come se le ricordava le fauci di quel gattaccio che per un pelo non l’aveva catturata… e l’ingannevole stupore dei ragazzini che poi la rincorrevano strillando!
Insomma si teneva la sua pelle, che invecchiava con lei, per verificare che ad ogni nuova stagione intorno era tutta una risata.
Era diventata una leggenda buffa: la lucertola senza muta!
Una volta, durante i lunghi mesi invernali, ebbe il tempo di osservarsi con calma.
Si vide come la vedevano gli altri: caparbia e fiera, ma screpolata, ferita, quasi a brandelli.
Cominciò a strapparsi, con cautela, piccoli duri lembi di pelle; ognuno recava un segno che le ricordava qualcosa: ecco la pietra aguzza che una volta l’aveva ferita,e poi quell’intrico di rami così simile ad una trappola… la corsa sotto il sole cocente, senza riparo…la zampata furiosa del gattaccio…
La sua vita era tutta lì, sulla sua pelle a brandelli.
Si accorse che doveva procedere con delicatezza, con pazienza, lentamente, solo così non avrebbe sentito troppo male… un brandello alla volta… un ricordo alla volta…
-Questo è il modo di rinascere, – si disse – liberarsi dei ricordi quando non ti servono più, perché sai chi sei e puoi disfartene!
Quando ebbe finito vide che la sua pelle era bella, lucida, elastica, nuova… proprio come si sentiva lei!
Al primo raggio di sole con un guizzo fu fuori.
Subito le dissero: – Sai, c’è una lucertola che non fa la muta… quest’anno però non s’è vista!
Eleonora Bernardi