Archivio | settembre 2008

 

Il passero

 

Saltavi tra le foglie del cortile

e cercavi del cibo nell’inverno gelato.

Era poco ed io ho condiviso

il mio pane raffermo, la mia acqua raccolta.

Ti ho preso, quel giorno, tra le mani,

comprato da piccoli pezzi di pane,

le piume erano calde e morbide al tatto,

le zampe leggere posate sul dito.

Ti ho preso con me e poi ti ho portato

là dove da anni vivevo rinchiuso.

Nessuna fatica per te adattare

la tua piccola vita alla mia di recluso,

una piccola gioia per me regalarti

un pezzetto di pane.

 

Piera Maria Chessa – Un ordinato groviglio – Il filo – 2008 

Sla: un pugno nello stomaco
 
Sclerosi laterale amiotrofica: tre parole che a molti di noi, fino a poco tempo fa, non dicevano niente, sembravano non avere significato.
Eppure si tratta della terribile sla. Non voglio usare la maiuscola perché non “la merita”, come dice Carlo M. che da dieci anni combatte contro quella che lui chiama “la maledetta”.
Dicevo, fino a pochi anni fa, poco o nulla si sapeva, oggi sappiamo di più sul suo modo infido di presentarsi, di farsi conoscere, ma quasi niente sulle cause che la scatenano.
Si mettono sotto accusa le sostanze tossiche, gli antiparassitari, eventuali traumi subiti e altro ancora. Ma di certo, purtroppo, non c’è nulla e non esiste una cura che la debelli o perlomeno ne blocchi il decorso.
Abbiamo davanti agli occhi e nella mente lo sguardo e la terribile esperienza di Piergiorgio Welby, di Giovanni Nuvoli e di altri meno conosciuti, e assistiamo impotenti al dramma di tanti nuovi ammalati.
Chi ha il dono della fede, cerca di trovare in essa la speranza, il coraggio di vivere quest’esperienza, per quanto è possibile, con serenità, apprezzando, pur nella sofferenza, ciò che ogni nuovo giorno offre. Inginocchiandosi e rimettendosi in piedi con forza, alternando momenti di sconforto e angoscia ad altri più sereni, confortato dall’affetto e dal sostegno di chi lo ama.
E chi fede non ne ha? E’ difficile rispondere e si viene presi dallo  sgomento.
Per tutto questo, per fare nel nostro piccolo quel poco che si può, vorrei chiedere ai blogger generosi e sensibili di unirsi a noi nel proporre sui loro blog qualsiasi cosa ritengano valida per una conoscenza più approfondita di questa terribile malattia.
Tutto può tornare utile: un articolo, un commento, una riflessione, un’esperienza, un racconto, una poesia.
Parlarne, far conoscere quest’ ambigua malattia degenerativa è un modo per combatterla e per far sentire il nostro sostegno ai troppi malati che oggi devono affrontare una durissima prova.
Voglio ricordare due date fondamentali:
  Domani, 18 settembre, ci sarà a Roma la PRIMA GIORNATA    NAZIONALE sulla SLA.
Domenica, 21 settembre, l’ASSOCIAZIONE AISLA sarà presente in quaranta piazze italiane per sensibilizzare e raccogliere fondi per la ricerca.
Sono due giornate molto importanti, per questo chiediamo il contributo di tutti nel modo che ritengono più vicino alla propria personalità e al proprio modo di sentire.
Sembra poco quello che tutti insieme potremo fare, in realtà è tanto, perché credo che la sensibilità, la condivisione del dolore degli altri è di conforto a loro ma aiuta noi a crescere e ad avere uno sguardo più consapevole e maturo sui problemi “veri”.
Un grazie di cuore a tutti coloro che ci affiancheranno.
Vorrei suggerire, per un ulteriore approfondimento, la visita ad un blog che è sempre vicino a chi è più fragile e indifeso:

Folaghe
 
Sono in auto, lungo la strada,
il sole tramonta, è sera ormai,
uno spicchio di luna illumina l’azzurro.
 
Due folaghe volano.
Una, più alta, procede sicura,
l’altra, incerta, vola bassa
nell’imbrunire.
 
Un tonfo pesante sull’ampio cristallo,
un battito d’ali leggero nell’aria ancora calda,
infine, sull’asfalto, la breve agonia.
 
Piera Maria Chessa

Suggerimento

Ho letto, questo pomeriggio, un post molto interessante su un blog poco conosciuto ma estremamente valido.
L’articolo pubblicato riguarda la scuola e, di questi tempi, quest’ argomento non è da sottovalutare, soprattutto per i numerosi malanni che da tempo la affliggono.
Il titolo del post è: Una STELLA nel firmamento della scuola, il blog di cui parlo, e che merita di essere visitato, è: www.shiva-ditutto.blogspot.com

La torre

L’alta torre si affaccia sul mare

inutilmente allungata verso il cielo.

Un ‘ampia feritoia si apre

sull’interno oscuro,inquietante,

residuo di un passato lontano.

 

Sulla cima corrosa dal tempo

crescono radi cespugli tra i sassi spezzati.

Le pietre cadono lente

frantumandosi tra l’erba e le lumache

che, con pazienza, disegnano sulla terra

luminosi arabeschi argentati.

Piera Maria Chessa

Una bella poesia di Jolanda Catalano
 
In questi giorni ho avuto un dono da una cara amica lontana. Si trattava di un pacco piccolo, leggero. L’ho preso tra le mani, ho letto il nome e l’indirizzo del mittente, poi l’ho aperto lentamente.
Ecco il libro di cui mi aveva parlato Jolanda, scritto da lei, come altri, che io aspettavo con piacere e curiosità.
Ha la copertina rossa. Leggo il titolo: Invincibili. La mia curiosità aumenta. Può significare tante cose.
In alto, il nome dell’autrice: Jolanda Catalano. Non resisto.
Penso di dare solo uno sguardo, lo leggerò dopo, con calma. Lo sfoglio, leggo la dedica… e mi commuovo.
La prima pagina, solo quella, poi, quando sarò meno pressata dagli impegni, gli dedicherò tutto il mio tempo.
Ma non va così. Dopo la prima pagina, c’è la seconda, poi la terza, e così via.
Leggo il libro tutto d’un fiato, compresa la quarta di copertina.
C’è Jolanda in questo bel libro, il suo sguardo attento sull’uomo e sul mondo. Lo sguardo di una donna sensibile e profonda.
 
La poesia che riporto introduce e chiude i testi poetici che costituiscono il nucleo della raccolta. Testi belli, meditati, dolcemente malinconici. Davvero un libro da leggere.
 
 
 
Invincibili.
Così ci credevamo.
E siamo stati delusi,
massacrati dal nostro io confuso
tra sentieri di gioia e albe ingrate.
Così, così si defilarono i giorni
nell’attesa vana, irrisolta
di un bene estremo
per condurci altrove.
Ma era la fine,
il buio rappreso
di una stantia gloria
lievitata nell’anima
con radici di superbia
e inconcludenti fiori
già recisi.
Invincibili,
ci credevamo capaci
di risolvere enigmi
con segni,
geroglifici mobili al pensiero,
non decifrabili certo
in questa vita.
…………
 
Ed ora, vinti,
pensiamo di volare,
di salire l’Olimpo della parola
con coppe d’ambrosia nelle mani
e troni inesistenti
per un dire
che non si sposa più con il dolore
né ferma ancora
punti esclamativi.
Irrisolti,
con la presunzione d’essere fratelli,
vaghiamo come ombre all’imbrunire
e il Tempo gode
di questa nostra assenza
e, libero, ci toglie
giorni nuovi.
 

Jolanda CatalanoInvincibiliCittà del sole Edizioni2005

Settembre
 
Nessuno più cammina sulla spiaggia bianca
e un ombrellone lontano s’intravede appena.
Solo le alghe, ora invecchiate,
spezzano la monotonia della chiara distesa.
Affondo le mani
e la sabbia scivola leggera tra le dita,
senza rumore.
 
Tu leggi il quotidiano,
io parlo al mare e gli racconto di me,
ma piano o in silenzio.
Lieve un’onda si ripiega su se stessa,
mentre l’acqua trasparente
a me soltanto svela i suoi tesori nascosti:
conchiglie e alghe verdi.
 
Piera Maria Chessa