Archivio | giugno 2009

 

Santa Croce

L’immagine si trova all’indirizzo www.cittadivita.org/basilica.html

 

La piazza era quasi deserta

nel sole pomeridiano,

l’azzurro trasparente.


Alle spalle, Santa Croce

luminosa e slanciata,

le bianche guglie

geometriche, precise

come le linee della facciata.


Alcuni colombi sostavano indifferenti

accanto alla Basilica.

Noi stringevamo dei pacchi

tra le mani,

doni appena scambiati.


Sorridenti disegnavamo,

inconsapevoli, sulla piazza

lunghe ombre nere e grottesche,

ingannevoli maschere beffarde.

                                                           Piera  M.Chessa

Un giorno dedicato alla SLA,  per conoscerla meglio e per capire la sofferenza di chi deve  conviverci.

Stamattina, sono andata a trovare la mia amica Eleonora sul suo blog (www.shiva-ditutto.blogspot.com) e ho trovato questo post.

Non sapevo che la giornata odierna fosse dedicata alla SLA, eppure sono sempre molto informata su questa durissima malattia perchè ho modo quotidianamente di sapere che cosa significhi affrontarla con un coraggio e una dignità che noi possiamo soltanto ammirare e che ci aiuta a ridimensionare quelli che in fondo sono piccoli problemi, o perlomeno problemi meno seri.

Se ne parla, ogni tanto, ma non quanto si dovrebbe, si dice che si tratta di una malattia "rara", posso assicurare che non è così. In Sardegna è purtroppo molto diffusa, più  che nel resto del Paese, come lo è la sclerosi multipla ed altre gravi malattie.

Questo è il post pubblicato da Eleonora, se qualcuno volesse gentilmente riportarlo anche sul suo blog, ne saremmo contente. 

Un grazie a tutti.  Piera 

domenica 21 giugno 2009

21 giugno – ALS GLOBAL DAY

SMS SOLIDALE
a sostegno delle persone affette da Sclerosi Laterale Amiotrofica.
Campagna promossa da Viva la Vita Onlus
.

Dal 15 al 26 giugno è attivo il numero 48585 per finanziare il progetto Fai Centro contro la SLA.
21 giugno – ALS Global Day. Onoriamo la giornata mondiale per la SLA finanziando il Centro SLA del Policlinico Umberto I di Roma!

Con il sostegno di:
Fondazione Stefano Borgonovo
Rete Italiana delle Associazioni Sclerosi Laterale Amiotrofica

 Sogno


Abbandono della realtà,

volo in mondi indefiniti

dove vive la gioia,

rinasce la speranza,

è sospeso il dolore.


Sogno equivale a leggerezza,

incontri con chi non è più,

dialoghi altrimenti impossibili,

tenerezze improbabili,

momenti impensabili.


Viaggi lontani dentro l’animo,

tra le pieghe nascoste

dei desideri mai espressi.


Fonte di nuovi progetti

e di illusioni.


Piera M. Chessa

(L’immagine è tratta da 4betterworld.ning.com/)

Iran, a morte chi protesta
La Nazionale sta con Mousavi
 

È il giorno delle minacce in Iran: da un lato i pasdaran, la milizia fedele al presidente Ahmadinejad, che hanno lanciato un monito contro tutti quelli che utilizzano internet per diffondere al di fuori dei confini quanto sta accadendo per le strade di Teheran e in tutto il Paese; dall’altro il procuratore della Repubblica di Isfahan, nell’Iran centrale, che annuncia la possibile pena capitale per le persone arrestate per i disordini in corso nel Paese. Il magistrato, Mohammad Reza Habibi, ha detto all’agenzia Fars che "il codice penale islamico prevede la pena di morte per coloro che creano danneggiamenti e incendi, considerandoli Mohareb". Un termine legale in arabo che significa ‘Nemici di Dio’. Habibi ha aggiunto che i promotori dei disordini sono "legati a gruppi anti-rivoluzionari e ai nemici stranieri". Intanto oggil’Iran scende di nuovo in strada per manifestare contro Ahmadinejad e i brogli elettorali: i seguaci del candidato moderato Mir Hossein Mussavi hanno programmato una nuova manifestazione oggi pomeriggio alle 17 in piazza Haft-e-Tir, nel centro della capitale. E lo stesso Mousavi ha chiamato a raccolta per una marcia pacifica i suoi sostenitori: giovedì saranno ricordate le vittime degli scontri dei giorni scorsi. Tra i sostenitori del leadre moderato c’è anche la Nazionale dicalcio iraniana che, impegnata in Sud Corea, è scesa in campo con un bracciale pro-Mousavi al polso. Sugli spalti i supporters della Nazionale hanno emulato i loro beniamini, indossando la fascia verde pro-Mouusavi al braccio (vedi foto).
Intanto si fa sempre più dura la censura nei confronti della stampa dei mezzi di informazione. "Coloro che fanno propaganda per provocare disordini, per diffondere dicerie e minacciare la gente – si legge in un comunicato dei pasdaran citato dall’agenzia Fars – devono sapere che il ‘centro cibernetico’ dei pasdaran prenderà misure legali molto pesanti nei loro confronti”. Nello stesso documento si legge che molti siti sono “tecnicamente e finanziariamente sostenuti dagli Usa e dal Canada”. Sono stati cancellati gli accrediti degli inviati stranieri ed è stato proibito agli organi d’informazione esteri di seguire le manifestazioni. Inoltre il ministero degli Esteri ha dichiarato che i giornali stranieri sono “i portavoce di chi fomenta scontri” e che “a questi nemici sarà dato scacco matto”. In mattinata sono stati fermati il professore di sociologia all’Università di Teheran, Hamid Reza Jalaipur, noto esponente del movimento, e il direttore del giornale economico ‘Sarmayeh’Said Laylaz (fermato in aeroporto), spesso critico con il presidente Ahmadinejad.
L’appello degli artisti in esilioMa intanto gli appelli per un Iran libero da Ahmadinejab si susseguono. Nelle scorse ore su Youtube è stato postato un video degli artisti iraniani in esilio, una lettera aperta al mondo, ospitato anche sulla pagina di Facebook dedicata proprio ad attori, registri e scrittori costretti ad abbandonare il Paese.
Ecco alcuni passaggi del documento:
“Questa settimana gli iraniani si sono ritrovati in migliaia, un numero di dimostranti mai visto da quando è cominciata la rivoluzione (1979, ndr) per chiedere al loro attuale presidente Mahmood Ahmadinejad di andarsene (…). Sono stanchi di un presidente sempre più deludente che ha gettato la loro nazione in tumulto economico e ha fatto in modo che l’Iran venga visto come un’entità conflittuale nel Medio Oriente (…).
Ma oggi lo stesso regime iraniano che ha negato un dialogo con il mondo, i diritti umani, la democrazia, l’Olocausto, sta apertamente negando la volontà della sua gente commettendo frodi elettorali per rieleggere Mahmood Ahmadinejad, e arrestando giornalisti e i leader dell’opposizione (…).
Mentre leggete queste parole, la gente dell’Iran è scesa per le strade in tutta la nazione (…). Mentre la polizia antisommossa bastona le ossa dei dimostranti che stanno semplicemente manifestando contro le frodi elettorale, gli iraniani stanno urlando al mondo: Noi denunciamo Mahmood Ahmadinejad.
Il popolo iraniano ora chiede il vostro aiuto!”.

Da parte sua, Ahmadinejad ha difeso per l’ennesima volta il risultato delle urne. Un risultato che conferma anche “la fiducia del popolo”. “Il risultato delle elezioni – ha sottolineato – conferma il lavoro del nono governo, un governo basato sull’onestà e al servizio del popolo. Venticinque milioni di persone hanno confermato che questo è il modo di gestire il Paese”.

(Articolo e fotografia tratti da qui)

 

(immagine tratta dal web)

Pomeriggio

In questo pomeriggio di primavera,

nella stanza in penombra,

tenuta ancora per mano dal sonno,

osservo pigra i lunghi coni numerosi

che la luce disegna sul soffitto.

Imprecisi i contorni degli oggetti,

i mobili stessi appaiono indefiniti

come i pensieri al risveglio,

pesanti e confusi.

Incerto anch’esso, mi raggiunge

da sotto i tetti

il pigolio delle prime rondini.

Piera M. Chessa – Un ordinato groviglio – il Filo 2008

AMSTERDAM CELEBRA 80 ANNI DALLA NASCITA DI ANNA FRANK

AMSTERDAM – La città di Amsterdam ricorda Anna Frank, la giovane ragazza ebrea morta a sedici anni nel campo di concentramento di Bergen-Belsen e diventata un simbolo della persecuzione nazista grazie ai suoi diari. Oggi, giorno nel quale cade l’ottantesimo anniversario della sua nascita, viene esposta la sua statua in cera al Museo di Madame Tussaud di Amsterdam e nella sua casa-museo apre una mostra con le foto meno note della famiglia Frank.

Nell’edificio che si affaccia sul Prinsengraacht, uno dei più importanti canali di Amsterdam – ha annunciato la Fondazione Anna Frank – da novembre verrà inoltre inaugurata una nuova ala con un’ esposizione permanente dei quaderni e dei fogli su cui ha scritto il suo diario. Nel 1980 alla sua morte il padre, Otto Frank, li aveva infatti donati all’Istituto olandese per la documentazione bellica, che oggi ha sottoscritto un accordo con il ministero per la Ricerca, la Cultura e l’Istruzione, e la Fondazione Anna Frank, affidandoli permanentemente a quest’ultima, mentre fino ad ora avevano dovuto fare ricorso a prestiti continui. La Fondazione, nata nel 1957, dal 1960 gestisce la casa-museo.

Qui nel retro dell’edificio, il cosiddetto ‘Achterhuis’, tra il 9 luglio 1942 e il 4 agosto 1944, è stata nascosta la famiglia tedesca di religione ebraica dei Frank, il padre Otto, con la moglie Edith e le due figlie Margot e Anna, fuggiti in Olanda nel 1933 per evitare le persecuzioni dei nazisti. L’ottantesimo anniversario della nascita di Anna Frank viene celebrato in tutto il mondo, da Berlino dove verranno letti a teatro brani del suo diario, a New York, dove è stato istituito il premio Anna Frank per chi si batte contro le discriminazioni.

http://www.ansa.it/opencms/export/site/notizie/rubriche/altrenotizie/visualizza_new.html_988725153.html 

 

La questione morale

" La questione morale esiste da tempo, ma ormai essa è diventata la questione politica prima ed essenziale perchè dalla sua soluzione dipende la ripresa di fiducia nelle istituzioni, la effettiva governabilità del paese e la tenuta del regime democratico".

Enrico BerlinguerSassari, 25 maggio 1922Padova, 11 giugno 1984

 

(Da Wikipedia, l’enciclopedia libera)

(immagine tratta dal web)

 

(immagine tratta da www.unipa.it/paolo.monella/labinformatica/200…)

Due poesie di Jolanda Catalano, poetessa che adopera le parole con la stessa cura che il pianista mette nel trarre ritmo e armonia dai tasti bianchi e neri del suo pianoforte.

Anche i versi di Jolanda talvolta sono in bianco e in nero, quando la malinconia li avvolge in modo lieve, ma sanno anche illuminarsi di colori caldi e accesi che catturano il lettore con la loro luce.



Non so più distinguere i suoni della gioia



Non so più distinguere i suoni della gioia.

Mi perseguita il vento tra le fronde

e rami rinsecchiti le parole

vagano al ritmo di mute trasparenze.

E se scalfire i nodi arrotolati

entro parvenze fatue appese a un filo,

volesse significare il mio abbandono,

eccomi pronta al salto senza fine

per nuovi ritmi da cogliere e baciare.

Ma tumultuoso il vento trasferisce

dall’anima al reale le parole

e l’arsura del male le divora

oppure le fiacca a volte ancora mute.

Silenziose tornano nel grembo

confuse al pianto che non sa lenire

ferite aperte e mai rimarginate

in questo spazio breve che percuote.



****


Troppa luce disturba i miei pensieri



Troppa luce disturba i miei pensieri.

Amo la notte che mi rassomiglia.

La notte dei sogni ad occhi chiusi

e il corpo ammutolito dall’attesa.

La notte che scivola sul letto

e si racconta a me con la sua voce.

Ed io traduco a volte il suo dettato

facendo anche mie le sue parole

fatte di segni strani o di colori

o forse di note acute al mio sentire.

Notte che si racconta nel silenzio

e poi concede al tempo il suo respiro

a volte lieve d’ombre tratteggiate,

a volte chiuso e freddo nel dolore.

E la mia notte certo si confonde

alle migliaia di notti del pianeta

nel tempo che dilata e poi trasforma

ad ogni donna il canto del suo io.


Jolanda CatalanoLa tela di PenelopeA cura del Circolo Rhegium Julii

 

(Immagine tratta da www.asianews.it)

Dalla prefazione di Franca Gabriella Piras al libro di Salman Natur " Memoria”  – Edizioni Q – Roma

Nelle pagine di Memoria, Salman Natur raccoglie i brandelli di una realtà frantumata, i grani di un grande rosario che rinviano, con significative esclusioni, agli anni e ai giorni di un secolo che ha conosciuto, tra molte altre tragedie, la distruzione della Palestina, lo sradicamento della popolazione e la creazione di uno stato coloniale. Memoria porta in primo piano questa catastrofe e la presenta, lasciandosi guidare dal percorso della memoria e rifiutando una ricostruzione cronologica e onnicomprensiva dei fatti. La narrazione prende avvio dal presente della scrittura, anno 1999, vigilia del ventunesimo secolo, va avanti e indietro nello spazio e nel tempo, sfiora i primi e gli ultimi decenni del ‘900 e convoglia l’attenzione del lettore sul 1948, anno della nakba, la pulizia etnica della Palestina. Cento frammenti sfuggono pertanto alla distruzione e all’oblio e sono ricondotti a unità dal coro di voci che li scandisce. Voci portate sulla scena o silenziose e, comunque, presenti nei discorsi e nelle riflessioni di due palestinesi senza nome, un intellettuale di sinistra e un vecchio, deputati a rappresentare la generazione “nata sotto gli ottomani, cresciuta sotto gli inglesi e morta sotto Israele” e la generazione nata dopo la nakba, e due modi diversi di concepire la storia e la vita. Di entrambi, però, sono ricordati più volte l’età e il mezzo secolo che separa il vecchio, nato nel 1900, dal giovane, nato nel 1949, anno di nascita dell’autore di Memoria.

L’uomo, ormai cinquantenne, svegliato troppo presto dal sonno dell’infanzia, considera con costernazione la sua vita, tutta sillabata dalla guerra:

Sono nato dopo la guerra del 1948.

Ho iniziato la scuola il giorno della guerra di Suez.

Ho finito la scuola superiore durante la guerra dei Sei giorni.

Mi sono sposato durante la guerra di Ottobre.

Il mio primogenito è nato durante la guerra in Libano.

Mio padre è morto mentre infuriava la guerra del Golfo.

[…]

Il racconto di Salman Natur non si limita a sgranare i giorni e gli esiti catastrofici della guerra che segna ogni cosa, e i modi diversi di viverla. In forme esplicite o allusive di crescente intensità, racchiude l’invito pressante a non perdere la speranza del ritorno e della ricostruzione. Memoria alterna primi e secondi piani, oblitera le “questioni private”, così presenti nella letteratura della nostra Resistenza, i recenti e i vecchi conflitti all’interno delle organizzazioni politiche palestinesi, e guida il lettore tra le case cancellate o ancora in piedi, perché imprima nella memoria ciò che è accaduto all’intero paese e al più piccolo dei suoi abitanti, i nomi dei villaggi, delle famiglie, degli uccisi, quasi ripetendo passo dopo passo: “Hai dimenticato? Ricorda!”. A questo scopo sceglie di tornare all’epicentro della catastrofe e di mettere in primo piano la pulizia etnica del 1948 e gli eventi che non si possono dimenticare o mettere in discussione.

Memoria non esplicita i vari richiami ma tiene presenti le opere che hanno già raccontato la nakba:

da Ghassan Kanafani a Samira Azzam, da Giabra Ibrahim Giabra ai moderni e beffardi pesso-ottimisti che cercano di richiamare l’attenzione sulla questione palestinese e la crisi del medio Oriente con libri, mostre, opere teatrali e cinematografiche. […].

Memoria è un libro che non avremmo voluto leggere, ma che possiamo utilmente affiancare agli altri scampoli della memoria difficile del mondo. Magari, al solo scopo di non essere sbranati dalle iene che, strada facendo, potremmo incrociare sul nostro cammino:

La memoria mi tradisce e declina giorno dopo giorno.

Un giorno la perderò e sarò soltanto un corpo che vaga senza meta nelle strade affollate o nella solitudine dei sentieri pietrosi, alla ricerca di un coniglio bianco, che mi dica dove abito. Il coniglio bianco, impaurito, scapperà e io gli correrò dietro, finché incontrerò un cacciatore, un amico che ha preso la vita come viene, che ha avuto un’infanzia felice e non l’ha dimenticata.

Il cacciatore mi prenderà per mano, prenderà per mano me che combatto contro i mulini a vento, che sarò nulla, nulla assoluto. Mi porterà nella casa dove sono nato, mi restituirà alla famiglia. Poi, tornerà dai suoi, contento dell’aiuto dato a un vecchio che aveva perso la memoria:

     Se non fosse per me, lo avrebbero sbranato le iene.

Ci sbraneranno le iene, se perderemo la memoria.

Le iene ci sbraneranno.

Franca Gabriella Piras

"Due facce di un’isola"


di Eugenia Tognotti

(l’immagine è tratta dal web)


Quasi beffarde – pur nell’assenza di un qualche nesso di casualità – le ultime di cronaca di queste ore portano alla ribalta la Sardegna, o meglio due località sarde, Porto Rotondo e Sarroch, sulla costa Sud-Occidentale. La prima, perché vi si trova Villa Certosa, la residenza delle meraviglie del presidente del Consiglio,[…]; la seconda, in quanto associata all’agglomerato industriale petrolchimico della Saras, il luogo del lavoro, della fatica e del rischio, dove tre operai di una dita “esterna” – meno di mille euro al mese in busta paga – hanno perso la vita, asfissiati – forse – da un gas letale che non ha lasciato loro scampo nella cisterna che stavano bonificando.

Due spazi ecologici e antropologici che più distanti non si potrebbe immaginare. Da una parte la sontuosa villa del premier, al centro della vicenda del ricorso al Garante della privacy per una serie di immagini – pare rubate – di grandi feste simil rinascimentali con tanto di musici e schiere di ragazze all’insegna del “chi vuol esser lieto sia”. Dall’altra la raffineria – una delle maggiori d’Europa – e un paese sgomento, in lutto, Villa San Pietro, dove si sono svolti i solenni funerali delle tre vittime, presenti – come si dice – “ le massime autorità”, gli uomini delle istituzioni, i fratelli Gianmarco e Massimo Moratti, presidente e amministratore delegato della Saras. Due fatti di cronaca. Due facce di un’isola.

L’una, la Sardegna delle vacanze, dei luoghi, dei paesaggi e degli ambienti, privi d’ identità, di storia, di ethos, ridotti ad un puro e semplice fondale, cassa di risonanza di gossip e rumors, trasformati dalla fantasia godereccia di ricchi e potenti, alla ricerca dell’ultimo lembo di paradiso. L’altra la Sardegna dell’industria petrolchimica, delle spiagge verso le quali lo scirocco trasporta inquietanti chiazze oleose scaricate da qualche petroliera. Difficile da dimostrare, come sempre avviene, che si tratti delle navi che approdano nei pontili interni.

Com’è difficile da dimostrare che un’incidenza più elevata rispetto alla media regionale di patologie tumorali e respiratorie sia collegata con le emissioni del complesso Saras a Sarroch, denunciate, tra l’altro, dal film-documento sulla raffineria, intitolato “Oil, la forza devastante del petrolio, la dignità del popolo sardo” su cui pesa un ricorso per sequestro giudiziario presentato in via d’urgenza dai legali della Saras. Le preoccupazioni per i rischi alla salute delle popolazioni non sono certo nuove ed evocano tutta una serie di possibili “veleni”: l’anidride carbonica, il monossido di carbonio, il cromo con i suoi composti, le malefiche polveri sottili prodotte dalla combustione, note col nome di PM10, responsabili di patologie dell’apparato respiratorio e di quello cardio-circolatorio. Si tratta di nemici silenziosi. Che non fanno rumore come le bombe. Che non fanno scorrere sangue. Che non producono immagini d’impatto per la TV come gli attentati terroristici. Che fanno ammalare e, talora, uccidono lentamente, in silenzio, e talora lontano nel tempo e nello spazio. Quando non lo fanno all’improvviso, com’è avvenuto, l’altro giorno, nella tragedia della raffineria.

Sono tre “morti bianche”, queste, che fanno rumore nella cronaca, e che chiamano alla responsabilità e invocano dalla politica e dai politici una nuova e maggiore attenzione per questa parte di Sardegna.


Eugenia Tognotti – Commenti e Opinioni – La Nuova Sardegna del 31 maggio 2009

(l’immagine è tratta dal web)