Renzo Montagnoli
Tre poesie di un poeta, un uomo, uno scrittore che si pone domande difficili sull’esistenza, domande alle quali sa di non poter dare risposte, eppure non può fare a meno di farlo. Un poeta che non si accontenta di ciò che è superficiale, che medita sul mistero che avvolge la vita di ogni uomo, vuole cercare di capire, pur sapendo che la sua ricerca, per quanto profonda e ben condotta, non si concluderà mai con risposte definitive. E’ il percorso di un uomo che cerca di intuire, dal momento che capire non può, i perché di una vita che offre prevalentemente sofferenza e solo istanti di gioia, eppure non così crudele da non regalare, se si è capaci di coltivarla, una serenità interiore che, forse, è l’unico punto fermo dell’esistenza umana.
Il poeta si sofferma a lungo sul passare sin troppo veloce del tempo, sul valore e sul perché della presenza dell’uomo, essere piccolissimo, nell’immensità di un universo che non ha fine, cerca di spiegarsi anche la sofferenza, non la capisce ma la accetta, come accetta e rispetta profondamente una Natura che ama per la sua bellezza e la sua potenza, all’interno della quale colloca l’uomo, sapendo tuttavia quanto siano grandi i suoi limiti e quanto egli sia esposto ad ogni tempesta capace di annientarlo.
Le cattedrali del cielo
Rocce erose dal vento,
scalfite dal ghiaccio
frantumate dal tempo
resistono ancora
cattedrali del cielo
canne d’organo
suonano ogni giorno
il concerto a una natura
che sempre risorge
e mai muore.
Nell’incerta luce
che s’accompagna
al tramonto di un giorno sereno
riflessi rossi
di eternità
fra bianche strisce
tracciate dai voli della civiltà
effimere scie
che sbiadiscono
nell’azzurro che si incupisce
in un blu profondo
dove luna e stelle
irridono all’umana sapienza
e si mostrano
fra guglie di roccia
assopite in notti silenti.
L’ultimo approdo
Nuda carne riarsa dal sole
nel sonno cullato dal mare
dondola lenta la barca
ciondola inerte il capo
sogna lidi lontani
a cui mai giungerà
case amiche
a cui mai tornerà
lento il legno alla deriva
verso la linea d’orizzonte.
E nella luce del tramonto
mentre s’appresta la sera
l’anima scivola silenziosa
lenta s’invola
su chiazze purpuree
d’un mare ospitale
che porta il naufrago
all’ultimo approdo.
La montagna sacra
Lunga è l’ascesa
giorno dopo giorno
istante dopo istante.
La via è sempre salita
impervia e scoscesa
solo con me stesso
misuro i passi
mai dritti
ostacoli
che intralciano
canti di sirene
tentazioni continue
la terra che m’avvinghia
vento e pioggia
gelo e neve
la cima più alta
mai arriverò.
Ma gli squarci di luce
che s’aprono in me
sono il premio
della fatica di conoscer la vita
di sapere chi sono
di vedere la cima
della sacra montagna.
(I tre testi poetici sono tratti dal bel libro “Il cerchio infinito”, di Renzo Montagnoli, Edizioni Il Foglio 2008)