
(foto da web)
Il tuo viso è vicino al suo,
io mormoro il tuo nome,
cerco nella sua mente
il frammento di un ricordo.
Le parlo piano,
gli occhi brillano
per un istante meno vaghi.
La tua emozione, la mia,
forse la sua.
Un momento di luce,
un ritorno fugace per lei
di anni lontani nel tempo,
nella memoria.
(Un ordinato groviglio, Il Filo 2008)
(foto da web)
Il vecchio si alzò dalla panchina, appoggiandosi al bastone, e quasi incespicò contro la radice di un albero che aveva deciso da tempo di avventurarsi nel vialetto. Tirò un moccolo, si pulì la scarpa sul bordo dei pantaloni e nel far questo notò qualche cosa che avanzava a fatica sul terreno riarso dalla lunga siccità.
Si chinò per guardar meglio e vide un verme che cercava disperatamente un po’ di refrigerio. Ormai era pressoché disidratato e si trascinava penosamente verso una pozza d’acqua lasciata dall’irrigazione mattutina.
Il vecchio storse il labbro, alzò il piede e lo abbassò di colpo sul verme; pressò bene fino a quando lo ridusse a una poltiglia incolore.
– Non è che un verme – disse, allontanandosi.
Non fece in tempo a fare una decina di metri che due giovinastri, in cerca di rapidi guadagni, gli si pararono dinnanzi e gli cacciarono un coltello sotto la gola.
– Fuori i soldi, nonno!
Tutto tremante non riuscì nemmeno a trovare il portafoglio e allora i due gli diedero uno spintone, gli misero le mani addosso, trovarono la tasca dei pantaloni con il poco denaro che aveva, glielo strapparono e prima di andarsene lo tempestarono di calci e di pugni.
– Sei un verme! Uno che in tasca ha solo 10 euro non è un uomo, ma un verme – gli urlarono allontanandosi.
Era già mezzogiorno, ora canonica del pasto, e con il magro bottino decisero di tentare un altro colpo al chiosco dei giardini.
Lì però non trovarono un vecchio, ma un gestore di mezza età e un giovane ben piantato, che riservarono loro un’accoglienza del tutto speciale.
Picchiati, sbeffeggiati, pesti e con i vestiti a brandelli riuscirono a fatica ad allontanarsi, fra le invettive che tormentarono le orecchie già tumefatte.
– Rientrate nelle tane, non siete che dei vermi.
Sistemati i rapinatori, i due decisero di consumare il pasto e si sedettero a un tavolo all’aperto. Pasta precotta, insalatina, salume, birra, insomma niente di particolare, ma un’attrazione irresistibile per chi ha la fame come indissolubile compagna.
Era venuto dall’Africa per trovare un mondo migliore, aveva lasciato la sua casa, i suoi affetti per sperare di separarsi da quella presenza ingombrante che gli occupava uno stomaco fin troppo vuoto, ma trovò che la realtà era diversa e ora si vedeva costretto a mendicare solo per sopravvivere.
Si fece avanti, deglutendo e con la punta della lingua sulle labbra; non disse nulla, ma si mise a fissare i due che si ingozzavano.
– Ne vuoi un po’? – chiese il più giovane.
Annuì con il capo.
Quello si alzò con il panino in bocca, gli si avvicinò e mandò giù tutto in un sol boccone; indi, emise un rutto lancinante, seguito da un significativo “Tiè!”.
Rimase fermo, ma sentiva il sangue che saliva al cervello e quando il giovane gli propose nuovamente di mangiare, alla sua frase – Lecca i piatti, che un po’ di briciole ci sono – reagì in modo incontrollato. Sollevò una sedia e la precipitò una, due, tre volte sulla testa dell’uomo, poi si girò a cercar l’altro, ma questi già correva via come una lepre.
Guardò la sua vittima, esanime, il cranio fracassato, il sangue che già attirava le mosche; si sentì mancare e si trascinò fino al bagno, raggiunse il lavandino, mise la testa sotto l’acqua, poi si guardò nello specchio: un volto tirato, gli occhi spiritati, i capelli grondanti.
Si mise una mano sugli occhi e si disse:Che ho fatto, che ho fatto mai? Sono un verme, nient’altro che un verme.
Quando venne la polizia, si lasciò ammanettare senza opporre resistenza.
Fu portato al carcere e gettato in una cella sudicia.
Inebetito, osservò quello squallore, peggio della sua casa in Africa.
Sul pavimento lurido correvano ragni e scarafaggi, ma in un angolo, vicino alla latrina, su quella che una volta doveva essere una mattonella bianca, scivolava un verme.
(vacanze-in-sardegna.com)
Siedo sulla sabbia
a pochi passi dal mare,
intravedo una torre lontano
e all’orizzonte, nitido, il faro.
Il sole, incostante,
viene e va,
alcuni gabbiani volano bassi,
le onde si allungano sulla spiaggia
chiacchierando piano.
Poi, improvviso uno squillo,
una breve telefonata,
una notizia non voluta
tenuta lontana dalla mente
lungo il corso dei giorni,
mai accettata.
Sul mare appena mosso
il sole tramonta:
ignora ancora
quanto male l’uomo
possa fare.
P.M.C.