Dalle
"Lettere"
1942 – 1943
Adelphi Edizioni
Nata nel 1914 a Middelburg da una famiglia della borghesia intellettuale ebraica, Etty Hillesum morì ad Auschwitz nel novembre del 1943. Il suo Diario (Adelphi, 1985), fortunosamente scampato allo sterminio della famiglia ( ad Auschwitz persero la vita anche i genitori e il fratello Mischa) e poi passato di mano in mano, apparve finalmente nel 1981 presso l’editore De Haan, riscuotendo un immenso successo, paragonabile a quello che accolse il Diario di Anna Frank. Le Lettere sono state pubblicate in una prima edizione parziale in Olanda nel 1982.
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Martedì pomeriggio, le due
Anche oggi il mio cuore è morto più volte, ma ogni volta ha ripreso a vivere. Io dico addio di minuto in minuto e mi libero da ogni esteriorità. Recido le funi che mi tengono ancora legata, imbarco tutto quel che mi serve per intraprendere il viaggio. Ora sono seduta sulla sponda di un canale silenzioso, le gambe penzolanti dal muro di pietra, e mi chiedo se il mio cuore non diventerà così sfinito e consunto da non poter più volare liberamente come un uccello.*
*Nota non datata, scritta probabilmente a Amsterdam nel luglio del 1942.
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A Osias Kormann
28 settembre[1942]
Amsterdam, lunedì sera
Come si dev’essere rallegrata la mia macchina da scrivere trascurata da tanto tempo, perché ha potuto di nuovo battere qualcosa di bello!
Pensare che da qualche parte in Olanda esiste una brughiera con un piccolo villaggio di baracche di legno, dove vive un uomo chiamato Osias Kormann che ha occhi buoni dietro le lenti degli occhiali, e che scrive:
“Sei davvero una persona creativa, hai saputo creare della vita intorno a me” – quanto mi ha toccata!
Sono grata al mio stomaco, che tu “conosci a memoria”, per avermi trattenuta qui alcune settimane, sarò una persona più calma e consapevole al mio ritorno. Se è vero che le deportazioni sono state sospese, e che quindi saremo in tanti a passare l’inverno laggiù, ci toccherà un grande compito morale, non credi? Condivideremo onestamente il freddo e il buio e la minestra di piselli e il filo spinato, e poi sapremo anche sopportare insieme ogni cosa. Ma “sopportare” è un’arte che dev’essere imparata, gli olandesi non ne sono ancora tanto capaci.
E poi c’è l’animosità tra ebrei tedeschi e olandesi, a cui ci si deve opporre in ogni modo. Accadranno molte cose strane e immagino che ogni tanto avremo delle belle storie da raccontarci. Credo che diventerà una situazione molto difficile, eppure vorrei esserci. Sai, io ho tanto amore in me stessa, per tedeschi e olandesi, per ebrei e non-ebrei, per tutta l’umanità, dovrebbe pur essere lecito cederne una parte.
[…].
Quando dal mondo saranno spariti i fili spinati verrai a vedere la mia camera, è così bella e tranquilla. Io trascorro delle mezze nottate alla mia scrivania, a leggere e a scrivere vicino alla mia piccola lampada. Ho qui circa 1500 pagine di diario dell’anno scorso e ora me le rileggo. Che ricca vita mi viene incontro da ogni pagina! E pensare che è stata la mia vita! E che lo è tuttora. In fondo, tu non sai ancora molto di me, né io di te. “Fatti”, voglio dire. Ma non sono i fatti che contano nella vita, conta solo ciò che grazie ai fatti si diventa. Quindi sappiamo pur qualcosetta l’uno dell’altro, vero?
Che aggiungere? Non molto. Sono le nove di sera. Forse questa volta andrò davvero a dormire presto, ogni tanto è necessario ma faccio sempre una fatica terribile a staccarmi da questa scrivania. Ho saputo che i miei libri sono da te, mi fa piacere.
[…].
Tanto per non raccontarti solo della mia scrivania: ogni giorno passo due ore dal dentista, nei miei denti bucati scompare ciò che resta del capitale familiare e così ritornerò ben restaurata da voi, non “solo” nello spirito.
Per ora basta, mio caro, e alla prossima volta, per lettera o a voce. Salutami soprattutto Rosenberg a cui mi capita di pensare spesso.
E tanti auguri!
Etty
Oh sì, volevo ancora chiederti questo: quando e dove hai perso quel pezzetto del tuo povero indice destro? E ti ha fatto tanto male?
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A Osias Kormann
[Amsterdam] 4 novembre 1942
Mercoledì pomeriggio
Kormann, mio Kormann, qui abbiamo già un tempo così piovoso e freddo, chissà come state voi, con il poco cibo e le scarse coperte. Oggi il mio cuore è così, così triste pensando a voi. Ma chissà, forse voi non c’entrate affatto, e sono piuttosto io a essere un po’ depressa e impaziente perché la tiro tanto per le lunghe. E allora come stai, mio caro? Hai già traslocato e hai avuto molte seccature per questo?
Durante una delle nostre passeggiate attorno al campo giallo di lupini abbiamo parlato di desideri e del loro adempimento. Te ne ricordi ancora? In una lettera del mio poeta Rainer Maria Rilke c’è un passo splendido su questo tema.
Forse il tuo collega Haussmann ribadirebbe amaramente: ”Non è tempo di poeti e di filosofi”. Io non so se abbia ragione, in ogni caso ti trascrivo quelle poche frasi, forse ti faranno piacere in un momento di calma (se mai ti succede di averne):
“ Mi accade sovente di domandarmi se esista un vero rapporto fra adempimento e desideri. Certo, fintanto che il desiderio è debole, esso è simile a una metà che per diventare autonoma ha bisogno del proprio adempimento come di un’altra metà. Ma i desideri possono germinare in modo così meraviglioso da diventare un tutto, pieno e intero, che non si lascia più completare e ormai si accresce, si forma e si riempie solo dall’interno. A volte si potrebbe credere che alla radice di una vita grande e intensa ci sia proprio stato un coinvolgimento in desideri eccessivi che come una molla interiore hanno riversato nella vita azione su azione, effetto su effetto; e quasi non rammentando il proprio fine originario, diventati ormai elementari come un’impetuosa cascata, si sono trasformati in azione e cordialità, in presenza e immediatezza, in lieto coraggio, a seconda degli eventi e delle circostanze che li avevano provocati”.
Questo è quanto, per oggi. Salutami per favore il Dr. Petzal per cui provo tanta simpatia.
Rivedo spesso il suo viso, segretamente malinconico sotto una maschera ironica. Non credo che avrà la vita facile nella sua casupola sovraffollata.
Ahimè, forse la vita non sarà facile per nessuno di voi…
Vorrei tanto ritornare presto per sapere come ve la cavate.
Io credo che dalla vita si possa ricavare qualcosa di positivo in tutte le circostanze, ma che si abbia il diritto di affermarlo solo se personalmente non si sfugge alle circostanze peggiori. Spesso penso che dovremmo caricarci il nostro zaino sulle spalle e salire su un treno di deportati.
La prossima volta altra musica. Arrivederci, mio caro.
Etty
A Maria Tuinzing
[Westerbork, metà giugno 1943]
Marietke, scriverai presto a Etty come stai? Sei allegra, sei triste, corri di qua e di là, stai tranquillamente a casa?E che dice Ernst, che dice Amsterdam, e papà Han che fa, e Kathe va a letto presto? Io cammino nel fango tra le baracche di legno, e allo stesso tempo cammino per i corridoi di quella che da sei anni è la mia casa; ora sono seduta a un tavolino disordinato in un piccolo ambiente rumoroso, ma sono anche seduta alla mia cara, disordinata scrivania. Molte persone mi dicono: ”Non vogliamo ricordare niente della vita di prima, altrimenti non saremmo in grado di vivere qui”. Mentre io posso vivere così bene qui proprio perché ricordo perfettamente ogni cosa di “prima” (per me non è neppure un “prima”), e intanto la mia vita continua.
Di pomeriggio
La mia anima è in pace, Maria, oggi mi sono state assegnate quattro baracche di malati, una grande e tre piccole; lì devo controllare se qualcuno ha bisogno che gli siano spediti viveri o bagagli da fuori. La cosa più bella è che ora ho libero accesso a quasi tutto il complesso dell’ospedale, e a quasi tutte le ore del giorno.
Più tardi
Prendi queste poche parole come vengono, mia piccola Maria, qui non si riesce a scriver molto, le lettere che ti mando nei miei pensieri sono ben più lunghe di questa.
Io sto bene e sono contenta, in fondo vivo qui proprio come a Amsterdam, a volte non mi accorgo neppure di essere in un campo – è ben strano che io sia così. E voi tutti mi siete tanto vicini che non mi mancate neppure. Jopie è un caro compagno. Di sera assistiamo al tramonto del sole, che si tuffa nei lupini violetti dietro al filo spinato. E probabilmente ritornerò ancora con la prossima licenza. Scrivi presto. Ciao!
Etty Hillesum
(foto da web)