(foto da web)
Non è la prima volta che accolgo in questo nido la mia amica Jole, eppure ogni volta è un piacere e una gioia, una novità, perché trovo sempre nei suoi versi qualcosa che non conoscevo, che mi era sfuggito, che non avevo capito appieno.
Iolanda si fa conoscere, dona generosamente il suo mondo interiore, la sua autenticità, ma nello stesso tempo sembra inconsapevolmente ritrarsi.
E forse sta in questa non voluta ritrosia la bellezza, il mistero, la forza delle sue poesie.
Io laceravo
Io laceravo l'anima a brandelli
e rivestivo il corpo di mimose,
oltre il tempo carpivo gli entusiasmi
per ricomporre in fretta le ferite.
Ma questo avvicendarsi di momenti,
quest'alternanza d' ombre in controluce,
potrà ricondurre mai lo spirito
all'innocenza lieve della pace?
Radici
La voglio cantare
la storia del Sud,
del sole che frusta
le croste annerite
di vecchie ferite
intrise di pianto.
E mio nonno danzava
all'ombra di un mandorlo
e la vigna spandeva
sapore di mosto
nel tacito autunno
che sbiadiva l'estate.
E ancora la sento,
oscillare nel tempo,
la forza ostinata
di chi nulla ormai teme,
di chi tutto ha già visto
e le zolle indurite
rimpiangono braccia
di uomini veri,
testardi macigni
di generazioni.
Ma nel vento si perdono
granelli di polvere
e miserabili, oggi,
le labbra si bagnano
di vino e di sangue
in unica coppa.
E questo sole che secca
le fragili attese,
mi chiedo se un giorno
potrà mai ferire
gli strabici occhi
di chi forte si crede
a calpestare radici
della sua provenienza.
Questa sera
Questa sera non ho voglia di ascoltarmi.
Il vento spazza via i pensieri stanchi
e ciò che resta è polvere di sale,
residui sottomessi alla ragione,
pulviscolo di cenci appesi a un filo
sotto il chiarore incerto di una stella
che scivola e si perde in fondo al mare.
Questa sera che il tempo non raccoglie
tra i ritmi deturpati dall'attesa
già nasce e muore presto come fiore,
come fiammella al vento si dispera.
E il vento non ha cuore questa notte
se già scompiglia a vuoto i miei pensieri,
se già mi perdo ancora nel mio dire
e artigli di carta si fingono le mani.
Questa sera non ho voglia di ascoltare
parole andate che l'eco porta via
tra le incertezze brevi del vissuto
e questo assurdo tedio che mi assale.
Prima che il tempo
Prima che il tempo
mi si stringa addosso
e si disperdano nel vuoto
le illusioni
vorrei dirti che questa vita
ha pure un senso
se l'albero si spoglia
e poi si adombra
e ancora rifiorisce
a Primavera.
“Carpe Diem!”
ma già volano i minuti
oltre l'abisso fitto che percuote
brandelli d'esistenza
al volgere dei giorni
ed è scritta la nostra pagina
sul libro del futuro
impressa già da secoli
la nostra breve impronta.
Era poesia
Era Poesia la cantilena che stanotte
componevo sui fogli della memoria.
Fluiva dolce, senza scomporsi,
come dettata da una voce arcana.
Ma l'ho smarrita nel caos dei pensieri,
nel quotidiano puntuale dell'attesa.
Disincantata trema ora la voce
e il foglio tace e vergine riposa.
Ed ora mi ritorna solo l'eco,
la melodia dolce e vellutata
che dal profondo saliva e si perdeva
nel canto di una notte reinventata.
Silenzio
Ciò che di te rammento
è silenzio.
Silenzio d'emozioni castigate
nella fitta ragnatela
delle tue fobie.
Silenzio che frugava le pupille
e mi zittiva in bocca
la parola.
Hai fatto del silenzio
il tuo linguaggio
e t'ho seguito,
io, bramosa di fonemi,
nella speranza assurda
di un accordo,
di un “la” o di un “si”
che non hai mai intonato.
E proprio quando ormai tu mi perdevi,
nel tuo silenzio
folle di riserve,
– Non andare – dicesti – e fu preghiera
o forse fu il vento dolce della notte
a rimandare l'eco del mio pianto
mentre svanivo dietro a un desiderio.
(Jolanda Catalano – Alternanze – Calabria Letteraria Editrice)