Foto da web
Da diversi giorni ormai, sui giornali, alla televisione, su Internet, si parla di Vittorio Arrigoni.
Lo conoscevano in molti ma ora lo conoscono quasi tutti, ed è giusto che sia così.
Ragazzi come lui, perché quasi di un ragazzo si trattava, non ce ne sono tanti. Vittorio aveva fatto una scelta radicale, difficile, e l’ha rispettata fino in fondo con convinzione e coerenza.
Non tutti concordavano con le sue idee, aveva diversi oppositori, ma tanti la pensavano come lui e lo sostenevano.
Non stava dalla parte di un Movimento, ma dalla parte di un popolo che soffriva e soffre, che non conosce tregua, stava dalla parte della pace, dei più deboli, quelli per i quali la vita è ancora più difficile.
Vittorio conosceva i contadini e i pescatori della Striscia di Gaza, divideva spesso con loro le sue giornate, forse la stessa speranza che qualcosa potesse cambiare.
Il suo blog era conosciuto, lo erano i suoi scritti, gli articoli, le cronache che inviava, così dense di umanità e condivisione.
Ecco, l’umanità, una dote così poco coltivata, così rinnegata di questi tempi, quasi qualcosa di cui vergognarsi, per la quale provare una sorta di imbarazzo, a tal punto che spesso, con accezione negativa, viene chiamato “buonismo”.
Vittorio di umanità ne possedeva tanta, da vendere, anzi da donare, se fosse stato possibile.
Era un ragazzo coraggioso e quel grande coraggio gli veniva dalla convinzione di essere nel giusto, di combattere pacificamente per una giusta causa.
Non dimenticheremo la sua frase ormai celebre, quella con la quale chiudeva sul blog ogni suo intervento. “Restiamo umani”, ripeteva.
“Restiamo umani”, impareremo a ripetere anche noi.