
(foto da web)
Scendo nel parco come tutte le mattine, la giornata è discreta, il cielo non proprio limpido ma con ampi spazi azzurri.
Freccia, come sempre, scatta in avanti, soprattutto all’inizio, poi procede a testa bassa frugando tra l’erba e i cespugli, è un vero segugio.
Le siepi sono bagnate e sul manto del mio cane brillano numerose le gocce di rugiada. Una scrollata ogni tanto e via. Fatico a stargli dietro, sento il guinzaglio scappare dalle mani.
“Prima o poi si spezza” penso.
Attraversiamo il giardino, passiamo in alcuni vicoli che portano in un’altra piccola piazza alberata. Ovunque Freccia lascia qualcosa di sé.
Incontriamo Gino. Già da qualche giorno mi aspetta per scambiare qualche chiacchiera. Si siede sulla solita panchina, quella più vicina alla sua casa, e mentre passo cerca di trattenermi con i suoi discorsi un po’ sconnessi.
E’ una persona buona che conosce la sofferenza. E’ stato a lungo in ospedale, ora, ormai da qualche anno, vive con la sua famiglia in una casa circondata da un giardino
.
Ha alcuni amici con i quali si intrattiene a chiacchierare, ma spesso è solo e parla volentieri con chi ha la voglia e il tempo di scambiare con lui qualche parola.
“Oggi la giornata è migliore”, mi dice.
“Sì” rispondo, “è una bella giornata”.
“No, non è bella, però migliore di quella di ieri”.
Guardo il cielo. E’ vero, ci sono molte nuvole.
“Ha ragione” dico, “ma non lamentiamoci!”.
Freccia intanto tira il guinzaglio, non ha molta voglia di fermarsi. Lo tengo con più decisione.
In quel momento si avvicina un signore che va verso la sua auto parcheggiata, forse si reca al lavoro.
Gino si rivolge a lui: “Antonio, oggi è il ventisette, giorno di paga anche per te?”
Antonio lo guarda paziente e gli sorride, poi si rivolge al mio cane: “Ciao”, e gli fa una carezza.
“Lo conosce?” dico io.
“Come no”, mi risponde Antonio, “lo incontro spesso con suo marito!”.
Si mette alla guida e va via. Si intuisce che è di fretta.
Io penso di avviarmi verso casa, ma Gino mi trattiene ancora.
“Oggi ritiro la pensione”, mi dice.
“Bene, allora per lei sarà una bella giornata!”
“Eh, li uso tutti quei soldi, ci sono tante cose da comprare! Prima si aveva poco e non si facevano molte spese, ora ci sono le comodità e le comodità costano. I soldi mi bastano solo fino alla fine del mese.”.
Lo guardo. So che vive grazie alla sua pensione di invalidità, certamente non ci sono in famiglia soldi da sprecare.
Lo osservo con maggiore attenzione, vedo che oggi è più trascurato del solito, ha indossato frettolosamente dei calzini vecchi e delle scarpe altrettanto consumate.
Capisco che vorrebbe ancora chiacchierare, la giornata per lui sarà lunga da riempire, ma non per me che devo correre sempre.
Mentre lo saluto e vado via rifletto su ciò che ha detto, mi ricordo che oggi non è affatto il ventisette e non è giorno di pensione né di stipendio per nessuno.
Ma nella mente un po’ confusa di Gino non è poi così difficile confondere il sette col ventisette del mese.