Archivio | novembre 2012

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 foto da web

Mi capita, talvolta, di fermarmi

davanti al portone di una chiesa,

e di entrare

ma non per la funzione religiosa.

 

Mi piace e mi fa bene

l’ampiezza pura delle arcate,

il silenzio, tra le colonne,

di una solitudine cercata.

 

Guardarmi intorno

e amare quel vuoto,

le assenze, la presenza di qualcosa

di indecifrabile, che pure c’è.

 

Non amo in quei momenti

gli ornamenti, le cose appariscenti

ma semplici banchi,

statue ridotte all’essenziale,

l’invito alla riflessione.

 

La spiritualità evita la ricchezza,

si cammina dentro, nel silenzio,

spesso con sofferenza,

distanti dallo sguardo altrui.

 

P.M.C.

 

 

Lungo la strada

foto da web

 

Te ne stai col capo chino
decisa a proteggere
la tua dignità.

I capelli rossi ti riparano il viso,
un buffo cappello colorato
copre la tua nuca.

Seduta per la strada
con le gambe incrociate
incroci anche le mani
in silenziosa preghiera.

Accanto a te un panno steso
e il sonno del tuo cane
avvolto su se stesso,
difeso contro il freddo che fa male.

Una ciotola d’acqua,
un’altra per il pane
che tante volte con lui dividerai.

Una busta, una bottiglia,
un pezzo di cartone
è ciò che tu possiedi.

Chissà cosa c’è scritto
in quella lingua straniera!

Ma si fa presto, credo,
ad intuirne il pensiero,
perché la povertà
è sempre universale.

Quattro anni ancora

 

foto da web

 

Anche questa volta Obama ce l’ha fatta. E non era poi così scontato, anzi, non lo era per niente.

Una crisi fortissima che da tempo ha investito l’America, e non soltanto sotto il profilo economico, un’opposizione su tutti i fronti da parte dei repubblicani, ma anche di una parte dei democratici, non sempre solidali con il Presidente. E’ emerso infatti che non sono solo mali italiani il dissidio e le differenze all’interno di uno schieramento politico.

Così Obama ha dovuto fronteggiare l’agguerrito e conservatore sfidante repubblicano, e anche le opposizioni interne.

Eppure ce l’ha fatta. Si temeva che gli stati da sempre in mano alla grande finanza potessero decretare la sua sconfitta, invece è stato votato con un certo successo anche lì, perché l’America è riuscita a guardare più lontano rispetto a Romney e ai suoi ricchi sostenitori.

Sarebbe stato un notevole passo indietro dimenticare in fretta, per quanto imperfette, le difficili conquiste fatte da Obama. Conquiste non ancora messe in atto ma che vedranno la luce nel prossimo futuro.

La riforma sanitaria, per esempio, estesa ad una parte considerevole di cittadini americani. Certo, una riforma a metà, altro Obama non ha potuto ottenere, almeno per ora, ma è pur sempre qualcosa di buono che gli va riconosciuto. E poi i paletti che ha cercato di mettere alle lobby, alle caste diremmo qui in Italia, allo strapotere dei più ricchi, quelli che hanno sostenuto Romney fino alla fine, investendo su di lui montagne di denaro buttate al vento.

E’ tipico infatti delle classi più agiate tutelare i propri privilegi e disinteressarsi dei meno abbienti, uno stato solidale è ben lontano dall’esistere, in America come da noi.

Eppure Obama, sia pure con i limiti evidenziati in questi quattro anni, nonostante le troppe promesse mancate, ha cercato comunque di fare alcune buone cose. Forse, inizialmente, le aspettative nei suoi confronti sono state esagerate, sia in America che fuori, tutti, anche noi, sulla scia dell’entusiasmo diffusosi in seguito alla sua  prima elezione, ci aspettavamo altro, ma da soli non si possono fare miracoli, nonostante l’impegno profuso, la passione e le idee progressiste, considerando anche la pesantissima eredità lasciata da Bush. Lo stesso Obama, d’altra parte, ha riconosciuto alcuni errori, e non tutti riescono in questi casi ad avere un atteggiamento più umile.

Se oggi avesse vinto Romney sarebbe stato davvero il ritorno ad un passato già conosciuto, con i ricchi sempre più privilegiati e i poveri sempre più penalizzati. Per non parlare dei passi indietro riguardo ai diritti civili, il rispetto delle minoranze, la lotta al razzismo, in tutte le sue forme.

Non voglio dire con questo che la situazione sarà in breve tempo idilliaca, ma c’è almeno la speranza di un possibile graduale cambiamento.

Per fortuna, il popolo americano, eterogeneo e multietnico, ha fatto una scelta diversa. Certo non saranno per Obama quattro anni facili, non percorrerà strade agevoli, cercherà però, io credo, di migliorare le proposte già fatte, di tener fede alle sue promesse.

L’alternativa sarebbe stata devastante per un’America che di problemi da risolvere ne ha veramente tanti.

Buon lavoro dunque a Obama, e buone nuove per chi ha creduto in lui per la seconda volta.

Nel silenzio dei viali

(foto da web)

Giorni di malinconia questi, giorni in cui, nostro malgrado, dobbiamo fare i conti col pensiero della morte, con la realtà della morte, mi viene da dire.

Sono momenti in cui si cerca di allontanare il più possibile l’indiscreto chiasso del vivere quotidiano per lasciare spazio al silenzio, alla riflessione, forse alla preghiera.

Quando l’animo è pronto e predisposto all’ascolto arriva il momento di andare a trovare le persone care che non sono più al nostro fianco, con le quali non dividiamo più le fatiche e le piccole gioie della vita.

Percorreremo allora i lunghi viali dei cimiteri, andremo in luoghi diversi, magari lontani e anche molto lontani l’uno dall’altro, ci accosteremo alle tombe e alle fotografie lasciando un segno del nostro passaggio, e cercheremo nel profondo del nostro cuore un contatto con chi abbiamo amato.

Saranno genitori, fratelli, zii e nonni, saranno anche amici partiti troppo in fretta. Per tutti loro avremo un pensiero, un dolce ricordo, un forte rimpianto.

Certo, la malinconia sarà al nostro fianco, difficile in quei momenti non sentirsi privati della presenza di chi abbiamo amato molto, ma ci aiuterà la consapevolezza che nel ricordo, nel sentire ancora in noi quell’affetto che non può venire meno, sta il proseguimento del dialogo, quel filo in apparenza tenue, quasi inconsistente ma tenace e robusto, che lega noi viventi a chi purtroppo con noi non è più.