Martedì era una splendida giornata, una di quelle che non si vedevano da settimane, è stato facile decidere di andare a fare una passeggiata vicino al mare, destinazione: San Giovanni del Sinis.
Un luogo visitato innumerevoli volte, e ogni volta la gradita sorpresa di qualcosa di nuovo.
Quando siamo arrivati il mare era un po’ mosso, le onde sbattevano con prepotenza sulla spiaggia, coprendo talvolta completamente gli scogli che in diversi punti affiorano dalla sabbia. Molti sono corrosi e si intravedono degli anfratti dove l’acqua scorre o si raccoglie in pozze.
Il cielo era pulito, anche se non del tutto sgombro di piccole nuvole disposte quasi con geometrica regolarità.
Un cielo primaverile, bizzarro, come quelli che marzo spesso ci regala.
Sulla lunga spiaggia, che porta fino alla torre costiera e al Capo San Marco, ho visto di tutto, regali delle mareggiate dei giorni scorsi: conchiglie di ogni genere, piccole e grandi, di colori diversi, pezzi di legno modellati dall’acqua, alcuni dalle forme più insolite, a guardar bene vi si poteva intravedere la sagoma di diversi animali. Sarà lo sguardo ritornato bambino, quando da piccoli si era certi di riconoscere nelle nuvole le medesime forme?
Vi erano interi rami, scheletri anneriti di alberi arrivati lì chissà da dove. Spugne e ciottoli, persino un retino rosa, nuovissimo, dimenticato da qualcuno andato via di fretta, che rimarrà sconosciuto.
E purtroppo anche numerosi oggetti in plastica o in metallo, residui della nostra inciviltà e del nostro maldestro passaggio.
Eravamo in compagnia di carissimi amici appassionati di archeologia, ci hanno detto che poco tempo fa, proprio in seguito alle forti mareggiate l’acqua ha portato alla luce le rovine di un edificio di epoca romana, e forse era possibile vedere qualcosa. Così, quando siamo arrivati nella zona indicata, abbiamo potuto vedere alcuni pezzi molto interessanti: sezioni di muri, grossi massi perfettamente squadrati e tre o quattro pezzi che molto probabilmente erano resti di tombe.
Vi erano diversi pescatori, in quel tratto di spiaggia, con lunghe reti e utensili di ogni genere, ci guardavano incuriositi. Ci siamo avvicinati ad uno di loro per avere qualche informazione, siamo stati fortunati perché in qualche modo ha soddisfatto la nostra curiosità.
Ci ha detto che poco tempo fa è arrivato un gruppo di esperti, tra cui un archeologo, ha esaminato i vari reperti e sembra che abbia fatto riferimento alla presenza di un acquedotto romano. Naturalmente sarà tutto da valutare e approfondire.
L’unica certezza, purtroppo, è che difficilmente si potrà salvare qualcosa, perché le frequenti mareggiate in quel tratto di costa, così come hanno portato alla luce questo importante “pezzo” del nostro passato, allo stesso modo se lo riprenderanno.
Tharros, l’antica città punico-romana, che si trova poco distante ma sul lato opposto della piccola penisola del Sinis, in un tratto costiero molto più riparato, ha avuto miglior fortuna proprio per la sua posizione privilegiata, ed è meta di visite continue da parte di turisti ma anche di studiosi.