Archivio | aprile 2013

Cronaca per un’alba, di Franca Canapini.

Un inno alla primavera, alla ripresa, al rinnovamento. Questo leggo e trovo nel bel testo poetico di Franca Canapini. 

Le ore che scorrono e la natura intorno a noi che si modifica. Appena distante, lo sguardo dell’autrice che pacatamente osserva i cambiamenti, li fa propri, li attraversa, quasi traducendo il tutto in una rinascita individuale.

 Un canto positivo, di speranza, un canto universale.

foto da web

 

ore 3

Tramontata la lunicina di brillante, s’addensano le stelle;
luce pulsante
nell’assoluto silenzio della notte.

ore 4

Un suono, un fischio, un canto di lontano traccia nell’aria immota
un richiamo, come una scia di vita,
penetra le fronde dei cipressi. Sorge una corale di risposta.

ore 5

È tutto un lavorio di gole pronte; è tutto un concerto di fremiti
spasimanti il primo volo.

ore 6

Sbiadiscono le stelle; scompaiono allo sguardo dell’aurora.
Spasmodico il canto s’infervora; ossessivo, invade tutta l’aria.

ore 6 e 30

L’oro, infine,
sulla fioritura bianca del viburno.
Ovunque, ovunque, si accendono i colori;
ovunque, ovunque, il canto si libera nel volo.

Davanti al camino

foto da web

Se ne sta lì
davanti al suo camino
intenta ad osservare le fiamme
che lambiscono il muro.

Addossata ai cuscini
riassetta con puntiglio
la coperta sulle sue ginocchia.

Parla piano
raccontando a me
le sue storie lontane,
così presenti
nella sua mente anziana.

Poi sui ricordi
la stanchezza prevale:
faticoso è il narrare.

Un gesto della mano,
le palpebre si chiudono.
“Un’altra volta”, mi dice,
“ora, riposo un poco”.

P.M.C.

La casa-museo dello scultore Pinuccio Sciola

foto da web

C’è una località vicino a Cagliari, San Sperate, un piccolo centro di circa 8000 abitanti che a prima vista sembra non avere niente di particolare, eppure questo paese poco conosciuto è davvero speciale.

A San Sperate è nato, vive e lavora, quando è in Sardegna, l’artista Pinuccio Sciola.

E’ uno scultore dalle caratteristiche insolite, lavora la pietra e le dà voce, armonia, ritmo, traendone delle delicatissime incredibili melodie.

Sono stata questo primo aprile nella sua casa, nel suo cortile-laboratorio, che è aperto al pubblico. Non pensavo di incontrarlo, invece è stato lui ad accoglierci, a mostrarci le sue sculture, a “chiedere” alle sue pietre di “suonare”.

C’è di tutto nel suo laboratorio: opere concluse, altre avviate, materiali di ogni genere, e quel giorno, dall’alto di uno scaffale, uno splendido gatto “biondo” ci guardava sornione.

C’è anche un esteso aranceto a San Sperate, appartiene a Sciola, ci ha chiesto se volevamo visitarlo, ospita infatti un vero e proprio museo all’aperto.

“Vi accompagnerei”, ci ha detto, “ma ho degli ospiti”. Li abbiamo visti infatti seduti in un altro  studio.

Seguendo le sue indicazioni abbiamo comunque raggiunto l’aranceto senza difficoltà.

E’ stato stupefacente vedere quella distesa di pietre scolpite, bianche, nere, di diverse forme e dimensioni. Qualcosa di straordinario che riempie lo sguardo di incredulità e bellezza.

Pioveva quel giorno successivo alla Pasqua, c’era una notevole umidità, eppure è stato difficile andare via, lasciarci alle spalle quel mondo.

Ma c’è ancora qualcosa da raccontare di San Sperate, perché l’intero paese è un tutt’uno con Pinuccio Sciola, un legame strettissimo infatti li unisce.

Quando se ne percorrono le vie ci si sofferma ogni pochi passi: sculture in ferro, grandi fotografie, specchi e dipinti sui muri delle case, questi ultimi chiamati “murales”, tutte opere di artisti contemporanei, un percorso caldamente sostenuto da Sciola.

E’ stato in seguito a questa visita che è nato il testo seguente.

Lo scultore

Ci accoglie
col suo sguardo magnetico
l’artista, nel suo ampio cortile.
Ripiani di scaffali
colmi di sculture,
pietre di ogni spessore
forma e colore,
alcune, in verticale,
sembrano sfiorare il cielo.

Ci guida. Sopra un tavolo
la pietra bianca
attende con pazienza
l’ingegno del suo autore
per emettere i suoni.

L’artista va, l’accarezza
e la pietra, al contatto,
sprigiona melodie.

Né pianoforte, violino
o chitarra,
soltanto doni della Madre Terra
modellati da sapienti mani.

Pietra che parla, che canta,
che suona,
pietra che dialoga, racconta
e stupisce.

Pietra ed artista,
figli di questa terra.

P.M.C.