Archivio | giugno 2014

Ricordando Alda Merini

Mettendo in ordine diversi testi scritti qualche tempo fa, ne ho trovato alcuni che non ricordavo proprio, tra questi uno dedicato ad Alda Merini, scritto subito dopo la sua morte.
Desidero riproporlo oggi, così, semplicemente, per ricordarla, per ricordare con affetto una grande poetessa, ma anche una donna che da una sofferenza profonda ha saputo e voluto trarre ispirazione per i suoi versi così veri, autentici come lei, che nella sua vita lo è sempre stata.

Alda

Ti immagino qui, accanto a me,
la sigaretta tra le labbra,
lo sguardo diretto di chi non ha timore
perché conosce bene i morsi del dolore.

Mi guardi, non sai che ti conosco,
che ho letto molte volte i tuoi pensieri
e a lungo ho riflettuto sulla vita
di chi del pozzo ha conosciuto il fondo.

Ti vedo camminare lentamente
tra i tanti fogli bianchi che hai riempito,
tra mozziconi brevi a terra andati,
gettati lì dalla tua noncuranza.

Tu non ami parlare del passato,
di tutto ciò che a lungo ti ha ferito.

In fondo a cosa serve raccontarlo
a chi non conosce affatto quel dolore
profondo e insopportabile del cuore
e della mente, e cerca di capire?

Io ti saluto, Alda, e ti rimpiango,
difficile scordare il tuo sorriso
a volte dolce a volte un po’ beffardo,
le tue movenze morbide e un po’ lente,
il tuo indagare lucidamente il mondo.

P.M.C.

Graziella Cappelli

Graziella Cappelli è un’altra cara amica che ho voluto ospite da me, ha portato con sé non solo le sue belle poesie ma anche il profondo amore per la natura e il rispetto per l’umanità.
In realtà, la sua poetica è un universo tutto da scoprire, come per ogni poeta, e in generale, per ogni scrittore. La sua conoscenza, però, secondo me, avviene con gradualità, con discrezione, mi viene da dire, è come se l’autrice svelasse qualcosa di sé lentamente, quasi con ritrosia. E’ forse per questo che l’apprezzamento dei suoi testi diventa un poco alla volta sempre più profondo, perché si ha il tempo e il desiderio di soffermarsi per meglio capire.
Sono diversi i temi trattati, perché diversi i suoi interessi e le curiosità, attento e sensibile il suo sguardo.
Per questo desidero proporre alcuni suoi testi, per la loro bellezza, per i contenuti profondi, per i motivi di riflessione che ne possono scaturire.

Dalla poesia “Amico” traspare subito la sua generosità e il rammarico per la partenza di un conoscente, un vicino di casa, neppure un vero amico, ma l’indifferenza non appartiene all’autrice, anzi, lei la condanna apertamente, infatti dice “in questa strada/
fatiscente/ d’indifferenza”.

Amico

D’improvviso
sei partito
amico
dirimpettaio
dai capelli di neve.
Gentile
mi elargivi
saluti e sorrisi
in questa strada
fatiscente
d’indifferenza.
A volte
attraverso
la siepe
parlavamo di arte
e i tuoi occhi
s’illuminavano
come vele sul mare.
Guardo ora
sotto il melograno
la tua sedia
vuota
e di fianco
il pino
immenso
che stilla lacrime.

In “Toscana, amore” ci regala un bel ritratto della sua suggestiva regione, ce la presenta come una sensuale bellissima sirena, e noi ne seguiamo i tratti, incantati, ma poi arriviamo alla chiusa, e viene naturale condividere con la poetessa sentimenti intimi e discreti come la nostalgia e il rimpianto.

Toscana, amore

Sirena
emersa dal mare
adagiata e pigra
mostri
geometria di forme
sinuose.

Ti ornano le spalle
i ricci capelli
d’appennino
e gli occhi d’agata
sfumano…
nell’infinito.

La schiena inarchi
quando il vento
ti solleva i veli
e sparge profumi
nelle conche
smeraldine.

Mia luce
a te ritorno
nell’ora inquieta

dove il tramonto
t’incendia i fianchi.

Tra silenziosi cipressi
mi accovaccio
mentre
una melodia
m’invade
e dopo… piango…

E’ ugualmente bello il testo “Momenti”, interamente dedicato ad un affetto profondo e totale, lo si capisce solamente alla fine, nella bella chiusa dedicata alla figlia. Momenti di complicità, amore, comprensione, tutto viene condiviso durante una rilassante passeggiata.

Momenti

Passeggiare
con te
in questa
Livorno
capricciosa
di sole
e mare.
Fragranza
di ponce
nei caffè
aromi
bucati
stesi
nel vento.
Ascolto
parole
antiche…
note
attese
sulle corde
del cuore.
Sono vele
le nostre
ciglia
sui canali
verderame
in quartiere
Venezia.
Nei riflessi
pastello
dei palazzi
ci sciogliamo
in un sorriso…
figlia.

Più malinconica è invece “Immersa nel verde”, anche se permangono il desiderio e la forza di reagire, e allora è giusto cercare di far riserva di nuove energie in vista di momenti più difficili.

Immersa nel verde

In questo scampolo
di terra
incuneato
tra il bosco e olivi
si stempera
il dolore
in acquerello
di foglie giada.
Evapora
il disagio dell’essere
nel calore
del meriggio
e il cuore leggero
danza
con tre farfalle
nero – avorio
sui gerani.
Nuova linfa
m’irrora
le vene
mentre
gli occhi
sono granai
d’erbe e polline
riserva
per un incerto
domani…

E poi la suggestiva descrizione notturna di un bosco, dove è la meraviglia della natura che predomina. La poetessa osserva con discrezione e stupore, e solo verso la conclusione sarà un piccolo animale del bosco ad osservare stupito lei, testimone consapevole di quanto possa essere bello il mondo naturale.

Paesaggio notturno

Luna piena
fra carovane
di nuvole
al balcone
del bosco.
Nero
il monte
pipistrelli
in volo
tra le querce.
Sul sentiero
soffuse
luminarie
di lucciole
fruscii
echi
di rapaci.
Gorgheggio
vocali
sopite
e un debole
canto
m’avvolge
l’anima.
Nell’erba
un rospo
stupito
mi guarda.

Nel testo che segue la bella dedica ad un pino, probabilmente non più giovane, dedica che permette un ripensamento sul tempo trascorso, per contrapporlo al presente, in cui regna l’indifferenza e i passanti hanno il “viso di piombo”.

Pino silvestre
Salutarti
ogni giorno
amico
verde
attraverso
la nostra
strada
dolente.
Passato
è il tempo
dei campi
e la semplicità…
lucciole
defunte
grilli
smarriti.
Ma tu
resisti
a questa
indifferenza
che sfalda
le facciate
delle case
ai passanti
dal viso
di piombo.
Io non so
per quanto
ancora…

Infine, nell’ultimo testo, tratto da Cantiere Poesia, l’autrice sembra diventare parte integrante della natura. Dice infatti “E il passo/si fa ritmo/con la terra”…, si diventa un’unica cosa e la gioia è grande, lo si avverte in tutto il testo, ma in modo particolare nella bella chiusa.

Nel verde più verde

Camminare
nel verde più verde
delle colline
e adagiare
gli occhi
su onde di grano
mosse dal vento.
Si snoda
il sentiero
tra fiori d’erba
cremisi
e arduo
risale i pendii
avviluppati di vigne.
E il passo
si fa ritmo
con la terra
sui sassi e
corone di ginestre.
Tenero il cuore
stringe
un bouquet di aromi
e sparge
sogni e soffioni
verso fiocchi
di nubi vaganti.
Poi… nel bosco
si aggomitola
in un gaio
ruscellare d’acqua.

Graziella Cappelli

 

 

 

 

Maria Carmen Lama

Alcune poesie di M. Carmen Lama che evidenziano gli aspetti forse più importanti della sua poetica, il suo sguardo, quindi, sempre attento e consapevole della complessità della vita.
Nel testo Se le nuvole l’autrice sembra guardare verso l’alto, e non solo in senso fisico, per poi spostare l’attenzione dentro di sé e lasciare spazio alla riflessione, ben consapevole che la nostra mente ben poco può intuire di quell’enigmatico Infinito che ci sovrasta.
Altre volte si sofferma sull’inconsistenza del nostro esistere, “siamo fuscelli portati dal vento”, come in Ancora e ancora.
In Io l’ho vista è la solitudine l’indiscussa protagonista della sua riflessione, descritta, prima, come una donna “seduta sul bordo/ d’un vialetto stinto”, per ritrovarla poi, nella chiusa, dove “ con muto clamore/…chiede sottovoce/ di prenderla per mano”.
E infine, in Donne, alcune immagini che lasciano veramente il segno.
“Le donne stanno in ombra/ quando per sé riservano/un angolo di mente”, e poi ancora, “Ma spesso, molto spesso,/ dall’ombra in cui risiedono/ emergono ricordi/ affiorano speranze/ s’intrecciano sorrisi”.
Nell’ombra si accende dunque, talvolta, la luce, ma è qualcosa di passeggero, quasi un guizzo.
E nella chiusa è la tristezza che “affonda/ come punta di selce/ dentro l’anima assorta/ che implode come stella”.
Lasciano l’amaro in bocca i versi di Carmen, ma è un’amarezza la sua che costruisce, che spinge a soffermarsi sugli aspetti difficili dell’esistenza, che predispone dunque all’acquisizione di una maggiore consapevolezza.

Se le nuvole

Se le nuvole potessero parlare
svelerebbero gl’Infiniti
segreti misteriosi
e le essenze dei Cieli.

A noi – comuni mortali –
è consentita soltanto
una piccolissima porzione
d’incerta intuizione.

 

Ancora e ancora

Siamo fuscelli portati dal vento
leggeri e liberi librati in volo
scommesse al botteghino dell’ippodromo
chi più veloce va chi più la spunta
(era il cavallo Varenne il più quotato)
ma quando al traguardo siamo primi
perdiamo la visione
d’un tempo che ci accolga
ancora e ancora

 

Io l’ho vista  

Vestita di scarlatto, stanca,
seduta sul bordo
d’un vialetto stinto,
gambe tese, occhi fissi
nel vuoto. Intorno
poca gente, stralunata.

Ombra e sole.

Alberi in fila indiana
rassegnati alla forzata inerzia
mirano dritti al cielo.

Uomini e donne in lutto
(o forse è l’ombra
che li veste di nero?)
hanno l’anima cieca.

Distratto, il tempo
s’è fermato in volo
e a stento ne tiene il peso l’aria.

Si mostra così la solitudine,
e con muto clamore
mi chiede sottovoce
di prenderla per mano.

Da Prigioniere del silenzio – Aletti, 2010

 

Donne

Donne che stanno in ombra
non sempre sono timide
o umbratili o uggiose
come certe giornate
fredde grigie nebbiose.

Le donne stanno in ombra
quando per sé riservano
un angolo di mente,
quando il loro pensiero
non osa più affacciarsi
sull’orlo bieco del mondo
e si ritrae, si astrae.

Ma spesso, molto spesso,
dall’ombra in cui risiedono
emergono ricordi
affiorano speranze
s’intrecciano sorrisi
così donando luce
al buio della mente.

A volte invece
quell’ombra le ricopre
come con spesso manto
sotto il quale si lievita
un urlo di dolore,
pur se tace,
o si ricama una disperazione
in fitte trame di silenzio.

E un gorgo di tristezza
affonda
come punta di selce
dentro l’anima assorta
che implode come stella.

Da Prigioniere del silenzio – ebook 2012 – Aletti ed.

Maria Carmen Lama