Archivio | aprile 2015

Nepal

Sembri un berretto birichino
sulla testa dell’India,
un piccolo fratello
accanto all’immensa Cina,
ed è in te,
nella profondità del tuo cuore
che è avvenuto
un disastro immane.

Migliaia di morti,
storie di tante vite
finite nella polvere.

Esistenze interrotte
in pochi istanti,
attimi in cui la terra
ha incominciato
la sua ultima danza.

Ed ora, il silenzio,
la disperazione di chi rimane,
di chi coltiverà ricordi,
affetti, momenti belli.

Un’eredità
che nessun sopravvissuto
vorrà perdere mai.

P.M.C.

Un nome

C’è una tomba
in Slovenia,
custodisce le spoglie
di un ragazzo straniero.

Poco più di vent’anni,
due occhi grandi
spalancati sul mare.

Un agguato
in un casolare lontano,
soldati vestiti di nero
han deciso per lui
imbracciando un fucile.

Il suo nome
era Pietro Maria,
mi ha lasciato il dono
di portarne uno uguale.

Era solo un ragazzo,
mio zio,
fratello di Nina,
mia madre.

P.M.C.

Omaggio a Firenze

La settimana scorsa sono stata a Firenze, non vi andavo dal 2009, davvero una lunga assenza.
Sono stati giorni molto belli, da un punto di vista climatico e non solo. Stare con carissimi amici e godere delle meraviglie di una città speciale sono cose che fanno bene e che lasciano in noi doni preziosi.
Firenze ha donato se stessa con generosità, io, con la bocca spalancata e gli occhi rivolti verso l’alto, ammiravo nuovamente i mille tesori che la città possiede, e nel farlo mi sono sentita come sempre piccolissima davanti a tanta bellezza.
Tutto il suo meraviglioso centro storico, il Duomo, le sue innumerevoli chiese ricche di storia e di arte, il Palazzo della Signoria, la sua piazza, la Loggia, gli Uffizi, l’Arno, con i suoi meravigliosi ponti, i suoi gioielli e i suoi colori, e poi, Palazzo Pitti, i suoi straordinari giardini, le mostre, e poi…
Si andrebbe avanti a lungo e forse non si finirebbe mai…
Son tornata anche a Fiesole, e dall’alto, ancora lo stesso stupore, quello di sempre, quello che mi accompagna ogni volta, che ogni volta si rinnova per permettermi di scoprire qualcosa di nuovo, qualcosa che era sfuggito o che forse era stato solo temporaneamente dimenticato.
Ho visitato la piccola chiesa, le celle dei frati, di San Bernardino da Siena e dei suoi seguaci, “sono entrata” per un momento nell’essenzialità della loro vita, nella povertà delle poche cose a loro disposizione. E mi sono posta sin troppe domande pensando ai nostri stili di vita, al superfluo nel quale viviamo, alle contraddizioni che non vediamo. Non ho trovato risposte.

Ora sono nuovamente nella mia isola e la nostalgia è già tanta. Per questo, stasera, ho deciso di ricordare questa città che amo profondamente con tre testi che scrissi diversi anni fa, e che sono inseriti nella raccolta “Un ordinato groviglio“.

***

Il fiume

I

Le acque dell’Arno scorrono lente
nelle notti di agosto,
si fermano i passi dei turisti
e le strade si svuotano di sguardi e voci.

Il fiume osserva
i pochi che restano a vegliare nel buio
e si affacciano piano sul letto
dove le acque riposano
indifferenti agli affanni
di chi cammina fra i ponti
inseguendo il mattino.

II

Passeggiavo quella notte d’estate
con gli amici a Firenze,
i nostri passi regalavano l’eco
alle acque scure del fiume
che danzavano lente il loro ballo
riflettendo le luci della sera.

Parlavamo raccontando di noi,
del viaggio, della vita.
Poi un guizzo improvviso,
un cambiamento, un breve movimento.

Una nutria giocava nell’acqua.

Il tempo di osservarla per un istante
prima che il fiume riprendesse
il suo abituale cammino.

Nostalgia

Firenze la ricordo
dall’alto dei colli di Fiesole,
distesa sotto il mio sguardo ammirato.

Sentivo di possederla,
mi sentivo posseduta
da quel groviglio ordinato
di case e viali.

Un tramonto luminoso
quel giorno l’avvolgeva,
mi commuoveva
sola
nel mio stupore.

P.M.C.