Ho pianto, lo ammetto, quasi senza rendermene conto. Guardavo, alla televisione, i bellissimi canali di Venezia, i ponti, i palazzi, li guardavo ma non li vedevo nitidamente, osservavo soltanto una gondola, una identica alle altre, ma così diversa, così speciale. Trasportava Valeria, ne accompagnava il viaggio. Ecco, il mio sguardo seguiva soltanto quell’unica gondola, prima di allontanarsi per seguire altri pensieri.
Ventotto anni, giovane, bella, di una bellezza calda, solare. Di lei non sapevamo niente, prima, di lei abbiamo scoperto tanto, dopo. Abbiamo scoperto una vita tanto giovane quanto piena, colma di passione per il lavoro, di condivisione verso i meno fortunati, di gioia e allegria, di interessi. Aveva uno sguardo ampio, Valeria, sul mondo e sulle persone, e aveva un bellissimo sorriso, aperto e sincero, lei sempre pronta a donarlo, come il suo affetto e il suo altruismo.
Oggi Valeria non c’è più, ci saranno sua madre, suo padre, suo fratello, il suo ragazzo, tramite lei li abbiamo conosciuti un poco anche noi, e abbiamo capito il perché questa giovane donna fosse proprio così.
Abbiamo conosciuto suo padre, così apparentemente sereno, controllato, lo abbiamo ascoltato e stimato, non una parola fuori posto, nessun risentimento, più che lecito, una dignità sconcertante. Soltanto oggi la sua voce era un po’ commossa, ma il senso delle parole sempre sicuro, senza tentennamenti. In seguito, quando si farà silenzio, riuscirà forse a lasciarsi andare, a dar spazio alle troppe emozioni tenute a freno.
Abbiamo conosciuto la mamma, fragile e forte contemporaneamente, il viso segnato, ma quanta dignità! E abbiamo visto il pianto contenuto del fratello, e lo strazio del ragazzo, che ha sostenuto Valeria fino alla fine.
Ora, davanti a questi cuori grandi bisogna fare silenzio, bisogna saper mostrare rispetto verso chi veramente lo merita. Non altro.
Solo fare tesoro di questa testimonianza, imparare da loro che bisogna essere aperti verso tutti, lo dimostra la presenza, oggi, di donne e uomini di ogni fede religiosa.
E imparare che si può anche non odiare chi ha portato via, in maniera così crudele, una figlia alla propria famiglia.
Piera Maria Chessa