
Tra le diverse amiche che ho conosciuto sui blog e su facebook c’è anche Graziella Cappelli.
Graziella è una poetessa ed è toscana, esattamente di Empoli. Già l’avere in comune, in qualche modo, una regione così bella da un punto di vista artistico e paesaggistico, è una gran cosa. Amo la Toscana moltissimo, credo con la stessa intensità del Trentino, e poi, particolare importante, vi abitano persone a me legate da un affetto molto profondo. L’amicizia con Graziella è qualcosa che arricchisce non poco il mio legame con questa regione. Vi abita anche un’altra amica a me cara, ma di lei parlerò adeguatamente in un’altra occasione.
Qualche anno fa, nel 2015, ho avuto il piacere di avere in dono da Graziella una raccolta di poesie che mi è piaciuta molto, il titolo è “Nel palazzo dell’ombra“. L’ho letta alcune volte, lo faccio sempre con le poesie perché voglio “impadronirmene”, nel senso che desidero conoscerle e capirle a fondo. Poi, e anche questa è una mia abitudine, tengo questi libri a portata di mano e ogni tanto vado a dare una sbirciatina.
Ed è stato così che dopo aver letto alcuni testi di Graziella su facebook, purtroppo con mio grande dispiacere lei un blog non lo ha più, e vorrei tanto che ne curasse di nuovo uno, sono andata a riprendere questa sua silloge, che non è l’unica da lei pubblicata, ve ne sono diverse altre, delle quali, in vari modi, ho avuto modo di leggere alcuni testi veramente belli.
Nel “Palazzo dell’ombra” sono diversi i temi trattati, e tutti con un tocco leggero ed ugualmente profondo. Graziella racconta di sé e nello stesso momento parla di tutti noi, osserva con sguardo attento dentro se stessa e intorno, la natura, che ama profondamente, gli animali,verso i quali nutre un grande rispetto, i suoi affetti più cari, molto belli alcuni testi, a questo proposito. Ma lei si sofferma anche con dispiacere sulla superficialità dell’uomo, che pensa solo al proprio tornaconto.
Viene trattato anche il tema della morte, ma sempre col quel tono leggero e garbato che è una sua caratteristica.
E sono proprio due testi dove questo tema è presente che oggi voglio proporre.
Nel primo si parla anche di amicizia, che nasce spesso per interessi comuni, in questo caso, per l’arte, nel secondo, Graziella ci porta nel mondo della natura, e ci fa capire quanto la morte di un albero possa dispiacere, soprattutto quando ci ha accompagnato con discrezione dai tempi in cui si era ragazzi.
Amico
D’improvviso
sei partito
amico
dirimpettaio
dai capelli di neve.
Gentile
mi elargivi
saluti e sorrisi
in questa strada
fatiscente
d’indifferenza.
A volte
attraverso
la siepe
parlavamo di arte
e i tuoi occhi
s’illuminavano
come vele sul mare.
Guardo ora
sotto il melograno
la tua sedia
vuota
e di fianco
il pino
immenso
che stilla lacrime.
Morte di un ciliegio
Lentamente
mi lasci…
solo
due braccia monche
e un ciuffo
di foglie gialle
tendi
al cielo.
Amico
dell’età più bella
quando
i sogni
galleggiavano
nei miei occhi
e tu avevi
tenera corteccia
perlacea.
Tutto passa
e muta…
non ci saranno
altre primavere
sotto
il tuo vaporoso
ombrello.
Graziella Cappelli, Nel Palazzo dell’ombra, Ibiskos EditriceRisolo