
Ieri sera, a San Vero Milis, piccolo centro non distante da Oristano, ho partecipato con grande interesse ad una conferenza tenuta dal teologo e filosofo Vito Mancuso. L’iniziativa rientrava nel progetto del Festival Dromos, che viene organizzato con successo, ormai da diversi anni, nei primi quindici giorni di agosto, e che coinvolge diversi paesi della zona, nel 2018 si festeggia il ventesimo anno. L’incontro ha avuto inizio con la lettura, da parte di Alessandro Melis, di un passo tratto da uno dei libri di Mancuso intitolato “Il coraggio di essere liberi”.
L’ospite, come immaginavo per ciò che di lui avevo già letto, ha suscitato in me da subito simpatia e ammirazione. Mi ha colpito la pacatezza, la profonda cultura che gradualmente emergeva dal suo parlare così naturale e senza la minima saccenza, tipica invece di tanti intellettuali che si propongono al pubblico con un ego smisurato. Gli argomenti trattati non erano affatto semplici, bisognava seguire con attenzione i suoi ragionamenti, eppure è stato un piacere ascoltarlo.
Tutto il suo argomentare era incentrato sulla “rivoluzione interiore” che ognuno di noi fa, o dovrebbe fare, nel corso dell’esistenza. Una rivoluzione difficile, che comporta sacrificio e umiltà. La vita di ognuno dovrebbe avere un senso, una meta, una grande passione da perseguire, lo scopo dell’intero nostro viaggio. Un’idea iniziale che dovrebbe diventare l’intero progetto di ogni singola esistenza, attraverso di essa si lavora per cercare di raggiungere l’armonia, quella con noi stessi, con le persone con le quali interagiamo, incominciando da quelle più vicine, l’armonia con la natura, per allargarci infine all’intero cosmo. E il riuscirvi non è per niente scontato, perché l’armonia si può raggiungere solo passando attraverso la disarmonia, i conflitti e le difficoltà. Un lavoro instancabile ma che dà i suoi frutti.
Mancuso ha parlato di tante cose e una di queste mi hanno colpito in modo particolare per le esperienze vissute personalmente più volte. Ci sono delle persone egocentriche, prive di luce, nelle quali ci imbattiamo, e percepiamo che tutto ruota esclusivamente intorno al loro microcosmo, e ce ne sono delle altre che ci illuminano, quando le incontriamo, con uno sguardo, un atteggiamento, un modo di porsi, un sorriso. Trasmettono luce e capiamo, senza che neppure talvolta parlino, che si tratta di persone speciali, sono proprio loro ad arricchirci. Questo argomento mi ha fatto riflettere parecchio. Io credo che Mancuso faccia parte di quest ‘ultimo gruppo, purtroppo non così numeroso come ognuno di noi vorrebbe che fosse.
Quando l’incontro si è concluso, sono andata ad acquistare il suo ultimo libro il cui titolo è “Il bisogno di pensare”, prima di andar via mi ha fatto piacere scambiare con lui alcune parole.
Piera M. Chessa