
Alcuni giorni fa sono stata a Pattada, un paese in provincia di Sassari. Un luogo per me molto importante perché lì sono nata e lì riposano le persone più care, per questo motivo vi sono tornata sebbene il 2 di novembre sia ancora lontano.
Ogni volta che ritorno il paese sembra accogliermi come una figlia che non si è mai allontanata del tutto, che ogni tanto torna e ancora tornerà almeno una volta ogni anno. Le origini non si dimenticano, nonostante sia andata via quando avevo dieci anni porto Pattada con me, con me viaggia e mi segue ovunque vada.
Ho passeggiato quest’anno, come sempre, lungo i viali del cimitero, sono andata a trovare i miei genitori, una mia sorella, i nonni e i tanti zii. Ho dialogato con loro, ho donato piante e fiori ma soprattutto pensieri e riflessioni.
Ho percorso altri viali circondata da volti e storie sconosciute, solo alcune un poco note. Ho visto tombe singole e cappelle, alcune cadenti, destinate all’oblio, non un fiore, non una pianta, neppure un pensiero. Altre curate, pulite con regolarità, avvolte dal profumo di fiori sempre freschi.
La vita finisce, la vita continua nel ricordo di chi ci ha voluto bene.
Come ogni volta, dopo la visita al cimitero, sono andata a fare una passeggiata su in Pineta.
La Pineta è un bosco situato nella parte alta del paese. Da noi, fin da bambini, è sempre stata chiamata così, sebbene adesso non sia più costituita di soli pini e in realtà sia molto diversa rispetto a quando io ero piccola. Allora i pini erano così numerosi e così vicini l’uno all’altro da non permettere quasi al sole di infiltrarsi tra i rami. Uno spettacolo!
Poi, nel corso degli anni, molti di loro si sono ammalati e sono stati tagliati. Ora gli spazi sono notevoli tra un albero e l’altro. Appaiono diversi anche i viali e persino l’antico amato chalet, ma il bosco, nel suo insieme, è ancora bello e suggestivo, lo è senz’altro per me perché mi rivedo bambina camminare con delle scarpette azzurre su un muretto, tenuta per mano da mia madre, e poi venire giù e correre tra le pigne che cadevano abbondanti.
Amo Pattada, la sua Pineta, ma anche il colle di San Gavino e il suo Monumento ai Caduti, da lassù si vedono le ampie vallate, così belle e verdi, così illuminate dal sole.





Piera M. Chessa