
Fu una bella estate quella in cui Germana e Luca decisero di trascorrere le loro due consuete settimane di ferie in Alto Adige. Quell’anno erano molto stanchi, per entrambi il lavoro in ufficio era stato piuttosto faticoso, avevano atteso con impazienza il mese di luglio, per poter finalmente partire in vacanza lasciandosi alle spalle i problemi di ogni giorno.
Scelsero come meta la Val Pusteria seguendo i consigli di alcuni amici che vi erano già stati. Prenotarono l’albergo a Moso, a pochi chilometri da Sesto, uno dei centri più importanti della valle. Da lì si sarebbero spostati in varie località, non così distanti tuttavia da non poter rientrare in giornata. Portarono con loro Ulisse, un meticcio preso in un canile qualche anno prima. Una scelta fatta di comune accordo e con lo stesso intento, quello di dare una casa a un animale sfortunato, spesso abbandonato.
Quel primo giorno arrivarono a Moso in serata, venne loro incontro la titolare del piccolo albergo che, precedendoli nei corridoi, li accompagnò nella camera e consegnò loro le chiavi. Prima di andar via disse, in modo garbato ma che non ammetteva repliche, che al mattino la colazione sarebbe stata servita dalle sette alle nove, e si chiedeva di non andare oltre l’orario stabilito. Per quanto riguardava la presenza del cane, come già concordato al telefono, non ci sarebbe stato assolutamente nessun problema.
Dopo qualche anno, parlando con amici, avrebbero ricordato molto volentieri quella vacanza incominciata in un modo un po’ inconsueto.
La signora Tilde, questo era il suo nome, non fece inizialmente una buona impressione nè a Germana nè a Luca. Già quel primo giorno, forse anche a causa della stanchezza dovuta al viaggio, il suo atteggiamento li lasciò per un attimo sconcertati.
Era una donna sui cinquant’anni, bella ma dai lineamenti duri, neppure gli occhi e i capelli chiari addolcivano il suo sguardo, che rimaneva severo. Indossava abiti sobri, quasi fuori moda, e camminava con un passo cadenzato che si avvertiva talvolta anche da lontano. Gestiva l’albergo praticamente da sola, coadiuvata soltanto da alcune inservienti.
Eppure qualcosa in lei, col passare dei giorni, suscitò in Germana e in Luca, se non proprio simpatia, il desiderio di conoscerla meglio, prima di esprimere dei giudizi definitivi.
Quella sera, dopo aver portato i bagagli in camera e aver fatto una bella doccia rinfrescante, andarono alla ricerca di una pizzeria, e curiosamente fu la stessa signora a dare loro alcune indicazioni. Intendevano cenare velocemente e andare subito a riposare. Il giorno successivo avrebbero organizzato, sia pure con una certa elasticità, la loro vacanza.
L’indomani mattina, alle otto, scesero per la colazione. Trovarono la signora Tilde ad accoglierli. In un italiano approssimativo augurò loro una buona giornata, indicando con la mano ciò che l’albergo offriva per la colazione. Vi era di tutto, esposto su ampi tavoli con gusto e varietà. Li lasciò dicendo loro, col suo tono un po’ ruvido:” Tutto ciò che vedete è stato preparato da me, servitevi in abbondanza”. Poi si avvicinò a un altro tavolo dove aveva già preso posto una giovane coppia con un bambino. Germana e Luca si guardarono piuttosto sconcertati. Davanti a loro, in perfetto ordine, stavano allineati diversi tipi di yogurt alla frutta, crostate e torte che, al solo guardarle, veniva l’acquolina in bocca, biscotti, anch’essi della casa, come pure le bibite, e le confetture di marmellate preparate con svariati generi di frutta. Ma ciò che li lasciò sbalorditi fu l’aver precisato che potevano servirsi con generosità. Qualcosa che nei loro precedenti viaggi, pur trovandosi in genere bene negli alberghi, non era mai accaduto. Una generosità che contrastava con l’atteggiamento della signora.
Trascorsero alcuni giorni. La loro camera era sempre perfetta, ordinata, pulita in modo quasi maniacale. L’atteggiamento rimaneva sempre molto riservato, e furono poche le parole scambiate.
Tuttavia incominciarono a capire qualcosa di lei dalle conversazioni con i gestori del ristorante e della pizzeria, che ebbero modo di frequentare in quei giorni di vacanza. Si trattava di servizi pubblici a conduzione familiare, piccoli, caratteristiche che permettevano di instaurare con i proprietari rapporti più amichevoli. Fu così che Germana e Luca si ritrovarono a parlare con loro della signora, soprattutto con il gestore della pizzeria, particolarmente loquace.
Un giorno il pizzaiolo, in un momento di pausa, chiese dove alloggiassero, e quando lo venne a sapere disse, con una certa enfasi:
“Ah, la Tilde, una brava donna, ci conosciamo da ragazzi, sono di qualche anno più grande di lei, io i cinquanta li ho appena compiuti. L’ho persino corteggiata, tanti anni fa, ma lei niente, non guardava in faccia nessuno, come i suoi genitori, solo casa e lavoro! Sono stati troppo severi e ansiosi, un’unica figlia, avevano paura di tutto! Penso che lei sia così per questi motivi, e pensare che la sposerei ancora oggi!”
Fece una pausa, poi proseguì, come se si conoscessero da tempo: ” E poi è bravissima in cucina, ha delle mani d’oro, passa le sue giornate a preparare degli ottimi dolci, nessuna donna è capace come lei! E trova il tempo anche per fare altre cose, quante buone marmellate sa preparare! Per non parlare del suo frutteto, che è piccolo, però lo cura meglio di un uomo. Io non sono un maschilista, devo riconoscere che è molto più brava di noi anche in queste cose… E c’è un’altra cosa che in Tilde mi è sempre piaciuta, ama gli animali come se fossero delle persone, anzi, li ama più delle persone, con loro va proprio d’accordo, si capiscono al volo. Ora ha un cane e un gatto, ma ci sono stati dei periodi in cui gli animali erano i veri padroni della casa. Non ha potuto tenerli più dal giorno in cui alcuni turisti, giustamente, si sono lamentati. I due che ora le fanno compagnia stanno nel giardino, hanno le loro cucce, i loro spazi, e tutto il tempo libero lei lo trascorre con loro, solo per il lavoro ha rinunciato agli altri…”
Germana e Luca, per tutto quel tempo, lo avevano ascoltato in silenzio, quel che aveva detto era stata un’autentica sorpresa, la scoperta di una donna molto diversa da quella che loro conoscevano, molto poco, in realtà. Capirono che dietro la sua corazza vi era un intero mondo, e probabilmente anche non poca sofferenza.
Rimasero ugualmente sorpresi dal comportamento del pizzaiolo, si era mostrato sempre amabile, ma in questo suo fiume di parole avevano capito che vi era dell’altro, qualcosa che teneva per sè da tempo e di cui forse non aveva mai parlato. Era stato più facile probabilmente per lui parlare con due estranei piuttosto che con la gente del luogo, i turisti dopo un po’ vanno via, magari scordano velocemente le confidenze di un momento, ma i conoscenti no; si sa, avviene dappertutto, nei piccoli centri si parla molto, spesso a sproposito, così pensava Germana, mentre si allontanavano, dopo averlo salutato.
I giorni scorrevano fin troppo veloci, al mattino facevano colazione molto presto, subito dopo lasciavano l’albergo pronti a rubare ad ogni ora della giornata tutto ciò che era possibile. Si spostavano fin dove il tempo a disposizione lo permetteva, non volevano fare grandi cose, desideravano riposarsi e, nello stesso tempo, godere di tutto ciò che trovavano sulla loro strada. Piccole e grandi valli furono le loro mete, apprezzavano la bellezza dei minuscoli borghi, le escursioni per sentieri, le atmosfere delle tante chiesette di montagna, la potenza delle cime sopra di loro, gli infiniti pascoli di cui si riempivano gli occhi.
E Ulisse, il loro cane, li seguiva beato, libero finalmente, lui che in città doveva stare al guinzaglio, sebbene avesse un temperamento mite. E correva in quel verde sconfinato, pur tenendo sempre sott’occhio i suoi padroni.
La sera rientravano in albergo esausti, ma soddisfatti come poche volte era loro capitato.
Nel frattempo qualcosa era cambiato anche nel rapporto con Tilde, come tra di loro chiamavano ora la signora.
Ciò che aveva detto il pizzaiolo non era stato dimenticato da nessuno dei due, era stato motivo di riflessione, ne avevano parlato a lungo, soprattutto quand’erano fuori, quando si sentivano liberi, era stata in qualche modo una lezione, inusuale senz’altro, ma pur sempre una lezione.
E la stessa Tilde sembrava avvertire questo cambiamento, che la costringeva a porsi diversamente. Sempre riservata, sempre di poche parole, appariva tuttavia più aperta.
Un giorno chiese, subito dopo la colazione:
“Come procedono le vostre vacanze, che dite delle nostre valli?”
Germana, sorpresa, aveva risposto:” Avete dei luoghi da favola, avevano ragione gli amici che ci hanno indirizzato qui! Questa valle, ma anche quelle vicine, sono splendide. Bellissimi i paesi di San Candido e Dobbiaco. Ci sono piaciute tanto anche Brunico, Bressanone, Vipiteno, abbiamo visitato l’abbazia di Novacella, meravigliosa con i suoi colori pastello… Abbiamo potuto ammirare anche le tre cime di Lavaredo, la loro bellezza non si può raccontare…
Ed era tutto vero, le sue parole erano assolutamente sincere.
Anche in un’altra occasione la signora aveva messo da parte la sua riservatezza quando, in una giornata piuttosto calda, vedendo Ulisse un po’ sofferente, aveva detto:
“Forse il vostro cane ha bisogno di bere, mi sembra un po’ provato, perdonatemi se mi intrometto…” E senza aspettare una risposta, era andata a prendere una ciotola colma d’acqua.
Germana e Luca, anche un po’ imbarazzati per la disattenzione, l’avevano ringraziata. ricordando il suo affetto per gli animali.
Nel frattempo i giorni di vacanza si andavano accorciando sempre di più, finchè arrivò il momento della partenza.
Fu difficile lasciare Moso, Sesto, l’intera val Pusteria, la piccola meravigliosa val Fiscalina, e sarebbe stato difficile dimenticare la bellezza delle montagne, dei laghi, dei castelli, dei borghi e delle città. Avevano visto tante cose, di altre ne avevano sentito soltanto parlare, si erano riproposti di ritornare, ed erano certi che lo avrebbero fatto. Avevano acquistato dei libri, scattato tantissime fotografie, ma soprattutto avevano fatto proprie le atmosfere, le suggestioni di quei luoghi, un patrimonio che intendevano conservare nella propria mente. Avrebbero parlato a lungo di questa vacanza con gli amici più cari.
Prima di andar via, dopo aver saldato il conto, si fermarono un poco a parlare con la signora Tilde.
Le dissero che era stato bello averla conosciuta, e che avevano trascorso nel suo albergo delle belle giornate. Era tutto vero, nessuna bugia diplomatica.
Certamente quella prima sera, quando arrivarono a Moso e la incontrarono per la prima volta, mai avrebbero pensato che andando via avrebbero provato persino un sottile dispiacere.
Si salutarono augurandosi reciprocamente di rivedersi.
(Dalla raccolta “Sguardi di donne”)