foto da web
Leggeva tranquillamente un libro quel giorno Giorgia, seduta su un divano. Un sabato di relax, dopo una settimana faticosa e densa di avvenimenti non sempre piacevoli.
Quando, il venerdì, aveva lasciato l’ufficio alle sue spalle, si era riproposta di non pensare più neanche per un secondo, nei due giorni successivi, alle numerose e non semplici pratiche alle quali il lunedì, invece, si sarebbe dovuta dedicare con molta attenzione.
” Due giorni tutti per me, non ci sarà spazio per niente altro, se non voglio implodere!”, disse a se stessa con decisione.
Giorgia era infatti una donna decisa, molto determinata al di là del suo comportamento amabile e accogliente, così aperta verso gli altri da organizzare spesso con alcune colleghe alcune attività di beneficenza. Leggeva dunque, quel sabato mattina, un libro già conosciuto e amato fin da ragazza, Il deserto dei tartari, ma che quel giorno, capitatole tra le mani per puro caso mettendo in ordine in una delle sue librerie, sembrò quasi chiamarla. Lo aveva preso, sfogliato, ne aveva guardato la copertina… Lo ricordava ancora molto bene.
Aveva già messo da parte alcuni libri destinati alle sue prossime letture, eppure in quel momento decise di rileggere quel libro e non un altro, dicendosi che certe storie, divorate da giovani, bisognerebbe proprio rileggerle per capirne meglio il significato. Lo aveva fatto più volte senza mai pentirsi, era come leggere un nuovo libro, entrare in una nuova storia.
In realtà sapeva perfettamente che non il racconto ma il suo sguardo sarebbe stato diverso, più maturo e consapevole. E fu proprio mentre si soffermava sulla bravura dell’autore, sulla sua capacità di catturare l’attenzione del lettore, che sentì lo squillo del campanello.
Non aspettava nessuno, in quel momento era sola in casa, piacevolmente in compagnia di se stessa e della sua micia che, quatta quatta, si era già avvicinata alla porta d’ingresso.
Sì alzò di malavoglia e aprì, senza neppure guardare dallo spioncino. Non le piaceva essere diffidente, sebbene suo marito e i suoi figli più volte le avessero detto che, secondo loro, non era una cosa che andava bene, considerando i tempi in cui vivevano.
Era vero, avrebbe dovuto dare loro ragione, eppure questo atteggiamento non riusciva a collocarlo all’interno del suo sguardo sul mondo, soprattutto sulle persone.
Proprio perché i tempi erano quelli che erano, voleva opporsi alla diffusione di tanta diffidenza degli uni verso gli altri. Non era la fede a spingerla in questo senso, aveva uno spirito molto libero, alla ricerca di valori autentici, questo sì, pur scappando da tutto ciò che considerava delle catene. Libertà per se stessa e libertà per gli altri, dunque.
Ma aveva un cuore grande, una naturale empatia verso tutti quelli che riteneva più vulnerabili. Poichè era così anche in ufficio, poteva non esserlo nella sua vita privata? Aprì dunque la porta. Davanti a lei una donna non giovanissima, ma neppure avanti negli anni, forse intorno ai cinquanta. Doveva essere stata una bella ragazza. Era mora di capelli, li aveva lunghi e li portava raccolti sulla nuca, i suoi occhi erano scuri e profondi e la carnagione olivastra. Minuta di statura.
“Buongiorno, signora, mi dispiace, non voglio farle perdere tempo, vorrei soltanto essere ascoltata. Conosco solo un po’ di italiano, mi perdoni…” Fece una pausa, poi riprese:” Sono spagnola, vivevo qui con mio marito, lui guidava un camion, ma c’é stato un incidente quattro mesi fa, e ora non c’é più”.
Giorgia, nel frattempo, cercava con fatica di inserirsi nel discorso, voleva arrivare al dunque, anche perché di lì a poco suo marito e i ragazzi sarebbero rientrati per il pranzo.
Finalmente riuscì a dire:” Signora, non mi disturba, però non ho molto tempo da dedicarle, mi dispiace…”
Sì fermò incrociando uno sguardo che raccontava più di tante parole.
La donna riprese a parlare:” Volevo solo chiederle un aiuto, io devo andare via, tornare in Spagna, che cosa faccio qui da sola? In questi giorni mi aiutano, mi danno da mangiare e anche un letto, ma io voglio ritornare a casa!”
Giorgia la guardò dritta negli occhi, ne aveva viste tante, non era un’ingenua, e non tollerava di essere presa in giro da nessuno. Cercava sempre di dare una mano, ma non transigeva sulla sincerità.
“Mi ascolti, signora,” le disse, “e mi guardi bene, mi dica la verità, mi sta dicendo la verità? Sappia che non sopporto le bugie e che ho modo di parlare direttamente con le persone che in questo periodo le stanno dando una mano, non mi faccia pentire di quello che intendo fare in questo momento.”.
Vide i suoi occhi neri diventare lucidi, non vi era furbizia in quello sguardo. Giorgia si era sempre fidata del suo istinto che raramente l’aveva tradita. Decise di farlo anche stavolta.
“Guardi”, disse la donna, aprendo uno zainetto e mostrandole alcune banconote di piccola taglia, “mi hanno aiutato le signore che mi danno da mangiare, io voglio solo tornare in Spagna. Non so dire tanto in italiano, ma il mio corazòn dice la verità!”
Giorgia prese la sua borsa, aprì il portafoglio e le diede una piccola somma. Lei tese una mano, afferrò la sua e la strinse forte, poi, lasciandola con la bocca spalancata per la sorpresa, si protese in avanti e l’abbracciò.
“Ora vada”, le disse Giorgia, “e buon tutto!”
La donna, prima di andar via, si voltò ancora una volta e sottovoce aggiunse:” Grazie, grazie!”
Giorgia non percepì in lei nessun inganno, volle credere alla sua buona fede, e mai in seguito si pentì di aver compiuto un semplice gesto di solidarietà.
P.M.C.