Archivio | luglio 2020

La Via dei mandorli

 

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Foto da web

 

Cesano Boscone, quasi Milano,
come Corsico e Trezzano,
lì le strade sembrano belle
nel pronunciarne il nome:
la Via dei mandorli,
delle magnolie, delle betulle.
Ma poi lo sguardo
abbraccia gli alti piani
di scomposte scatole rettangolari
che bucano il cielo
nel vano tentativo di implorare
un diverso destino.

E vedo le finestre
buie e impaurite
sbirciare sulle strade
l’asfalto lacerato dal sole,
e bambini nervosi
giocare col pallone,
parlare ad alta voce
e cercare lontano,
con lo sguardo scuro
come la pelle e i capelli,
il dolce mare del sud,
ricostruito con i frammenti
dei ricordi familiari
e di qualche fotografia sgualcita.

 

Piera M. Chessa

I poeti del sogno – Piccola Antologia, di Antonio Fiori. 2020. Inschibboleth Edizioni – Roma

 

 

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Il libro si apre con una breve ma significativa presentazione di Antonio Fiori che in modo garbato ci spinge alla lettura dei testi, in prosa e in versi, che vanno a formare la sua Piccola Antologia.
Sono dodici i poeti da lui scelti, alcuni molto lontani da noi per nascita, ma non certamente per i loro scritti ancora oggi molto attuali. Ognuno di loro, nel corso della vita, ha fatto un sogno, uno strano sogno, all’interno del quale un interlocutore gli si rivolge in una lingua assolutamente incomprensibile. Ed ecco che è proprio questo sogno, anzi, la lingua in esso usata, a fare da filo conduttore in questo libro certamente non “corposo” ma molto molto interessante.

Innanzitutto Antonio ci presenta il poeta che, di volta in volta, ha scelto, ci dà le notizie fondamentali che riguardano la sua vita e la sua produzione letteraria, infine, dà loro la parola, che ci arriva attraverso gli scritti. E a noi rimane il piacere di ascoltare quelle parole e ciò che hanno da raccontarci.
E allora ecco che ci troviamo subito davanti agli occhi Lucio Faleno Magno, nato e morto sotto l’imperatore Augusto (63 a.C. – 14 d.C.). A lui spetta dunque il compito di fare da apripista.
Il secondo autore è una donna: Estella Ruiz Blanco (1510 – 1554). Spagnola, è considerata uno dei poeti più importanti del cosiddetto “Siglo de Oro”.
Incontriamo poi Jules Tassard (1662 – 1723). Francese, dovette per diverso tempo vivere nascosto e sotto falso nome. Trovò rifugio anche nel magnifico monastero di Mont Saint- Michel, in Normandia.
Procedendo nella lettura, sempre più interessante, troviamo Aldo Domenico Coviello, napoletano, vissuto a scavalco tra il 1700 e il 1800. Del suo sogno rimangono solo due parole, le ultime pronunciate da un cavaliere che gli ha parlato in una lingua incomprensibile e misteriosa.
Ed ecco un’altra donna: Olga Taraskova (1801 – 1877). Russa, negli anni Trenta e Quaranta, divenne per gli intellettuali russi un vero e proprio punto di riferimento. Nell’ultima parte della sua vita fu però, forse volutamente, dimenticata.
Michael Bronson (1822 – 1867). Americano, fece anche lui un sogno, come tutti i poeti di cui si parla in questa bella raccolta. Lo racconta lui stesso in un suo testo poetico.
Anche Silvestra Bonetti (1900 – 1939) fece un sogno molto strano. Dovette turbarla molto, perché da quel momento non riuscì più a scrivere. Morì piuttosto giovane.
Un’altra italiana: Irma Indovina (1910 – 1948). Un’esistenza solitaria, la sua, che si concluse molto presto per una sua scelta.
Carlo Gasperino (1913 – 2000) amò la musica e la scultura, ma moltissimo la poesia, passione che tuttavia volle mantenere segreta.
Anche Marianna Concordia (1936 – 1996) studierà musica, ma la sua vera strada sarà la poesia. Il suo sogno è ambientato in una biblioteca, dove uno studente le si avvicina esprimendosi anche lui in una lingua indecifrabile.
Kevin Stafford (1941 – 1989), era invece irlandese. Grazie a un’amica si avvicinò alla poesia, e a lei si dedicò con passione. Fu la stessa amica a raccontare, in un’intervista, il suo sogno.
L’ultimo poeta di cui Antonio Fiori ci parla è Gherardo Finzio (1980 – 2016). Il più vicino a noi, morto purtroppo molto giovane. Scriveva sui blog letterari e su Facebook. Ed è proprio attraverso i social che racconterà il suo sogno. L’interlocutore, come sempre, si esprimerà in una lingua sconosciuta.

I testi poetici scelti con cura da Antonio sono molto belli, così come sono gradevoli e interessanti le brevi biografie dei singoli poeti, che precedono le loro poesie.
Una raccolta che mi è piaciuta molto, ben strutturata, coinvolgente e snella. La si legge con piacere e anche con curiosità, tenuta insieme, come si diceva prima, da quel filo conduttore che è il sogno, o l’incubo, come giustamente dice il curatore.
Un sogno sempre diverso, ma con alcune caratteristiche comuni. Non sono solitamente dei bei sogni, comprendono in sè sempre qualcosa di inquietante e di misterioso. E lasciano talvolta il segno. E poi la lingua, questa lingua sconosciuta che non permette mai un dialogo tra il poeta e colui, o colei, che nel sogno gli parla.

La raccolta si chiude con una postfazione molto interessante.
Come sempre avviene quando ci si accinge a fare qualcosa nella quale si crede, io penso che questa ultima fatica letteraria di Antonio Fiori abbia richiesto un impegno notevole, ma in compenso il risultato ottenuto a me pare assolutamente lodevole. Un libro da leggere e da tenere, in seguito, a portata di mano.
Per concludere questa Nota di lettura chiederò un piccolo aiuto ad Alda Merini che disse: “Non cercate di prendere i poeti perchè vi scapperanno tra le dita.”
Non posso dire di più, chi leggerà I poeti del sogno – Piccola Antologia, di Antonio Fiori, capirà il perché, ma lo capirà a lettura ultimata.
Voglio ancora dire che questa bella raccolta mi ha spiazzato e sorpreso. E probabilmente si tratterà di una piacevole sorpresa anche per gli altri lettori di Antonio, che mi auguro siano molto numerosi.

 

Piera M. Chessa

La misura del tempo, di Gianrico Carofiglio – 2019 – Giulio Einaudi Editore

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(foto da web)

 

La misura del tempo è l’ultimo libro di Gianrico Carofiglio, e proprio recentemente l’autore ha fatto parte della sestina dei finalisti al prestigioso Premio Strega, arrivando secondo.
Carofiglio, ex magistrato e ora scrittore a tempo pieno, in questa sua ultima fatica letteraria ci fa entrare nuovamente in contatto con un personaggio già molto amato dai suoi lettori: Guido Guerrieri.
Avvocato penalista di circa cinquant’anni, da qualche tempo un po’ demotivato per quanto riguarda il lavoro, un mattino, arrivando in ufficio, viene a sapere da Pasquale, un suo collaboratore, che quella stessa sera, alle diciannove, avrà un appuntamento con una signora che sembra avere urgenza di parlare con lui. Il suo cognome è Delle Foglie.
L’avvocato Guerrieri rimane per un attimo perplesso. Ritornando indietro nel tempo, ricorda di aver conosciuto, ventisette anni prima, una giovane donna di nome Lorenza che aveva lo stesso cognome. Era bellissima e piuttosto enigmatica.
Una storia breve la loro, qualche mese appena, ma molto intensa.
Guido chiede a Pasquale il nome della signora ma lui non è in grado di dirglielo. Dovrà aspettare, per saperlo, le diciannove di quello stesso giorno.

Alle diciannove in punto, la signora Delle Foglie e l’avvocato Guerrieri si trovano l’una di fronte all’altro. Lui guarda a lungo, per pochi attimi, quella donna seduta al di là della sua scrivania. E’ alta, magra, e i suoi capelli sono corti e grigi. Indossa abiti senza forma.
Sono pochi istanti, ma sufficienti per riconoscere a malapena in lei quella creatura bella e luminosa che in pochi minuti, tanti anni prima, l’aveva letteralmente stregato.
La donna percepisce il suo sconcerto e gli chiede se la riconosce. Lui cerca in qualche modo di darsi un contegno, le si avvicina e la saluta. L’imbarazzo tuttavia è presente in entrambi.
Lorenza gli racconta il motivo della sua presenza lì. Il suo problema riguarda il figlio Iacopo, un ragazzo di quasi venticinque anni. Un carattere da sempre impegnativo, una storia e una vita difficile.
Venticinque anni, gli stessi che aveva lui quando conobbe lei,  che di anni ne aveva trenta. Una giovane donna apparentemente sicura di sè, combattiva e anticonformista, al contrario di Guido, timido e insicuro, ancora incerto su quello che nella vita avrebbe voluto veramente fare.

Racconta dunque Lorenza in breve quello che è successo al figlio. Una brutta storia iniziata con piccoli furti, andata avanti con rapine sempre più importanti, e poi droga e spaccio di stupefacenti, fino ad arrivare a un’accusa per omicidio.
Ora Iacopo è in carcere da un paio d’anni, dovrà scontarne almeno ventiquattro, se la condanna non verrà modificata in appello.
Lorenza chiarisce subito che è venuta da lui per chiedergli di occuparsi della difesa di Iacopo, in questo secondo processo.
Guido ha bisogno di pensarci con calma; da tutto ciò che lei gli dice, la situazione gli appare subito molto delicata, i dubbi sull’innocenza del ragazzo sono tanti. In più, a complicare le cose, il tempo a disposizione, prima del nuovo processo, è pochissimo. Ma, alla fine, accetta l’incarico.

Una volta presa la decisione di difendere Iacopo Cardace, Guido porta a casa i numerosi documenti relativi al processo di primo grado. Li studia a fondo, e altrettanto faranno i suoi fidati collaboratori: Consuelo, Annapaola e Carmelo, che fin da subito tuttavia non nascondono la loro opinione in proposito. Tutti e tre ritengono infatti Cardace colpevole, gli indizi a suo carico appaiono fin troppo chiari.
Incomincia così un iter piuttosto impegnativo. Si cerca di allungare i tempi con richieste plausibili, si cercano nuove prove, e soprattutto si studiano meglio le eventuali lacune riscontrate negli atti del precedente processo.
Guido si reca in carcere più volte, prima per conoscere Jacopo, e poi per interrogarlo e provare a capire che cosa sia effettivamente successo.

Sono parecchi i personaggi presenti in questo bel libro, innanzitutto i tre collaboratori.
Consuelo, peruviana, adottata in Italia, avvocato penalista, ma nella realtà civilista per scelta; Annapaola, investigatrice privata, fidanzata, o forse no, di Guido; Carmelo, un ex ottimo poliziotto, amante della pesca, ma senza esagerare.
Poi c’é Pasquale, un altro collaboratore di Guido, Michele Costamagna, l’avvocato difensore di Iacopo nel processo di primo grado, Cosimo Gaglione, detto Mino, la vittima, della cui uccisione Iacopo Cardace è accusato, e ancora la Gastoni, pubblico ministero nel secondo processo, il giudice Marinelli…
E ce n’è uno molto particolare, piuttosto anomalo. E’ molto importante nella vita del nostro avvocato, un amico speciale, uno di poche parole, anzi, di pochissime, ma molto garbato e paziente. Si chiama Mister Sacco, non esce mai di casa, ma pur così gentile, quando è il momento giusto, sa fare a botte con una certa disinvoltura. Ne sa qualcosa Guido, che lo conosce bene da anni.
E naturalmente c’è Iacopo, il figlio di Lorenza, ma soprattutto lei.

Lorenza. Un nome bello, rinascimentale, mi viene da dire. Una donna complessa, difficile da decifrare, per questo la sua personalità viene alla luce un poco alla volta, soprattutto attraverso i dialoghi. Parole essenziali, le sue, solo quelle necessarie per provare a dare una mano a un figlio in difficoltà. Una donna ora molto diversa, non troppo lontana dai sessant’anni, “opaca”, questo pensa di lei Guido. Un’accanita fumatrice da sempre, con l’indice e il medio della mano sinistra ingialliti. La mano sinistra, perché è mancina, lui lo ricorda bene.

Il romanzo procede in una sorta di valzer, Carofiglio fa, con successo, devo dire, un largo uso del flashback, si va in avanti, si torna indietro, i ricordi si intrecciano con il presente.
Un ottimo stratagemma che dà movimento alla lettura, e tiene viva l’attenzione del lettore fino alla conclusione.
Al di là della storia principale, Carofiglio “utilizza” alcuni personaggi secondari, ma non per questo meno importanti, per manifestare quello che è il suo sguardo sul mondo.  Poche ma notevoli le caratteristiche che mette in risalto, e soprattutto essenziali per ciò che  intende esprimere. L’amico Enrico Garibaldi, per esempio, Ottavio, il titolare della libreria in cui Guido va con regolarità, oppure il cosiddetto “consulente filosofico”, conosciuto proprio tra i libri una notte in cui, non riuscendo a prendere sonno, si reca nella sua libreria preferita, che per fortuna rimane aperta fino al mattino.
Che altro dire? Poche cose ancora. Carofiglio, da bravo ex magistrato, dimostra di conoscere molto bene tutto ciò che concerne udienze preliminari e processi. Questa sua competenza, accompagnata a uno stile personalissimo e a una storia complicata e avvincente, ma anche a una spiccata sensibilità individuale, credo che abbia portato a degli ottimi risultati.

Mi pare che il brano che segue chiarisca abbastanza il significato del titolo di questo libro.

…”Forse potrebbe essere proprio lo stupore – se fossimo capaci di impararlo – l’antidoto al tempo che accelera in questo modo insopportabile. Il tempo è molto più esteso per i giovani perché sperimentano in continuazione cose nuove. La loro vita è piena di prime volte, di improvvise consapevolezze. Il tempo scorre veloce quando si invecchia perché, di regola, si ripete sempre uguale.”

Piera M. Chessa

Prede

 

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(Foto da web)

 

Sento uno sparo
lontano,
cacciatori
rincorrono le prede.

Non mi piace
quest’odore di morte
che avvolge la campagna.

Dove sta il senso
di un grilletto in azione,
di una vita
che muore?

Piera M. Chessa

 

E subito

 

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E subito,
in seguito al pianto,
come un petalo impalpabile
o una nube inconsistente,
un’improvvisa calma
si avverte nell’animo
ritornato sereno
dopo l’affanno.

 

Piera M. Chessa