Archivio | agosto 2020

Sangue di Giuda, di Milvia Comastri. Giraldi Editore 2019

 

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(foto da web)

 

Sangue di Giuda è la storia di quattro donne, anzi, si tratta di quattro storie, tutte diverse e tutte complicate, e il suo titolo deriva da un’espressione usata spesso da una delle protagoniste.
E’ il silenzio il filo conduttore di questo romanzo, il non detto, i segreti che ognuna di loro custodisce nella profondità del suo animo. Un silenzio chiassoso, se lo si potesse toccare, lo sentiremmo duro, pieno di asperità. E’ il dolore di cui è nutrito a renderlo così, una sofferenza sterile che non porta a un cambiamento, perché incapace di dar vita a una vera rinascita.
Storie difficili. Non c’è nessun tipo di dialogo fra le protagoniste, sebbene abitino insieme nella stessa casa, sembrano infatti incapaci di comunicare. Pranzano insieme, quasi sempre in silenzio, e insieme consumano gli altri pasti della giornata, senza mai scambiarsi opinioni o confidenze.
Un romanzo particolare, questo di Milvia Comastri, che mette addosso una strana malinconia, una tristezza lieve che accompagna la lettura fino alla fine. Per le protagoniste non c’è spazio per la gioia, i momenti sereni appartengono ai ricordi, spesso di quando erano bambine o giovani donne. Ma anche quelli, facendo parte del passato, non rallegrano il presente.
Sono Celeste, Assunta, Nadia e Mira le quattro figure femminili del racconto.
Celeste è la madre di Assunta e di Nadia, ma è anche la nonna di Mira, la figlia quattordicenne di Nadia.

Vi sono alcuni altri personaggi che le affiancano. Figure talvolta sfuggenti, difficili da decifrare, che si pongono in un certo modo, ma che poi si rivelano diverse. Due in particolare: Arturo e Leo Angelo.
E poi c’è Vincenzo, il marito di Celeste, con il suo carattere mite e riservato, dotato di grande bontà, il cui unico difetto è quello di non essere abbastanza determinato, e dunque incapace di compiere scelte più coraggiose. Un personaggio che mi ha colpito molto.
Tutte figure ben tratteggiate dall’autrice, che con sguardo attento porta alla luce le incoerenze, ma anche le fragilità dell’animo umano.
La sua attenzione si posa con indulgenza e umana comprensione soprattutto sulle quattro figure femminili, che con fatica sembrano lasciarsi trascinare dal loro destino, piuttosto che esserne artefici. Milvia non giudica, ma accompagna con sensibilità il percorso di ognuna.

Un libro complesso, Sangue di Giuda, molto ben articolato. L’intera vicenda si svolge in un tempo brevissimo, eppure questo tempo si dilata mentre affiorano i ricordi.
Vi sono capitoli che descrivono il presente, talvolta brevi, altri più lunghi, e capitoli che si intitolano Pensieri. Ed è in questo modo che il passato rivive nei ricordi di ciascuno e s’intreccia con il presente.
Ed ecco Celeste, ormai avanti negli anni, che non esce di casa da quarant’anni, Assunta, silenziosa e avara di sorrisi e di gesti affettuosi, e poi Nadia, sua sorella, affamata di vero amore, che insegue sbagliando continuamente. E infine Mira, la più piccola e la più fragile, che fa tenerezza, nonostante la sua vita di quattordicenne, suo malgrado, fin troppo vissuta.
E chissà che non sia proprio lei a provare a modificare una situazione che appare senza via di uscita, e ad accendere, prima di tutto in se stessa, quel lumino piccolo ma intenso che chiamiamo speranza.
Una scrittura, quella di Milvia, che coinvolge, che non lascia tregua, si fa incalzante e fa riflettere. La vita è quella che è e lei non la addolcisce, ma la racconta con onestà e sincerità.
Un libro che merita di essere letto, e che consiglio di leggere, perché offre numerosi spunti per una riflessione sulla complessità dell’esistenza, e soprattutto su quanto sia difficile comunicare gli uni con gli altri.

Piera M. Chessa

In Val di Fiemme

 

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Addossata alla staccionata
mi piace guardare
le alte cime dei monti
che si abbracciano
l’un l’altro come fratelli.
Al di sopra,
ampie nuvole rosa
si posano leggere
su di loro, simili a cappelli.

A valle, mi colpiscono
gli alti campanili
dei piccoli paesi,
che protettivi estendono
le loro ombre sulle case.

Quanto silenzio
in quest’ora del giorno!
La vita sembra attendere
ancora qualche istante,
prima di lasciarsi prendere
dalla quotidiana frenesia.

Piera M. Chessa

Istanti

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Il sole gioca sulle montagne
con le lingue azzurre dei ghiacciai
che lente camminano
verso le valli.
In cima, la neve brilla
mostrando i suoi gioielli,
e domina da regina
sugli alti pascoli.

A valle, io inseguo i pensieri
e assecondo il corso del fiume
che scorre calmo e sinuoso,
e le sue anse interrompono
la monotonia del viaggio.

Sulle rive, placide e ignare
del tempo che scorre,
le mandrie gustano
ogni istante di vita,
e rubano al sole, che abita i cieli,
il tepore dei suoi preziosi raggi.

Piera M. Chessa

Il caffè di Vincent (Su un quadro di Van Gogh)

 

 

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(foto da web)

 

E’ quasi deserto
il caffè di Vincent,
nessuno più gioca
al tavolo del biliardo,
e i pochi avventori,
sopravvissuti al giorno,
si adagiano stanchi.

Bottiglie e calici,
disposti sui ripiani,
giacciono vuoti, inerti.
Solo le lampade dorate,
alle pareti,
attenuano il nero della notte,
mentre il grande orologio,
inseguendo le ore,
ammonisce gli animi
fin troppo incerti.

Piera M. Chessa