Archivio | ottobre 2020

La malinconia delle foglie

Trascorre veloce

questo autunno

così anomalo e incerto.

Trascorre veloce

lasciandoci soltanto il tempo

di sfiorarlo e di guardare

le innumerevoli foglie

che, sconfitte, cadono

inerti e malinconiche,

nonostante i colori ancora belli

così mutevoli e suggestivi

come sono.

Il verde e il marrone,

il rosso e il giallo

si abbracciano in volo

prima di raggiungere la terra.

Sarà il loro ultimo saluto

e il loro addio.

Piera M. Chessa

Due poesie di Robert Dapunt

Due poesie di Roberta Dapunt, nata in Val Badia, in Alto Adige, nel 1970. Una poetessa che tratta temi particolari e dallo stile personalissimo.

I testi sono tratti da La terra più del Paradiso, 2008 Giulio Einaudi Editore.

Di lei parlerò più a lungo in seguito.

***

un altro inverno

non so come né perchè io abbia dentro la neve,

come un bianco talento ti ho sempre, inverno.

Tua invalicabile stagione ho nel cuore,

l’ordine opposto dell’estate in cui nacqui.

Era agosto, fra il sudore di mia madre

e le mani capaci di sua madre,

feci un umile ingresso nella loro contenta esistenza

cercando i miei primi respiri fino a dormire

e dormivo contenta.

Ma questo fiato ora è bufera

che so e so dire con certezza,

perché soffia contro la mia ombra,

soffia via ogni riflesso di cielo.

E non vedo e non so più parlare che di questo,

soltanto di questo mi riesce di scrivere

fino a congelare dentro di me

ogni luogo e finalmente fermarmi.

poesia dolce

Due volte in vita mia

ebbi l’amore dentro il corpo,

viscerale più di qualunque altro sentimento.

L’utero accoglieva per tempo e desiderio,

ciò che più avrei curato dopo.

So per certo, non vi è quiete più giusta

di un ventre materno,

dentro infatti, vi cresce il paradiso in carne ed ossa.

Ogni volta lo chiamai per nome

dopo averlo partorito

e per questo, mi era dato piangere di contento.

Questo scrivo ed è uguale il sentimento ora

per le figlie che a lungo mi abitarono dentro.

Come un tabernacolo le ho conservate,

talmente sacra è per me la loro vita,

che non esse sono mie,

ma io appartengo a loro,

che sono il seme e il germoglio,

la gettata e la primavera

di ogni volta che mi rivolgono in viso

il loro sguardo per incontrare il mio.

(Da La terra più del Paradiso, 2008 Giulio Einaudi Editore)

Per Luciana

Sono venuta a trovarti,

amica cara,

nella tua nuova casa

che si affaccia sui prati.

Una bella giornata,

come tu meritavi,

con il sole che splendeva

sopra l’erba bagnata

e illuminava una fotografia,

i tuoi capelli e il sorriso,

mentre i tuoi occhi

sembravano cercare i miei,

per raccontarmi forse qualcosa

che non ci siamo dette

prima della partenza.

Ma io verrò,

verrò spesso a cercarti

e in fondo ai nostri cuori,

attraverso lo sguardo

che si incrocia,

riprenderemo un dialogo,

Luciana,

che non si è mai interrotto

tra di noi.

Piera Maria Chessa

Una mascherina

Foto da web

Una mascherina

sul volto:

il mio stesso respiro

appanna

le lenti degli occhiali.

Nebbia tutt’intorno.

Basta davvero poco

perché la vita

appaia un po’ più triste,

e si modifichi

il nostro sguardo sul mondo.

Piera M. Chessa

Lo scalatore

Lo scalatore saliva

lungo la ripida roccia

del gigante di pietra.

Concentrato su se stesso,

guardava soltanto

al di sopra di sé.

Noi, dal basso,

con la bocca spalancata

ne seguivamo trepidanti

i passi decisi,

la costanza nel procedere,

il coraggio

nel voler raggiungere

la meta sognata.

E soltanto allora lui,

eroe incontrastato

dei profondi silenzi

delle alte montagne,

fece una pausa

per godere appieno

dell’incantevole bellezza

della natura.

Piera M. Chessa

Dopo la pioggia

(foto da web)

Questa mattina

tutto mi è apparso pulito,

dopo la pioggia

della notte scorsa.

E mentre camminavo

ho percepito

il profumo delicato

delle erbe aromatiche

proveniente da un giardino,

nel momento in cui

vi passavo accanto.

Profumo di menta, basilico

e rosmarino.

E poi, guardando bene,

l’avvolgente rosso

di alcune rose rosse,

quasi nascoste

in un angolo appartato

tra i cespugli.

E’ stato in quell’istante

che ho pensato

quanto la natura sia capace

di alleggerire la malinconia,

e come soltanto lei lo sappia fare

con tanta squisita discrezione.

Piera M. Chessa