Due poesie di Roberta Dapunt, nata in Val Badia, in Alto Adige, nel 1970. Una poetessa che tratta temi particolari e dallo stile personalissimo.
I testi sono tratti da La terra più del Paradiso, 2008 Giulio Einaudi Editore.
Di lei parlerò più a lungo in seguito.
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un altro inverno
non so come né perchè io abbia dentro la neve,
come un bianco talento ti ho sempre, inverno.
Tua invalicabile stagione ho nel cuore,
l’ordine opposto dell’estate in cui nacqui.
Era agosto, fra il sudore di mia madre
e le mani capaci di sua madre,
feci un umile ingresso nella loro contenta esistenza
cercando i miei primi respiri fino a dormire
e dormivo contenta.
Ma questo fiato ora è bufera
che so e so dire con certezza,
perché soffia contro la mia ombra,
soffia via ogni riflesso di cielo.
E non vedo e non so più parlare che di questo,
soltanto di questo mi riesce di scrivere
fino a congelare dentro di me
ogni luogo e finalmente fermarmi.
poesia dolce
Due volte in vita mia
ebbi l’amore dentro il corpo,
viscerale più di qualunque altro sentimento.
L’utero accoglieva per tempo e desiderio,
ciò che più avrei curato dopo.
So per certo, non vi è quiete più giusta
di un ventre materno,
dentro infatti, vi cresce il paradiso in carne ed ossa.
Ogni volta lo chiamai per nome
dopo averlo partorito
e per questo, mi era dato piangere di contento.
Questo scrivo ed è uguale il sentimento ora
per le figlie che a lungo mi abitarono dentro.
Come un tabernacolo le ho conservate,
talmente sacra è per me la loro vita,
che non esse sono mie,
ma io appartengo a loro,
che sono il seme e il germoglio,
la gettata e la primavera
di ogni volta che mi rivolgono in viso
il loro sguardo per incontrare il mio.
(Da La terra più del Paradiso, 2008 Giulio Einaudi Editore)