
(foto da web)
In occasione delle Celebrazioni per i settecento anni dalla morte del nostro grandissimo poeta,
un mio piccolo omaggio a quest’uomo speciale di cui siamo e saremo orgogliosi per tutta la vita.
La nostra Italia, che certamente ai tempi di Dante era ben lontana dall’essere unita, sarà per noi, grazie a lui, sempre motivo di orgoglio, nonostante i tanti periodi non felici, compreso quello in cui stiamo vivendo, durante i quali abbiamo perso quelli che dovrebbero essere ritenuti da tutti i valori più alti. Tra questi, la dignità e il decoro, come singoli cittadini e come Paese.
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Dal Canto Primo dell’Inferno, Versi 61-90
Incontro con Virgilio
Mentre ch’ i’ rovinava in basso loco,
dinanzi alli occhi mi si fu offerto
chi per lungo silenzio parea fioco.
Quandi vidi costui nel gran diserto,
” Miserere di me” gridai a lui,
” qual che tu sii, od ombra od omo certo! “
Rispuosemi: ” Non omo, omo già fui,
e li parenti miei furon lombardi,
mantovani per patria ambedui.
Nacqui sub Julio, ancor che fosse tardi,
e vissi a Roma sotto ‘l buono Augusto
nel tempo delli dei falsi e bugiardi.
Poeta fui, e cantai di quel giusto
figliuol d’Anchise che venne di Troia,
poi che ‘l superbo Iliòn fu combusto.
Ma tu perché ritorni a tanta noia?
Perché non sali il dilettoso monte
ch’è principio e cagion di tutta gioia? “
” Or se’ tu quel Virgilio e quella fonte
che spandi di parlar sì largo fiume? “
rispuos’io lui con vergognosa fronte.
” O delli altri poeti onore e lume
vagliami ‘l lungo studio e ‘l grande amore
che m’ha fatto cercar lo tuo volume.
Tu se’ lo mio maestro e ‘l mio autore:
tu se’ solo colui da cu’ io tolsi
lo bello stilo che m’ha fatto onore.
Vedi la bestia per cu’ io mi volsi:
aiutami da lei, famoso saggio,
ch’ella mi fa tremar le vene e i polsi “
(Da “La Divina Commedia”, di Dante Alighieri, “La Nuova Italia” Editrice – Firenze 1968)
A cura di Natalino Sapegno