Giovanni Falcone: il mio piccolo omaggio a un bravo magistrato e a un uomo per bene.

(Foto da web)

Giovanni Falcone nacque a Palermo il 18 maggio del 1939, e morì, sempre a Palermo, il 23 maggio del 1992, in quella che da quel momento verrà ricordata come la Strage di Capaci, avvenuta a 18 km circa dal capoluogo per volontà di Cosa nostra.
Insieme a lui morirono la moglie, Francesca Morvillo, anche lei magistrato, e tre uomini della scorta: Antonio Montinaro, Rocco Dicillo, e Vito Schifani.

Sono trascorsi 29 anni da quel tristissimo giorno, ma il dispiacere rimane ancora oggi molto profondo per la maggior parte di noi italiani.
Due mesi dopo, il 19 luglio dello stesso anno, anche Paolo Borsellino, collega e amico di Falcone, verrà ucciso, vittima anche lui di Cosa nostra, nella strage di via D’Amelio, a Palermo.


Voglio ricordare Giovanni Falcone con alcune sue riflessioni.

La seconda è contenuta nel libro Cose di Cosa nostra, e fa parte di un’intervista fattagli dalla giornalista francese Marcelle Mantovani, la terza è stata estrapolata da un’intervista rilasciata dopo la morte dell’imprenditore Libero Grassi, ucciso anche lui dalla mafia per essersi opposto al pagamento del “pizzo”
Grassi era nato a Catania il 19 luglio del 1924, ed è morto a Palermo il 29 agosto del 1991.


“Che le cose siano così, non vuol dire che debbano andare così. Solo che quando si tratta di rimboccarsi le maniche ed incominciare a cambiare, vi è un prezzo da pagare. Ed è allora che la stragrande maggioranza preferisce lamentarsi piuttosto che fare”.

(Giovanni Falcone)


” Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze, perché si é privi di sostegno. In Sicilia la mafia colpisce i servitori dello Stato che lo Stato non è riuscito a proteggere”.

(Da Cose di Cosa nostra, di Giovanni Falcone e Marcelle Mantovani)


“La mafia non è affatto invincibile; è un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine. Piuttosto bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave; e che si può vincere non pretendendo l’eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni”.

(Da un’intervista rilasciata da Giovanni Falcone dopo la morte di Libero Grassi)

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