Archivio | agosto 2021

Se osservo…

(La foto è mia)

Se osservo i fili d’erba
penso alle nostre vite
così brevi e incerte
fin dal primo giorno.
Sono fragili gli steli
e si piegano in un istante
nel contatto col vento
anche quando lui, lieve,
li accarezza giocando.
Eppure resistono.
Meno deboli
di quel che sembrano,
resistono e si rialzano.
Anche noi con paura
ma anche con il coraggio,
che di lei spesso è figlio,
troviamo la forza
per riprendere il viaggio.

Piera M. Chessa

Haiti

Scrissi questo testo nel 2010, quando Haiti fu colpita da un terribile terremoto. In quest’ultimo periodo, a distanza di tanti anni, sembra di rivedere la stessa tragedia, lo stesso dolore. Un Paese devastato oltretutto dal passaggio dell’uragano Grace, come se non bastasse sentire la terra che trema, vedere le case che vengono giù come se fossero di carta, e la morte di innumerevoli persone di ogni età. E poi le difficoltà per andare in aiuto di chi vive nei luoghi meno agevoli, più lontani dai principali centri abitati. Gente disperata ovunque, che blocca nelle strade i mezzi di trasporto, a tal punto da rendere ancora più difficili gli aiuti umanitari.
Non dimentichiamo il dramma degli abitanti di Haiti, dove i poveri sono veramente tanti. Non dimentichiamoli, anche se in questi ultimi giorni i nostri occhi sono segnati dalle foto e dalle notizie terribili che arrivano dall’Afghanistan, dove il dolore è altrettanto intenso e la paura annebbia le menti.

***

(foto da web)

Haiti

E vide la luce
in quel giorno di sole,
poi si guardò intorno spaesato:
rovine e polvere a coprire la terra,
uomini in corsa, donne piegate.
Dopo giorni trascorsi nel buio,
coperto soltanto da detriti e paura,
gli sembrò di sognare afferrando una mano
che teneva ben salde le sue incerte dita.
La luce colpiva con forza il suo viso
di bimbo cresciuto, diventato ormai grande,
cercò i visi noti di sua madre e suo padre,
trovò sguardi buoni di gente mai vista.
La pelle diversa da quella dei suoi,
diversa la lingua, diverso il dolore,
forse uguale il calore e la grandezza del cuore.

Piera M. Chessa

Ti stupirai

La foto è mia

Se tu guardi nel mezzo
di un campo, in un prato
o in un giardino
non vedi solo lunghi steli
d’erba forse mossi dal vento.
Accostati pian piano
ed in silenzio vai vicino,
osserva bene e senza fretta,
scoprirai un nuovo mondo,
un diverso universo.
Ti stupirai nel pensare
con quanta leggerezza
noi guardiamo.
Vedrai piccoli insetti camminare,
e poi ragni intenti a costruire
nuove tele, prigioni certe
per incaute prede.
E sopra i fiori dai diversi colori
vedrai le api al lavoro
e le farfalle giocare
inebriate dalla luce del sole.
Vedi quanto è superficiale
il nostro sguardo
davanti alla natura?
Perché tanta arroganza allora
se noi, paragonati a lei,
valiamo poco o niente?

Piera M. Chessa

Gino

foto da web

Se n’è andato in pochi istanti
senza alcun preavviso,
nessuno mai lo avrebbe immaginato,
ed è così che noi siamo rimasti
senza parole, del tutto sconcertati.
Non meraviglia che questo
sia avvenuto, la vita, lo sappiamo,
è molto strana, e Gino,
in qualche modo, ci ha beffato.
Tutto di sè ha donato
a bambini, donne,
e uomini sconosciuti,
senza chiedere loro
niente in cambio.
Persone buone, meno buone,
cattive, di cure soltanto bisognose.
Ci rimarrà il ricordo
dei suoi capelli spesso spettinati,
del suo modo di fare un poco rude
ma generoso e schietto,
del suo messaggio sempre chiaro e diretto.
Non tutti lo hanno amato,
non gli importava la diplomazia
nè accontentare alcuni,
era un uomo concreto
di non troppe parole,
erano i fatti a parlare per lui.
E infine son le azioni a rimanere,
a raccontare tutto quel che ha fatto,
l’aiuto che senza risparmiarsi
a tanti ha regalato.
Non lo ha fermato nessuna malattia,
neanche la più insidiosa:
quella con la quale lui viveva.
Soltanto in questi giorni,
beffarda, è ricomparsa
per chieder conto di un vita spesa
nell’aiutare gli altri:
quelli dimenticati.

Piera M. Chessa

Una manciata di povere cose

(foto da web)

Terra riarsa nel nostro futuro,
terra incapace di donare frutti.
Le abbiamo rubato
tutto ciò che le serviva
perché crescesse rigogliosa,
senza mai chiederle permesso,
portando via con voracità
ciò che offriva in abbondanza.

Le lasciamo un sole malato,
un’aria che si nutre di polveri sottili,
terreni sterili che oggi
si rivoltano contro di noi
che l’abbiamo tradita.
E’ una manciata di povere cose
quella che lasceremo
ai nostri figli e ai loro figli.

Piera M. Chessa

Due perle di luce

Una bella poesia della poetessa trentina Giovanna Giordani, tratta dalla raccolta poetica Sulla riva del fiume, Aletti Editore

E’ un richiamo per me
quel vociare insistente
fra i rami paterni
dell’abete, in giardino
Così mi avvicino
ed ascolto
lasciando lo sguardo
scrutare
quel magico mondo
selvaggio e giocondo
E invece di un nido
ora scorgo
due lacrime appese
ai bordi del foro
lasciato da un ramo
che ormai non c’è più
Due perle di luce
sospese
in ascolto
del vispo vociare
d’ignoti alfabeti
che san consolare.

(Giovanna Giordani – Sulla riva del fiume – Aletti Editore)

Il bosco nascosto

Una mia foto

Si fa ripida la salita
che porta al bosco nascosto,
così lo chiama
la gente del luogo.
E nel frattempo io
mi guardo intorno
godendo di una bellezza
semplice e avvolgente
capace di risanare
ogni cuore ferito.

Case abbellite
dal legno e dai fiori
sembrano sorridere
incontrando il mio sguardo
stanco ma aperto al mondo.
A questo cielo pulito,
ai tanti meravigliosi
piccoli fiori di montagna
che mi accompagnano
nelle passeggiate,
agli abeti e ai larici
che mi avvolgono
con il loro diversi colori,
e che tanto hanno sofferto
negli anni da poco passati.

Tutto mi appare bello:
ogni ramo, ogni foglia,
ogni animale che incontro
percorrendo i sentieri.
La natura mi prende per mano
con quel suo modo discreto
di accogliere tutti,
e sembra dirmi:
“Finalmente sei ritornata!”.

Piera M. Chessa

Voglia di ripresa

Se n’è andata in un soffio
la primavera.
I verdi prati in pochi giorni
son diventati d’oro,
la brezza leggera
si è traformata
in un vento caldo
che leva il respiro
e il desiderio di agire.

Ed ora, ecco l’estate,
subito vorace
con il suo intenso calore
non stemperato
neppure dal mare,
dove le spiagge,
per mesi vuote,
si vanno riempiendo
di folle esuberanti
in cerca di ristoro.

Si ha voglia di ripresa
dopo mesi di solitudine
e la lunga mancanza
di contatti sociali.

Piera M. Chessa