Archivio | marzo 2022

Tutto il tempo sul petto. Poesie (2006- 2021), di Carla De Angelis. Prefazione di Stefano Martello. Fara Editore 2021

Il libro di Carla De Angelis comprende tutte le poesie che l’autrice ha composto negli anni che vanno dal 2006 al 2021. Il titolo dell’intera opera, Tutto il tempo sul petto, è lo stesso della sesta raccolta, l’ultima, che comprende soltanto dieci poesie. Si tratta di sei raccolte, alcune più lunghe, altre più brevi, il cui filo conduttore è unicamente il suo sguardo, sempre attento e profondo, sulle persone, sulla natura, sulla vita e il suo senso, che spesso scappa allo sguardo distratto dell’uomo.

Ed è proprio questo urgente bisogno di provare a capire che porta Carla a mettere subito sulla carta i pensieri del momento, le riflessioni, le esperienze, i ricordi e le nostalgie, e indirettamente, dunque, i suoi stati d’animo, quelli sereni e quelli dolorosi. Appunti che poi lei sottopone al suo rigoroso controllo sulle parole, adattandole a ciò che lei veramente intende dire, e riducendole spesso all’essenziale. in modo tale che pensiero e parola fermata sulla carta si avvicinino l’uno all’altra il più possibile, lavoro questo, per ogni poeta, credo, estremamente difficile.

Il risultato è, secondo il mio parere, di grande valore, perché ogni parola, ogni verso, ogni testo appare profondamente denso di contenuto, perché la ricchezza sta in Carla, in ciò che lei vuole dire e condividere. Talvolta il suo pensiero è un po’ difficile da decifrare, perché il suo è un dire e un non dire, non so se per libera scelta o perché pensa che tutto sia già chiaro. Ma questo niente leva alla bellezza dei versi, perché anche un testo non del tutto capito è capace di coinvolgere profondamente per lo stile, l’armonia, la profondità dei contenuti, dunque, la sua poetica.

I suoi versi possono essere carezzevoli, suggestivi, delicati, affettuosi, ma talvolta anche duri, perché il dolore lo è, quello autentico e incisivo, ma sempre intensi e coinvolgenti, capaci di penetrare a fondo nel cuore di chi legge. Versi che non si dimenticano.

Sono numerosi i temi trattati da Carla nelle sue poesie, tra questi, l’amore per la figlia Roberta, il dolore, spesso presente ma sempre contenuto, il sonno e i sogni, l’infanzia, i ricordi, il passare del tempo, la quotidianità, gli amici, che talvolta non ci sono più; e poi, il mare, molto amato dall’autrice, il cui nome ritorna anche nei titoli di alcune raccolte, e ancora, i suoi gatti, compagni silenziosi ma fedeli dei momenti in cui si ritorna a casa, nido che accoglie e riscalda. E poi c’è l’amore per la natura, per tutto l’universo, perché Carla sa che noi siamo ben piccola cosa al suo interno, per quanto importanti. E per ultimi, certamente non meno importanti, l’amore per l’umanità, soprattutto quella più fragile e più esposta alle sofferenze, e la ricerca continua di Dio.

Le sue poesie possono nascere in qualsiasi momento della giornata: mentre lavora o è per strada, mentre guida per le vie della sua meravigliosa città, oppure mentre va a fare la spesa. Tutto, intorno a lei, può essere stimolo per una nuova idea, che poi diventa un appunto, e infine lettere che vanno a formare parole, e poi parole che diventano versi densi di significato e di vita vissuta.

Carla racconta il presente ed ugualmente il passato, compiendo anche ampie capriole che la portano dall’oggi a tempi anche molto lontani. Lei, da quel che si può intuire, è uno spirito libero, anche la sua poesia, quindi, non può che essere libera di volare. Difficile trattenerla. Eppure, accanto c’è sempre l’autrice che le indica il percorso, senza mai mortificarla.

Apprezzo molto questa raccolta di poesie, testi che, come lei stessa dice, non seguono nessun ordine, l’unica regola che l’autrice si dà sta nel suo ordine interiore. Quel testo viene collocato lì perché ritiene che quello sia il suo posto; la guida per il lettore, se così si può dire, sta invece nella sua profonda sensibilità, nella scelta delle parole, nel ritmo e nell’armonia che con esse riesce a costruire.

Mi sento di dire alle tante persone sensibili che, per fortuna, vivono in questa nostra società allo sbando: “Leggete questo bel libro, scoprirete in esso molto di voi stesse.” Grazie, Carla.

Ed ora è arrivato il momento di cedere la parola proprio all’autrice, è un piacere ascoltarla.

Dalla prima raccolta Salutami il mare, pubblicata nel 2006, e dedicata alla figlia Roberta, ecco alcune poesie.

*

Nasci ogni giorno

Disegni il mondo

Per le tue mani

Per il tuo cuore

Mentre ti porgo

Matita e colore

*

Non sai del tempo

Guardo il tuo bel viso

I tuoi capelli biondi

Lui ti riconosce

Piove gocce di luna

Ad imbiancarti

*

Ho frugato il tuo mondo

Trascorso ore

Fra le pieghe dei vestiti

Lacerato tasche

Vuotato cassetti

In ginocchio ho guardato

Fino in fondo

Non ti ho trovato

In silenzio sei andata via

Non volevi più restare

*

Come chiamarti Padre

Se lasci i tuoi figli

Morire di fame?

Se lasci che il dolore

Resti straziante

La preghiera senza ascolto

La Terra senza raccolto?

Come chiamarti Padre?

*

Salutami il mare

Se è lo stesso di allora

Di quando il tempo era infinito

E indefinito il futuro

La seconda raccolta si intitola A dieci minuti da Urano (poesie di tentata conquista), ed è stata pubblicata nel 2010

*

Madre

questa notte lascio aperto un sogno

Entra

puoi vegliare

o dormire accanto

le mani inermi

o accarezzarmi

Non ti inquietare

Lascio aperta la porta

quando vuoi puoi andare

*

Ti vengo a trovare

lo stomaco morde le lacrime

trattenendole per la prossima volta

resta asciutto il volto

Il dolore sanguina dentro

tanto è il pianto

Fino a quando il dio della vita

commosso impietosito

ti concede di tornare

Il volto sulle ginocchia, le dita

fra i capelli legano parole

al tuo silenzio

*

Parla nel suo silenzio

cammina se cammino

siede accanto se siedo

attende il ritorno alla finestra

La mattina al risveglio

il musetto è sulla spalla

la zampa sul petto:

sono la sua preda?

*

Il mare ripete la sua onda

mai stanca di andare e tornare

con dolcezza, con irruenza

pretenziosa nel volere

tenera nel concedere

mai uguale

*

La differenza è quando

il sole va dall’altra parte della terra

e lascia alla notte riordinare

il caos del giorno

di tutti i giorni

tutte le notti

Ed eccoci arrivati alla terza raccolta, I giorni e le strade, pubblicata nel 2014

*

Le stagioni passano

immutato resta il tempo

sempre le mani tra i capelli

sempre quel sorriso che arriva

chissà dove ti porta

guardo te senza sapere

impotente piango

piange anche dio

*

non ho radici

sosto dove sto bene

rubo all’istante il suo significato

consegno ad uno scrigno

ciò che ho avuto

affido al vento ciò che ho dato

poi continuo a nuotare

*

Il sonno

Mi assale spesso senza annuncio

avanza a ritroso

veste abiti antichi collane e pietre preziose

danza intorno a suoni e magiche armonie

nutre abilmente il sogno

mi sottrae al risveglio

Vuole la vita?

*

Il pianto non libera

vuole altre lacrime

è sleale scava facilmente

l’anima

resa morbida

fino a renderti muto

*

Piccolo

Prima che mi raggiunga il sonno

devo raccomandare

al signore dei gattini

il mio piccolo vagabondo:

restituisci forza alle sue zampe

lecca tutte le ferite

portagli in sogno la sua mamma

lascia scorrere il latte da vita a vita

e nei suoi occhi la certezza

che gli sarà a fianco

così che al risveglio io veda

un sorriso sotto i suoi baffetti

e un’ombra che gli zampetta accanto

*

Una briciola già mi sfama

una nota mi rallegra

un seme lo dono alla terra

Il Signore gli conceda

la gioia di germogliare

con poca fatica

La quarta raccolta si intitola Mi fido del mare, ed è stata pubblicata nel 2017.

*

La luna invidiosa della tua bellezza

quella notte si posò accanto al tuo lettino

rubò qualcosa di te

basterà la vita per ritrovarlo?

*

Ancora una volta andrò in spiaggia

fra la schiuma e il suono delle onde

lascerò una promessa e una storia

mai raccontata

sarà una rivelazione

senza astio senza arroganza

Mi fido del mare

*

Le mie parole usano le pattine

per luccicare i pensieri

I miei versi cantano appesi a un filo

come panni al vento senza punti e virgole

metafore, impronte semplici che

si mescolano – così uno dice:

E’ carne o pesce, terra o mare?

*

Perché non ci riguardi?

Perché lasci l’umanità in guerra

e tanti bambini

schiacciati tra le pagine del mondo!

*

Leggo lentamente

metto insieme le lettere a voce bassa

prendo fiato ad ogni inizio di rigo

sorseggio ogni frase

mi impadronisco dei sentimenti dello scrittore

riconosco l’uomo

quando si affida con gioia alla parola e

quando si chiude con le ginocchia tra le braccia

maggio 2016

*

Padre non so perdonare

una nausea mi coinvolge l’anima

dove si annidano dolore e rabbia

senza desiderio di vendetta

ma un amaro che resta negli occhi

e non riesce a trovare il perdono

La quinta e penultima raccolta ha un titolo “luminoso”: Tra le dita una favilla sembra sole. E’ stata pubblicata nel 2019, e, come la prima, anche questa è dedicata alla figlia Roberta.

*

Se ho ripreso a scrivere parole

è perché ho il tuo sorriso

il tuo abbraccio

la tua ingenuità

*

Voglio intagliare quel tronco

venuto giù insieme al vento

con un coltellino e mani leggere

una carezza su l’intenso profumo del legno

un abbraccio a quel lento gocciolare

del suo umore a pensieri che volano

come foglie nel gioco del vento

per la gioia di un passero.

La mano continua, intaglia con mestiere

pensieri paure, l’amore sempre

*

Tutto ciò che è bello a primavera

sfigura o muore d’inverno.

Così la natura, così l’uomo

torna ogni volta che l’albero foglia

ogni volta che un seme germoglia

*

Conto i passi degli amici che se ne vanno

mi inchino nel caldo abbraccio dell’addio,

faccio una scia con la ghiaia perché ritrovino la strada

trascino il tempo e il saluto.

Lascio aperto il cancello

ad altre entrate, altre uscite.

Alle mie uscite per ritornare

*

Ho visto un contadino arare la terra,

ridevano i passeri che

senza fatica mangeranno tanti insetti,

rideva il gatto che mangerà i passeri.

Intanto la terra diventava polvere:

chissà se ha conservato il ricordo di

quando era una zolla

*

Il pensiero è pieno di forme

difficile da contenere nella trama di ogni giorno

in una mano stringo smeraldi: i miei progetti

nell’altra rubini: il disegno di Dio

Tutto il tempo sul petto è il titolo della sesta e ultima raccolta di Carla. Si tratta di una raccolta breve ma di grande intensità, ed è dedicata anche questa, come la prima e la quinta, a sua figlia Roberta.

*

Ciò che era bello non era l’incontro

l’abbraccio, il segreto

o camminare sul fuoco

era la certezza che ogni volta quel

fuoco appena spento si sarebbe riacceso

ciò che era bello

era svegliarsi ogni mattina

in attesa

*

Guardo il mondo dalla finestra

chiudo gli occhi davanti al teleschermo

stringo il tempo tra il pollice e l’indice

poi lo poso sul petto come onorificenza

– si mescolano pensieri e si sognano abbracci

Aprile 2020

*

Scrivere è dare vita alle immagini

al rumore al colore dei giorni

di questi giorni

ma è meglio non scrivere troppo

poche parole senza mettere un punto

perché non restino prigioniere del foglio

come il fiore che buca l’asfalto

per vivere il sole

*

Non conosco l’ora giusta

aspetto l’alba e appena giorno

mi metto in cammino

cerco l’orizzonte

in tasca molti passi

e un cesto di parole in mano

L’occorrente per il viaggio

sperando che non sia vano

****

Gli esodi continuano

(foto da web)

Continuano gli esodi,
i lunghi viaggi
verso Paesi più sicuri,
le morti dei civili
che appaiono senza fine,
quella di chi non ce l’ha fatta
o che non ha voluto
abbandonare la sua terra.
Strade vuote nelle città
prigioniere degli aggressori,
fuochi rossi e luci inquietanti,
in lontananza rumori assordanti.
Palazzi che si frantumano
e a pezzi cadono
su vie e marciapiedi.

Dov’è la vita a Mariupol,
chiamata da tutti città fantasma?
Dove stanno le scuole frequentate
da ragazzi e bambini?
Dove le chiese, gli ospedali,
i negozi, i giardini?
Tutto è andato disperso.
Rimarrà forse la memoria,
il ricordo doloroso degli assenti,
la mente confusa degli anziani
mai partiti, legati alla casa per la vita.

E dove, dove arriverà la follia
di chi ha deciso tutto questo
seduto comodamente
davanti a una scrivania?
Il mondo parla, ma spesso tace,
attonito, incapace
di prendere decisioni
dopo i troppi errori compiuti
lungo il corso degli anni.

Piera M. Chessa

Nella trincea, di Giovanna Giordani

Nella trincea
sul monte
crescono l’erba e i fiori
a consolare
le ferite della terra
e nel prato
dalle mine martoriato
risplendono i cardi
come stelle

Sbucano le marmotte
dalle tane
squillando i loro inni
alla vita

Conduce il vento
invocazioni di PACE
come eco smarrite
in cerca di dimora
dentro i cuori

Giovanna Giordani

(Dalla silloge Lungo il fiume della vitaYoucanprint 2021)

Libertà, di Paul Eluard

(foto da web)

Su i quaderni di scolaro
Su i miei banchi e gli alberi
Su la sabbia su la neve
Scrivo il tuo nome

Su ogni pagina che ho letto
Su ogni pagina che è bianca
Sasso sangue carta o cenere
Scrivo il tuo nome

Su le immagini dorate
Su le armi dei guerrieri
Su la corona dei re
Scrivo il tuo nome

Su la giungla ed il deserto
Su i nidi su le ginestre
Su la eco dell’infanzia
Scrivo il tuo nome

Su i miracoli notturni
Sul pan bianco dei miei giorni
Le stagioni fidanzate
Scrivo il tuo nome

Su tutti i miei lembi d’azzurro
Su lo stagno sole sfatto
E sul lago luna viva
Scrivo il tuo nome

Su le piane e l’orizzonte
Su le ali degli uccelli
E il mulino delle ombre
Scrivo il tuo nome

Su ogni alito di aurora
Su le onde su le barche
Su la montagna demente
Scrivo il tuo nome

Su la schiuma delle nuvole
Su i sudori d’uragano
Su la pioggia spessa e smorta
Scrivo il tuo nome

Su le forme scintillanti
Le campane dei colori
Su la verità fisica
Scrivo il tuo nome

Su i sentieri risvegliati
Su le strade dispiegate
Su le piazze che dilagano
Scrivo il tuo nome

Sopra il lume che s’accende
Sopra il lume che si spegne
Su le mie case raccolte
Scrivo il tuo nome

Sopra il frutto schiuso in due
Dello specchio e della stanza
Sul mio letto guscio vuoto
Scrivo il tuo nome

Sul mio cane ghiotto e tenero
Su le sue orecchie dritte
Su la sua zampa maldestra
Scrivo il tuo nome

Sul decollo della soglia
Su gli oggetti familiari
Su la santa onda del fuoco
Scrivo il tuo nome

Su ogni carne consentita
Su la fronte dei miei amici
Su ogni mano che si tende
Scrivo il tuo nome

Sopra i vetri di stupore
Su le labbra attente
Tanto più su del silenzio
Scrivo il tuo nome

Sopra i miei rifugi infranti
Sopra i miei fari crollati
Su le mura del mio tedio
Scrivo il tuo nome

Su l’assenza che non chiede
Su la nuda solitudine

Su i gradini della morte
Scrivo il tuo nome

Sul vigore ritornato
Sul pericolo svanito
Su l’immemore speranza
Scrivo il tuo nome

E in virtù d’una Parola
Ricomincio la mia vita
Sono nato per conoscerti
Per chiamarti

Libertà.


Il testo fu pubblicato nel 1942 durante l’occupazione di Parigi da parte dei tedeschi, mentre il poeta già faceva parte della Resistenza.
In quei giorni, migliaia di copie di questa poesia furono lanciate dagli aerei degli alleati sulla Francia, che combatteva con determinazione per ritornare libera.

Oggi, 8 marzo 2022

(foto da web)

Oggi desidero festeggiare l’8 marzo così, in compagnia di alcune bravissime poetesse, augurando a tutte le donne che conosco, e a tutte quelle che non conosco, di avere coraggio e cura di sè.

E per cura di sè intendo volersi bene, non rinunciare alle proprie idee, e avere una giusta autostima, che niente ha a che vedere con l’arroganza o la presunzione.

Voglio dedicare, in modo particolare, queste poesie alle tante, troppe donne giovani, adulte e anziane che, con i loro figli e nipoti, sono state costrette ad andare via dalla loro terra, l’Ucraina, lasciando lì altri affetti altrettanto cari, ed ugualmente le dedico alle innumerevoli donne che, prima di loro, nel corso degli anni, sono state costrette a farlo.

***

I poeti lavorano di notte

I poeti lavorano di notte

quando il tempo non urge su di loro,

quando tace il rumore della folla

e termina il linciaggio delle ore.

I poeti lavorano nel buio

come falchi notturni od usignoli

dal dolcissimo canto

e temono di offendere Iddio.

Ma i poeti, nel loro silenzio

fanno ben più rumore

di una dorata cupola di stelle.

Alda Merini

*

Lottare a voce piena, è coraggioso –

ma so più generoso

chi attacca dentro il petto

la cavalleria del dolore –

chi vince, e le nazioni non vedono –

chi soccombe – e nessuno osserva –

i cui occhi morenti nessun paese

guarda con amore di patria –

Confidiamo che in piumata processione

gli angeli sfilino per loro –

schiera dopo schiera, con i passi a cadenza –

e le uniformi di neve.

Emily Dickinson

Ho un nome musicale

Forse la finestra alla quale mi sedevo

preannunciava una gloria straordinaria.

sui miei quaderni scrivevo:

Iman…

Iscritta alla scuola elementare “Iman Mersal”

né la lunga bacchetta dell’insegnante

né le risate provenienti dai banchi in fondo potevano

farmi dimenticare la questione.

Pensavo di intitolarmi la nostra via

a condizione che le nostre case venissero ampliate

e che venissero costruite stanze segrete

affinché i miei amici potessero fumare a letto

senza essere visti dai fratelli maggiori.

Dopo aver abbattuto i soffitti per alleggerire le pareti

e avere tolto le scarpe delle nonne defunte, i vasi

e le scatole vuote che le madri hanno estratto dalla vita

dopo avere a lungo servito in altre strade.

E’ anche possibile colorare le porte d’arancione

come simbolo di gioia…

e aprire dei fori affinché ciascuno

possa osservare le famiglie numerose

cosicché nessuno possa sentirsi più solo nella nostra strada.

“Gli esperimenti storici

sono frutto di grandi menti”

Così mi descriverebbero i passanti

mentre passeggiano sul bianco marciapiede

della strada che reca il mio nome.

[…]

Iman Mersal

Fanno paura le parole silenziose


Fanno paura le parole silenziose,
quando a un tratto si sono celate,
quando non sai da dove cominciare,
perché tutte le hanno già usate.
Qualcuno con esse ha pianto e sofferto.
Con esse ha iniziato e finito il cammino.
Miliardi sono gli uomini e le parole,
E tu vuoi dirle, come se fossi il primo!
Tutto è ripetuto: bellezza e mostruosità.
Tutto è già stato: sentieri e viali.
Solo la poesia non si ripete mai,
e tocca le corde delle anime immortali.

Lina Kostenko

*

Questo giorno io lo butto via

sparpaglio le sue ore ciondolando

guardo la pioggia fine solo stando

ferma, seduta qui al tavolino.

Lo butto come giorno che non conta

una cartaccia sporca, una buccia

niente di niente che si getta via.

Si chiama lunedì, si chiama aprile

numero ventinove e piove piove

e sarei piena di cose da fare

per farne un giorno col suo risultato.

Ma l’ho detto. Sarà buttato, sperso

consegnato ad un ozio che non vale

se non come preghiera. Allora dire

ecco, io offro questo ciondolare

sull’altare del mondo affaccendato.

Faccio io il perno che non muove.

Il punto che sta fermo. Lo bado io

quell’immobile stato delle cose.

Mariangela Gualtieri

*

Non ho voglia di aprire la bocca
di che cosa devo parlare?

che voglia o no, sono un’emarginata
come posso parlare del miele se porto il veleno in gola?
cosa devo piangere, cosa ridere,
cosa morire, cosa vivere?
io, in un angolo della prigione
lutto e rimpianto
io, nata invano con tutto l’amore in bocca.
Lo so, mio cuore, c’è stata la primavera e tempi di gioia
con le ali spezzate non posso volare
da tempo sto in silenzio, ma le canzoni non ho dimenticato
anche se il cuore non può che parlare del lutto
nella speranza di spezzare la gabbia, un giorno
libera da umiliazioni ed ebbra di canti
non sono il fragile pioppo che trema nell’aria
sono una figlia afgana, con il diritto di urlare.

Nadia Anjuman

*

Devo alla mia finestra tutto ciò che non scrivo,

è lei l’immagine distesa sulla quale assopiscono i

pensieri.

Devo alla finestra il ronzio continuato della mosca

e l’immobile sedere e l’ascolto finché viene sera.

A lei devo il buio pesto e la Pia, che puntuale

ogni sera accende le lampadine del Natale.

Alla finestra devo ciò che a volte fisso per ore,

Badia è lo specchio e l’orologio dei miei giorni.

Devo alla finestra l’armonia esterna delle campane,

la fede dal suono parente alla quale non apro,

alla finestra devo la pazienza e l’aspettare.

Davanti ad essa però, io non mi commuovo

né mai mi rallegro. Muta rimango

e non schiudo alcun sentimento alla voce,

ora infatti la sola penna, troppo è il rumore per così

poco.

Roberta Dapunt

Un ricordo

Stavamo chiacchierando,

siamo ammutoliti d’improvviso.

Sulla terrazza appare una ragazza,

ah, bella,

troppo bella

per il nostro tranquillo soggiorno.

Basia ha sbirciato in preda al panico il marito.

Krystyna ha posato d’istinto la sua mano

su quella di Zbyszek.

Io ho pensato: ti telefonerò,

ti dirò – non venire ancora,

è prevista pioggia per qualche giorno.

Solo Agnieszka, una vedova,

ha accolto la bella con un sorriso.

Wistawa Szymborska

La non-violenza nell’era atomica, di M.K.Gandhi, dal libro Teoria e pratica della non-violenza – La Biblioteca di Repubblica-L’Espresso 2006

A quanto mi è dato di vedere, la bomba atomica ha distrutto i sentimenti più nobili che hanno sostenuto l’umanità per millenni. Una volta esistevano le cosiddette leggi di guerra, che rendevano le guerre tollerabili. Ora abbiamo visto la nuda verità. La guerra non conosce altra legge che quella della forza. La bomba atomica ha fatto ottenere una vuota vittoria agli eserciti alleati, ma ha significato la distruzione dell’anima del Giappone. E’ ancora troppo presto per vedere che cosa è avvenuto nell’anima della nazione che ha impiegato la bomba atomica. Le forze della natura agiscono in modo misterioso. Possiamo risolvere l’incognita immaginando i risultati ancora sconosciuti sulla base dei risultati noti di avvenimenti simili.”

[…]

Nessuno pensi che io voglia difendere i crimini commessi dai giapponesi per soddisfare le ingiuste ambizioni del Giappone. La differenza era solo di grado. Io penso che le mire del Giappone erano più ingiuste. Ma una ingiustizia maggiore non dà il diritto a chi è colpevole di una ingiustizia minore di sterminare senza pietà uomini donne e bambini di un’intera zona del Giappone.


La vita di Gandhi in breve

Mohandas Karamchand Gandhi, conosciuto come il Mahatma ( grande anima) Gandhi, nacque a Porbandar, in India, il 2 ottobre del 1869, fu assassinato il 30 gennaio del 1948 a Nuova Delhi da un fanatico indù che aveva dei rapporti con gruppi estremisti.
Fu avvocato, politico e filosofo. Convinto sostenitore della disubbidienza civile non-violenta, che divenne uno straordinario mezzo di lotta, viene considerato il padre fondatore della nuova India per ciò che fece fino alla sua indipendenza dalla Gran Bretagna.
Tra i vari obiettivi che Gandhi si prefisse ci fu quello di impegnarsi per ridurre la povertà, perché le donne avessero maggiori diritti, per promuovere il dialogo tra le religioni e tra le razze, e per cercare di limitare le profonde ingiustizie all’interno delle caste.