
(foto da web)
Impossibile far finta di non vedere la grossa gru che sovrasta il nuovo complesso edilizio che sta sorgendo al centro del quartiere, al posto di uno spazio libero che per oltre trent’anni aveva liberato il respiro dei residenti.
I nuovi palazzi crescono con ritmo costante ormai da più di un anno: un piano dietro l’altro fino alla fatidica bandierina dell’ultimo, a significare che la missione è compiuta per un po’, poi si riparte per nuove fondamenta…
La gru svetta, alta, possente, a volte minacciosa per gli enormi carichi che sposta come fuscelli sospesi nel cielo.
Nella cabina, bugigattolo trasparente, c’è un omino difficile da individuare che lavora da solo, separato dagli altri dall’altezza eppure attentissimo alle richieste che gli vengono da terra, dal basso.
Lui sulle gru c’è stato da sempre, ogni volta, più piccola o più grande, la gru è diventata la sua casa di single, attrezzata dell’essenziale (ci vuole poco per vivere), quello che manca se lo procura nei tempi morti, nel silenzio del cantiere chiuso dal buio della sera.
Allora lui potrebbe tornare nella sua casa di padre, di marito, di figlio…ma non lo fa perché il suo paese è lontano, si confonde tra quelli che rincasano in fretta e s’inerpica fino alla sua stanza con vista panoramica, da dove vede tutto, le luci del quartiere e quelle del mare, in ogni stagione.
Altro che televisione! Lui di giorno e di notte spazia con lo sguardo per ogni dove, vede gli omini che si agitano all’aperto gravati di piccoli e grandi pesi, quelli che si muovono al coperto finché non si spengono le ultime luci che annunciano l’ora del riposo.
Controlla il flusso delle automobili che sfrecciano più veloci durante la notte, spesso il cuore gli balza in gola in attesa di un boato che gli appare inevitabile…ma poi non accade e capisce che lui non potrebbe far nulla in ogni caso.
Abbandona la sorveglianza e comincia a pensare.
Ripensa alla sua vita che lo ha portato così in alto, vicino al cielo, in una posizione privilegiata dove può guardare ai fatti stando a debita distanza, e riflettere con calma senza la paura di domande per le quali non ha risposte. Lui è solo, libero di ridere o piangere a suo piacimento…sembra poca cosa ma si sente fortunato!
Quando dietro gli occhi gli si formano i volti di quelli che ama, e poi li vede sfumare nelle lacrime che gli annebbiano la vista gli sorge un dubbio: che fortuna è la sua?
Ma dura poco, guarda il cielo e le stelle e a loro racconta i suoi sogni e le speranze che tiene nascosti in un fazzoletto che aprirà un giorno, come i gioielli che conserva la sua donna per l’avvenire dei figli, perché non debbano trovarsi a fare una vita come la sua.
Una sera accade che il guardiano notturno gli consegna una lettera, si accorge subito che non viene da casa, e neppure dall’Impresa (non si sa mai…!), chiede, ma il vecchio non sa, non ricorda, forse una donna, forse un ragazzo…
E’ per Ivan, e Ivan è lui.
La legge nel suo alloggio sospeso.
“Gentile signor Ivan, le chiedo scusa se mi intrufolo nella sua vita, d’altronde senza saperlo lei è già entrato nella mia.
Penso spesso a lei e sono combattuta tra la pena e l’invidia, mi addolora saperla lassù tutto solo… ma quando penso al silenzio, ai suoni attutiti che le arrivano, alla possibilità che ha di vedere ogni cosa da una prospettiva più ampia, con il dovuto distacco…beh, penso che sia proprio fortunato e anche coraggioso.
Quelli come me sulla sua gru non salirebbero mai. Avrebbero paura di non avere più il coraggio di scendere!
Ma lei è diverso, ha capito che il suo è un contratto a termine, né più né meno come tanti altri. Per questo continua a salire e scendere godendo ogni momento del suo lavoro. Le auguro di trascorrere una bella domenica (a proposito, che fa quando il cantiere è chiuso?) e la saluto con affetto”.
Cerca una firma che non c’è.
Intanto stringe tra le mani quel filo giunto fino a lui e non sa che fare, poi decide che vuole tenerlo con sé e comincia ad arrotolarlo, come un gomitolo, ma sembra non avere fine…
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