Archivio | luglio 2022

Un neonato particolare

(foto da web)

Un bel racconto della mia cara amica Eleonora Bernardi, scritto con dolcezza, bravura e fantasia, caratteristiche che indubbiamente non le mancano.

Ancora grazie a lei per questo bel dono.

***

Un bel ricordo…

Un neonato particolare

Voglio parlarvi di me, prima che lo facciano altri, so che lo faranno, anzi che lo hanno già fatto.

Sono nato da un uovo che mia madre ha deposto dopo lunghi tentennamenti e considerazioni del tipo:- Sarà il caso di dare l’avvio ad una nuova vita nel mondo inquinato, corrotto, disumano e deludente in cui viviamo?

Poi ha ceduto alle pressioni di parenti e amiche che la conoscevano meglio di me per quanto attiene alla sua fede nella Vita…per mia fortuna!

Sia come sia, ha iniziato a covarmi con caparbietà, ma sempre combattuta, dimenandosi tra dubbi, paure, deboli speranze.

Mi parlava in continuazione, sicura che la sentissi, mi diceva come sarei stato e tutto quello che avrei potuto fare non appena fuori, nel mondo.

Nel frattempo osservava il mio involucro con scrupolosa attenzione, per questo so che l’uovo era “bitorzoluto” e bisognoso di particolari cure, a suo dire non era nemmeno del colore giusto, “grigiastro” lo definiva, a lei sarebbe piaciuto di un ovoidale perfetto, e lucido e brillante come una perla! Io, dentro, e ancora in formazione, subivo in silenzio in attesa di uscire alla luce, anche per vederla in faccia e dirgliene quattro!

Lei però si dava da fare: continui cambi di posizione suoi (e miei) per raggiungere i suoi scopi di una forma perfetta, in quanto allo splendore di una perla…niente da fare!

L’unica cosa che avrei voluto sapere era quanto ancora mi sarebbe toccato stare al chiuso…di questo non parlava: prendeva contatti…io ero quasi pronto…le avevano promesso…

Io non capivo assolutamente le ragioni di indugi che mi parevano fuori luogo.

Comunque un felice giorno vidi la luce e con essa il viso commosso della mamma, mi teneva stretto al cuore e sembrava non credere ai suoi occhi, le sembravo magnifico…Proprio come mi voleva.

Cominciò a mostrarmi a tutti e ognuno si congratulava con lei: – Brava! Bravissima!

Complimenti! Questa creatura ti rappresenta in modo magistrale! Non potevi fare di meglio!

– Ora bisogna far conoscere la tua opera dovunque (questa idea venne a padrini e madrine nominati sul campo).

La mamma era timorosa, una cosa è partecipare un lieto evento, si diceva, ma presentazioni ufficiali, magari pubbliche…

Capii che mi amava davvero, forse aveva pensato, da principio, di tenermi solo per sé.

Infine si arrese, comprese che le cose belle, quelle che per noi sono più preziose, vanno condivise e mi lasciò andare.

Sono ancora un neonato, ma del tutto autonomo: viaggio, giro, stupisco e commuovo, accompagno chi mi apprezza e trovo spazio perfino sul web!

Sono felice, insomma, soprattutto perché parlo con le parole della mia mamma; perché racconto i ricordi, le speranze, i desideri, le tristezze, i sogni, i valori di una donna “grande”, “ ricca”e “generosa”.

Cosa può desiderare di più un neonato?

P.S. Mi ha messo un nome inusuale: Groviglio …ordinato, però!

Eleonora Bernardi

Lungo la strada

(foto di P. M.C.)

L’auto cammina lungo la strada
sicura nella giusta direzione.
Sa bene quello che deve fare:
non può sbagliare.
Sui due lati gli alberi
le camminano accanto,
ma lei tutto lascia indietro.

Ed ecco sulla destra dei cavalli:
una mamma ed un puledro.
Sulla sinistra, mandorli fioriti
e un’ampia distesa di uliveti.
Una piccola casa in lontananza
e il triste lamento di un cane.
In un campo due uomini lavorano
mentre un gatto, in un angolo appartato,
cerca un po’ di calore.

Nel frattempo l’automobile procede,
lasciando alle sue spalle
piccoli e grandi frammenti di vita.

Piera M. Chessa

La danza

Ti ho vista ballare sul palco,
bambina ferita,
muovevi leggera i tuoi piedi
seguendo i comandi,
il costume si adattava ubbidiente
al tuo corpo sottile
e un velo impalpabile copriva
la fronte distesa.

Quella sera non c’erano tracce
del tuo stare male,
il dolore era stato rimosso
da due ore di gioia,
dallo sguardo ammirato
di chi guardava in silenzio
i tuoi passi leggeri volare.

Piera M. Chessa

La Marmolada

04.09.2018

Viviamo tempi difficili, giorni che sembrano densi solo di eventi drammatici. I responsabili siamo spesso noi uomini, ma anche la natura, talvolta, mostra il suo aspetto matrigno. Eppure, capita sempre più frequentemente che anche dietro accadimenti naturali, disastri e immense sciagure, ci sia comunque la mano infelice dell’uomo.
Così come è accaduto il 3 luglio di quest’anno sulla Marmolada. L’indifferenza verso la natura, la mancanza di cura e rispetto, ci hanno portato ad uno stato di cose così drammatico da non consentirci più un ritorno indietro. L’unica possibilità che noi abbiamo, convinti sempre di essere al centro di tutto, e non parte del tutto, è quella di salvare ciò che ancora è salvabile. La Natura non ci dà altre chance. Eppure, continuiamo ad infischiarcene allegramente, incapaci di consapevolezza e occupati solo a tenerci ben stretta la nostra arroganza.

Agli alpinisti, che quel giorno non ce l’hanno fatta, e alle famiglie che oggi li piangono, dedico questi miei versi scritti nell’aprile del 2018.

***

La Marmolada

Mi guardi, gigante di pietra,
e io, piccola e senza difese,
guardo te quasi con timore.
Che cosa siamo noi
di fronte a voi
così immensi e lontani?

Questa sera sei vestita di bianco
e consapevole della tua bellezza
ignori il nostro passaggio,
lo stupore,
la nostra umana paura.

Quante cose avresti da narrare
se solo volessi!
Racconteresti di tramonti rosa
dietro le tue alte cime
di incontri con uomini temerari
di sguardi commossi o affascinati.

Eppure, non dici niente,
solo ci guardi impassibile
mantenendo profonde distanze
tra noi e te.

Piera M. Chessa