Archivio | giugno 2011

Le nuvole non hanno lacrime

Note su “Le nuvole non hanno lacrime”, di Gavino Puggioni.  Plaquette – Edizioni Il Foglio


(foto da web)

” Le nuvole non hanno lacrime

perché la terra è già bagnata dalle proprie,

che sono, qualche volta, anche di gioia

quando un bambino nasce, sopravvive

e riesce a vivere.

Ma non gridano al miracolo.”

(Da ” Le nuvole non hanno lacrime”)

Ho letto con partecipazione e interesse la raccolta “Le nuvole non hanno lacrime”, di Gavino Puggioni. Un libro che l’autore ha diviso in due parti, nella prima raccoglie le sue Poesie, nella seconda i suoi Pensieri.

Numerosi gli argomenti trattati e tante sicuramente le riflessioni che ne scaturiranno.

Poeta e uomo equilibrato, trae spunti e stimoli dagli avvenimenti, dalle esperienze personali e da quelle degli altri. Il suo sguardo attento va a cercare ben oltre le apparenze la verità e l’autenticità delle cose.

Gavino riflette profondamente sugli aspetti fondamentali della vita, guarda dentro di sé ma anche al mondo vicino e lontano, ragiona sulle ingiustizie e ha un occhio di riguardo verso i più piccoli, la loro sofferenza, verso quello che potrebbe accadere o è già accaduto.

Diversi i testi dedicati ai bambini, in essi si avverte la sua preoccupazione ma anche la tenerezza che prova nei loro confronti. Nonno sensibile, pensa ai nipotini ma non dimentica i bimbi sconosciuti e lontani.

” Bambini ammazzati, sfregiati e violati.

Pedofili, uomini e donne, liberi

nel salotto-computer, che fanno affari.

Bambini venduti, prima scrutati e osservati

nel virtuale e poi nella realtà.

Dopo, classificati

e messi a disposizione degli orchi

che hanno il coraggio di celebrare la loro festa.”

(Da “Il muro da abbattere”)

” Il buio del nostro tempo

nella fame e nella sete

negli occhi splendidi

dei bambini del Darfur

Quel buio si illumina

soltanto e purtroppo

della nostra indifferenza.”

(Da “Il buio”)

Pensa alle donne non rispettate, abbandonate alla propria solitudine, schiave degli abusi altrui.

Sogno sporcato dalla violenza

Kalima calpestata

Kalima violentata

in tutte le parti del corpo.

Kalima violentata da tutti

e lasciata sola

nell’ombra oscura della sua anima

che è già oltre i cancelli del nulla.”

(Da “ A Kalima, figlia del Darfur”)

Non dimentica neppure i problemi attuali, le incoerenze della nostra vita moderna, le corse senza freno verso non si sa quale meta, se non quella del denaro, dell’opulenza a tutti i costi, le differenze abissali tra le persone, ingiustizie che l’autore non può accettare.

” E mi chiedo, dov’è finito il mio bel Paese

culla dell’arte, della musica e della storia?

Non lo vedo più,

sepolto com’è da musicanti che incantano,

da politicanti che confondono anima e mente

di un popolo genuflesso il quale si accontenta

e fa finta di amare, in un eterno amplesso,

solo se stesso

fatto di ipocrisia, nullità e vanagloria.”

(Da “Pensieri notturni”)

Ci sono, poi, nella raccolta, alcuni testi in cui il sogno e la realtà si incontrano e si intrecciano a tal punto da impedire al lettore la possibilità di stabilire un confine netto tra i due mondi. Si può giocare su questa incertezza, credere di poter quasi far coincidere il vero col non vero.

” Con orbite grandi e verdi

l’elfo mi sorrise e saggio

mi invitò ad uscire e a non sognare

tanto, diceva lui, la vita è di passaggio,

come i sogni gli amori e i sentimenti

che valgono fino a quando li alimenti. “

(Da “ Ho incontrato un elfo”)

Ma la caratteristica che in tutta la raccolta sembra prevalere, che accomuna Poesie e Pensieri, è forse il disincanto dell’autore, quello sguardo sul mondo all’interno del quale pare non ci sia posto per le illusioni.

” Ho provato ancora e non smetterò mai

di cercare pace in questa mia solitudine

fra sentimenti ed emozioni

che accarezzo da una vita

senza farmi tante illusioni”

(Da “ Provo a dimenticare”)

Eppure, in fondo a questo suo apparente scetticismo, sembra di intravedere il desiderio che qualcosa possa comunque cambiare nella nostra società di uomini incoerenti e superficiali.

Forse è proprio nel momento in cui il poeta guarda verso l’alto, verso un cielo molto più limpido dei nostri propositi e dei nostri pensieri, che fa capolino la speranza.

” E non mi dire

che la bellezza

che la ricchezza

che la felicità

che l’amore

e tutto quello che ti pare

sono i pilastri

della vita

Quei pilastri mancano

o sono andati mancando

[…]

Solo il cielo mi pare pulito

e vicino”

(Da “ E non mi dire”)

Piera Maria Chessa

Sogno I

(foto da web)

Una forma indistinta
nell’azzurro dell’onda,
malvagia sembianza
di un dio degli abissi.

Le braccia minacciose
avvolgono l’acqua
chiudendosi
sui piccoli occhi sgomenti
di pesci minuti.

Frammenti rossi
nel mare impazzito,
incapace di calma.

(Dalla raccolta “Un ordinato groviglio”, Il Filo)