Primavera

La foto è di P.M.C.

La vedi che arriva leggera
ancora un po’ incerta,
la senti nell’aria
posare in silenzio
il suo fiato sui fiori,
sulle gemme, sulle tenere foglie
che ricoprono i rami.

La senti nel cuore
che vibra sereno al suo arrivo,
nella mente che si apre al sorriso
dopo i giorni di freddo e di amaro.

La scopri negli occhi dei bimbi
che sanno gustare
un presente leggero di pene,
ignari di un mondo
che conosce il dolore.

Ma anche negli occhi dei vecchi
che si illudono ancora
di poter raccontare un’infanzia
ora molto lontana.

Piera M. Chessa

Il primo papavero

(foto da web)

L’ho visto per caso
in mezzo agli arbusti
il primo papavero
sbocciato nel viale.

Un pezzo di rosso
nascosto nel verde,
un invito a godere
del bel tempo futuro.

Piccole cose,
frammenti di gioia,
l’attesa impaziente
della nuova stagione.

Piera M. Chessa

Amo i bambini

(foto da web)

Il testo che segue non vuole essere esattamente una poesia, ma è solo il desiderio di una donna, di una madre, di un’insegnante che in qualche modo spera in un futuro migliore per i bambini e i ragazzi di oggi, e nello stesso tempo prova molta paura per quel futuro pieno di incognite che li aspetta. Continuiamo a fare troppo poco per loro e per il Pianeta che li ospita e li ospiterà. Possiamo non essere preoccupati?

Amo i bambini,
li ho sempre amati
e per tanti anni
li ho accompagnati
nella loro crescita.

I bambini ricevono
doni speciali
dalla vita:
una spontaneità
e una schiettezza
che muoiono
se non vengono
nutrite.

Non priviamoli
dei regali più belli,
non derubiamoli
di queste grandi
ricchezze.

Non insegniamo loro
l’uso delle maschere
e l’ipocrisia,
ma aiutiamoli
ad essere in futuro
donne e uomini liberi
da ogni schiavitù.

Piera M. Chessa

Lo sguardo degli anziani

(foto da web)

Sei seduto su un muretto
in un’ala del giardino,
sul viso la ferita
dopo una caduta.

Sul grembo le mani
che tieni incrociate,
e lo sguardo che sembra
osservare lontano.

Invece è la gatta che guardi
e che ora ti passa vicino.
E’ lei che ti ha fatto cadere
ma tu non ti mostri arrabbiato.

I gatti sono i tuoi amici,
amati compagni di vita,
presenti con coccole e fusa
nei tuoi momenti felici.

Piera M. Chessa

Uno spicchio di luna

(Foto da web)

Appare immobile
nel cielo, la luna,
immobile e solitaria.
Uno spicchio luminoso
che sembra perdersi
in un blu infinito.

Null’altro intorno.
Nessuna stella,
solo il silenzio
e il profondo mistero
di un universo in parte
ancora sconosciuto.

Piera M. Chessa

La pineta

La Pineta di Pattada. Foto di P.M.C.

Quanto silenzio
quel giorno nel bosco,
e quanta neve
a ricoprire la terra
e le radici degli alberi
in essa conficcate.

Cielo e neve
un unico colore,
mentre i tronchi,
disposti gli uni
accanto agli altri,
guardavano verso l’alto
e i rami sottili
accoglievano con fatica
morbidi fiocchi stanchi.

Piera M.Chessa

Oltre i tetti

Quante nuvole nel cielo di Firenze,
quanta pioggia sui tetti e sulle vie!
E’ sempre più raro
un giorno di bel tempo
in questo primo mese dell’anno.

Poi, improvviso, un raggio di sole:
tenue, sbiadito, ma pur vero.
Ed ecco che il cielo si apre
e l’azzurro si espande.

Ora, oltre i tetti, si vede
la cupola della chiesa
di San Frediano in Cestello
accarezzata dal sole.
Basta poco perché
anche nel mio cuore
si accenda una piccola luce.

Piera M. Chessa

Pocket Coffee, una poesia di Alessandro Melis

Foto da web. Aosta

E’ spiaccicata, la neve, sulle strade
da milioni di suole
d’ogni forma,
scolpita e scabra, come
certe pitture astratte
dei moderni.

E il biancore si macchia,
lentamente
il colore imbrunisce,

ed io cammino, infine,
mani in tasca,
su distese interminate
di granita al caffè.

Ti lascerò andare

(Foto di P.M.C.)

Ti lascerò andare,

cagnolino mio,
perché non voglio
vederti soffrire così.
Quanti giorni mesi e anni
abbiamo trascorso insieme,
ed ora che il tempo è giunto
mi rendo conto di quanto
sia stato inutile
essermi preparata
a questo triste momento
che ora ci separerà.

Sarà impossibile
dimenticarti.
Hai donato negli anni
a me e a tutti noi
dosi massicce di affetto,
la gioia dei tuoi occhi
nel rivederci
rientrando a casa
dopo il lavoro.
I tuoi strofinamenti
sui nostri abiti
che, ahimè, lasciavano il segno.

Quante continue spazzolate!
E la tua linguetta
sempre pronta a colpire
e a lasciare le sue tracce.
La tua soddisfazione
nel gustare il cibo
e i tanti premietti
che ti abbiamo donato,
pur sapendo che erano sì gustosi
ma certamente non sani.

E posso dimenticare
le tue corse gioiose
nei boschi e sulle spiagge?
Il doverti talvolta cercare
perché sfuggivi
alla nostra vigilanza?

Molte cose ancora
vorrei ricordare
di questa nostra
bella vita insieme.
Ma il dolore è grande
e la malinconia mi avvolge
ed è pesante.
Mi fermo qui, non posso
andare avanti.

Mi rimarranno i video
e le fotografie,
ma soprattutto
quel tuo sguardo dolce
da cerbiatto,
ora vecchio e malato.
Ti lascio andare,
eppure ugualmente
ti porterò con me,
e questa volta
sarà per sempre.

Piera M. Chessa

Amath

(foto da web)

Lavora in un piccolo
supermercato, Amath,
e viene dal Senegal,
e come tanti
ha attraversato il mare.
Un mare in burrasca,
quel giorno ora lontano,
che a molti suoi compagni
ha rubato la vita.

Era ancora piccolo,
nessuno lo accompagnava
su quel vecchio barcone
carico di migranti,
eppure qualcuno
mosso da pietà
gli è stato accanto.
Ora Amath è cresciuto,
conosce una lingua nuova
e ha trovato un lavoro.

La sua è una vita dura
e il giorno incomincia presto,
quando il buio notturno
avvolge ancora Firenze.
Ma lui sorride sempre
mostrando candidi denti,
mentre i suoi occhi
luminosi e schietti
incontrano talvolta i miei.

Piera M. Chessa