Incontri di primo mattino

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“Ehi, pss, come si chiama il tuo cane?”.

Sollevo lo sguardo verso i diversi piani di un palazzo, mi pare di non vedere nessuno.

“Sono qui…”, mi dice la voce delicata di una bambina nascosta dietro un paravento, al primo piano.

“Si chiama Argo, è un vecchietto di dodici anni”.

“Senti “, dice la mamma, “è un cane vecchietto!”, e nel frattempo stende i panni.

Guardo la piccola, avrà sei anni, forse anche meno. Non aggiunge altro. Non so se sia più colpita dal nome o dall’età. Chissà, nella sua mente di bambina, che significato ha veramente il concetto di vecchio, riferendolo poi a un cane, forse a quell’età è ancora più difficile da comprendere.

La saluto, la vedo perplessa, risponde con un cenno della mano. Incrocio lo sguardo della mamma, il suo sorriso, che a quest’ora di primo mattino fa bene e predispone piacevolmente alla nuova giornata.

Proseguo la mia passeggiata, percorro il sentiero nel quale tutti i giorni passeggio volentieri. Il sole è basso, non è sorto da molto, gli occhiali da sole mi riparano bene.

Argo, stamattina, non sembra avere tanta voglia di camminare, lo stimolo un poco e tiro leggermente il guinzaglio, resiste alle mie pressioni ed io penso che i dodici anni e mezzo incominciano a farsi sentire. Ma non cedo, camminare è importante, lo è per noi non più giovani, lo è per i nostri animali. Tiro ancora un poco, era solo un capriccio, un po’ di pigrizia. Lo vedo nuovamente procedere spedito al mio fianco. So che, prima o poi, dovrò fare i conti non solo con la mia ma anche con la sua età. Sta bene, tuttavia, andiamo avanti entrambi.

Alla fine della passeggiata, al rientro, di fronte al cancello, incontro una conoscente. Ha con sè il suo cagnolino, essendo entrambi maschietti, qualche volta si sono scontrati.

“Passi tranquilla”, mi dice, “il mio non vede e non sente più, non abbaierà, è molto vecchio ormai, ha diciannove anni. Non ha idea di quanti soldi spendiamo dal veterinario, guarisce da una malattia e gli viene un nuovo malanno! Lo guardi, non ha più peli, una dermatite lo ha ridotto così.”

Una breve pausa e poi dice:” Che cosa possiamo fare, non lo curiamo più?”.

Provo un senso di pena nel guardarla. So che ha dei figli grandi e lontani e un marito che non sta molto bene.

” Voi fate quello che è giusto fare, signora”, le dico, “i nostri animali fanno parte della famiglia a pieno titolo, nel momento in cui decidiamo di accoglierli sappiamo, fin dall’inizio, che dovremo prenderci cura di loro anche nell’ultimo tratto di vita.”.

Mi saluta con un sorriso, ma è un sorriso mesto.

Piera M. Chessa

4 thoughts on “Incontri di primo mattino

  1. Una piccola storia del quotidiano che ci ricorda il rispetto che dobbiamo sempre, anche quando siamo in difficoltà, ai nostri animali. Una boccata d’aria buona, questo racconto.
    Ciao Piera e scusami la latitanza: in questo periodo sono piuttosto impegnata.
    Franca

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