
Due giorni fa era il 25 aprile, ed è stato, come sempre, un giorno molto importante per noi italiani, giorno di ricordo e di riflessione.
Ma questa giornata è per me importante anche per altri due motivi che mi coinvolgono molto a livello personale. Il primo è che il 25 aprile del 1980 è andato via mio padre, il secondo motivo è che in quello stesso giorno di un anno così importante come il 1945, nasceva una cara amica che ci ha lasciato due anni fa: si chiamava Graziella Cappelli.
Di lei ho parlato diverse volte, e ancora ne parlerò.
Oggi voglio ricordarla con alcune sue poesie, che probabilmente ho già proposto, ma non importa, perchè ogni volta che leggo qualcosa di suo, in versi o in prosa, mi sembra che lei sia ancora qui a dialogare con noi.
25 Aprile 1945
Sono nata
nella casa
dalle tegole
rotte
e finestre
di vento.
Rifiorivano
i meli
sui campi
incrostati
di sangue.
La Liberazione
cantava
marciando
tra garrule
bandiere
e carri armati
a gremire
le piazze.
Ancora…
piange
la terra.
*
Niente è cambiato
Gira la terra
tra gli artigli
degli umani.
Ancora
cresce l’erba
e il sole
puntuale
sorge.
Niente è cambiato.
Ancora
sempre
ancora
stupidamente
si muore.
*
Quasi tutto passa
Inesorabilmente
giorni ed anni
nel mutare
delle stagioni.
Cambiano
le mode
i governi.
Solo
la stupidità
dell’uomo
è statica.
Da sempre
sfoggia
una corona
di pietra
istoriata
di guerre.
*
Le rondini
Sono tornate
a sorvolare
la casa di pietra
ai margini del bosco.
S’apre il cielo
ai garriti
di frecce piumate e
tra le fronde inverdite
riecheggiano
altri gridi
altri frulli.
Esulta il cuore
spalanca finestre
ad aria nuova
si fa piccolo nido
negli anfratti
del muro a sud
si accoccola.
( Dalla raccolta Nel palazzo dell’ombra, di Graziella Cappelli. – Ibiskos Editrice Risolo 2015)