Una storia poco italiana

(foto da web)

Qualche giorno fa, mentre scorrevo, prima di mandarli al macero, alcuni quotidiani vecchi di una decina di giorni, mi sono ritrovata a leggere un articolo abbastanza singolare.

Raccontava un fatto che si commenta da solo, per una volta una storia esemplare.

Il protagonista è un lavoratore, e sin qui niente di nuovo, magari ci fossero buone nuove sui lavoratori, dobbiamo aspettare, purtroppo, tempi migliori, speriamo non lontani!

Non ricordo bene il nome essendo lui straniero, mi sembra Mohamad ed è pachistano.

Tempo addietro, aveva aperto in una città del nord una sorta di call center dando lavoro a diversi lavoratori stranieri come lui, poi la crisi ha incominciato a farsi sentire e il lavoro di Mohamad e dei compagni ha avuto il suo epilogo.

Lasciata la grande città, Mohamad ha incominciato un’altra attività, quella dell’ambulante; si è messo a vendere sulle spiagge piccoli oggetti colorati, belli da vedere ma di poco valore, braccialetti e orecchini, proprio quelli che vediamo spesso sui nostri litorali.

Sin qui, niente di speciale forse, se non fosse per la buona abitudine di Mohamad di portare con sé un blocchetto di ricevute fiscali, tutti i giorni, senza dimenticarlo una sola volta a casa.

Tutti i giorni, ogni volta che sulla spiaggia vende qualcosa non accetta i soldi se non ha prima consegnato all’acquirente la sua ricevuta.

E davanti agli sguardi meravigliati spiega con grande pacatezza che questo è ciò che lui ha sempre fatto e che ritiene di dover continuare a fare. L’unica cosa che lo stupisce è il fatto che, nonostante la ricevuta, molti pretendano ancora uno sconto su ciò che hanno acquistato.

Il giornalista conclude l’articolo dicendo che, nello stesso giorno in cui ha incontrato Mohamad, è entrato in un bar o in un negozio, ha consumato o acquistato qualcosa, poi ha atteso invano lo scontrino, mentre la titolare senza battere ciglio gli diceva che era molto dispiaciuta perché proprio quel giorno la cassa non funzionava proprio.

Che incredibile coincidenza!

4 thoughts on “Una storia poco italiana

  1. Ho l’impressione che noi italiani siamo abbrutiti dalla diffidenza; a torto o a ragione non ci fidiamo più di nessuno; e se penso che l’altro possa rubare, allora rubo anch’io, tanto lo fanno tutti. Solo alcuni più evoluti mantengono alto il senso dello stato. Dispiace che ci diano l’esempio del giusto fare persone bisognose come Mohamad, ma è sempre più così, tanto che il suo comportamento normale viene segnalato come straordinario. Questo tuo articolo ci aiuta a ricordare di PRETENDERE sempre lo scontrino, e non è poco.
    franca

  2. Cara Franca, hai detto bene, ” un comportamento normale che diventa straordinario”, un segnale certo non positivo di come sempre più spesso vanno le cose, almeno qui da noi.
    Contenta di ritrovarti. Un caro saluto.
    Piera

  3. Fa bene al cuore, cara Piera, leggere di queste cose: già, le casse si guastano sempre al momento di consegnare la ricevuta. L’altra volta ho comprato dei vestiti cinesi di poco prezzo per casa, dovevo pagare sessanta euro o poco più, quello ci ha scritto dieci e senza chiedermelo nemmeno, avvisata a cose fatte. Un giorno ho fatto un’analisi privata urgente, il medico mi ha detto che senza fattura pagavo di meno, con la fattura era un altro prezzo. Mi vergogno per la categoria. Imbrogliano tutti e si sentono furbi, pardon: quasi tutti. Qualcuno c’è sempre che ti riconcilia con la categoria.

  4. Cara Mimma, l’Italia è il Paese dei furbetti e molti di questi sono assolutamente orgogliosi di esserlo. Io sempre più spesso mi vergogno di essere cittadina italiana e mi dico rassegnata ” Se fossi di parecchi anni più giovane andrei via, lo farei senza rimpianti!” Credo di capire i nostri ragazzi quando dicono che se ne vogliono proprio andare. Sono delusi, amareggiati, non vedono futuro, e hanno intorno a loro solo esempi devastanti di corruzione e di assoluta mancanza di etica.
    Grazie della visita.
    Piera

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