Elizabeth Bishop

(foto da web)

La buona creanza

Per una bambina del 1918

Il nonno mi disse,
seduti a cassetta:
“Non ti scordare mai di salutare
chiunque incontri, dammi retta”.

Incontrammo uno sconosciuto a piedi.
Il nonno si toccò il cappello col frustino.
“Buongiorno, signore. Buongiorno. Bella giornata”.
L’ho detto e ho fatto un inchino.

Poi raggiungemmo un giovane del posto
con la sua cornacchia addomesticata sulla spalla.
“Offri sempre un passaggio a tutti;
non dimenticarlo quando sarai grande”

disse il nonno. E così Willy
salì con noi, ma la cornacchia
volò via con un gran “Gra!”. Mi preoccupai.
Come faceva a sapere dove andare?

Ma volava un pezzetto alla volta
da un palo all’altro della staccionata:
e a ogni fischio di Willy rispondeva.
“Bell’uccello” disse il nonno

“e ben addestrato. Vedi, risponde
a tono quando gli si parla.
Il che è buona creanza, uomo o bestia.
Badate bene di farlo anche voi due”.

Quando passavano le automobili,
la polvere nascondeva il volto della gente,
ma noi a gridare: “Buongiorno! Buongiorno!
Bella giornata!” con voce squillante.

Una volta arrivati sotto Hustler Hill,
il nonno disse che la cavalla era stanca,
così scendemmo tutti, proseguendo a piedi,
come esigeva la buona creanza.

Canzone

Sul mare l’estate è ormai finita.
Il panfilo, creatura mondana
che ha ballato senza posa sulla pista lucida,
con passi e contropassi come Fred Astaire,
è andato, andato via, a secco in un bacino.

Gli amici sono partiti, e nudo è il mare
sotto uno strame d’alghe fresche e galleggianti.
Solo i mercantili dalle fiancate rugginose passano dinanzi
ai crateri senza mercato della luna
e uniche barche da diporto sono ormai le stelle.
(1937)

“Cara, la mia bussola…”

Cara, la mia bussola
punta ancora a nord,
verso baite di legno
e occhi celesti,

favole in cui
biondissimi
figli minori
portano a casa l’oca,

amore nei fienili,
protestanti e
forti bevitori…
Tarda la primavera

ma le mele selvatiche
maturano in rubini,
i mirtilli in
stille di sangue

e i cigni sanno solcare
acqua ghiacciata,
così caldo il sangue
nella zampa palmata.

-Freddo com’è, andremo
a letto, cara,
presto, ma non
per riscaldarci.

( Elizabeth Bishop, dalla raccolta “Miracolo a colazione”, Biblioteca Adelphi 487)

6 thoughts on “Elizabeth Bishop

  1. Poesie di una delicatezza infinita, questi versi “toccano” le nostre corde, quelle dell’anima e le fanno sobbalzare dolcemente
    Grazie per avercele fatte conoscere, Piera
    Ciao
    Gavino

    • Una poetessa che non conoscevo, entrare nella sua poetica è stata una vera scoperta.
      Grazie a te, Gavino, per il bel commento. Ciao.
      Piera

  2. Sono poesie deliziose, sembrano un merletto antico poggiato sulle spalle della fanciulla al ballo, sanno di altre abitudini, quando i ragazzi erano educati e salutavano sempre per primi e ammiravano le cose belle degli altri come la cornacchia addomesticata. Oggi ti stanno davanti immersi nel tablet o nel telefonino e parlano per parolacce, io ho nostalgia della buona educazione e anche delle poesie limpide, che si leggono e si capiscono come queste, sebbene ieri me n’è uscita una ermetica dove mi capisco a malapena da me. Ecco.

    • Anche a me, le poesie di E. Bishop sono piaciute molto. Le trovo insolite, mai banali, e anche questa sua apparente semplicità credo che sottenda tanto, a giudicare da ciò che ho letto su di lei.
      Grazie, Mimma, buona giornata.
      Piera

  3. Poesia che sotto la delicatezza dei versi lascia trasparire la forte personalità dell’autrice. L’ho lette con piacere. Grazie per la proposta.
    franca

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