Milena Agus o della semplicità

"Ali di babbo" è il terzo libro della scrittrice sarda, autrice del best seller "Mal di pietre"
Milena Agus, insegnante di italiano in un istituto tecnico di Cagliari, è diventata suo malgrado una celebrità. Suo malgrado, bisogna conoscerla per crederci: è una donna timida che parla sottovoce e soprattutto ascolta. Veste con abiti fuori moda e si vede che si pettina da sola. Giorni fa durante la diretta radio di Fahrenheit, il programma più amato da chi legge, ha assistito sbigottita alla vittoria di Mal di pietre, il suo secondo romanzo: proclamato dalla giuria degli ascoltatori libro dell’anno. "Un poco mi imbarazzerebbe che i miei studenti mi leggessero – ha detto – non per quello che c’è scritto nel libro ma perchè l’ho scritto io".Come se l’autore e la sua opera non fossero che casuali coinquilini. Come se non si conoscessero o meglio: come se conoscendosi fin troppo fossero costretti dal pudore ad ignorarsi. Mentre dorme il pescecane, opera prima, è del 2005. Mal di pietre, ancora in vetta alle classifiche, del 2006. Agus non ha cambiato editore, come chiunque è solito fare per essere meglio pagato appena il successo gli arride: è rimasta con la piccola casa editrice Nottetempo che pubblica oggi il nuovo libro, Ali di babbo. Nella quarta di copertina c’è scritto " il suo terzo capolavoro". Immagino che lei abbia protestato e si sia infine arresa: si vede che in Continente si usa dire così. Capolavoro crea un’aspettativa alta. L’incanto delle sue storie, invece, è la sorpresa che suscitano. Cominciano pianissimo, con piccole cose da nulla. Crescono in mano e in mente e lì restano, nella memoria, molto a lungo. Il suo segreto è la semplicità. Una semplicità talmente sofisticata da risultare magica: una specie di incantesimo linguistico. Lo sguardo, che in Mal di pietre era quello di una vecchia sarda illetterata ( perciò elementare e acutissimo, scarno e prodigioso) qui in Ali di babbo è quello di una ragazzina di 14 anni. La voce narrante parla dunque la lingua di una bambina appena uscita dall’infanzia. " Facciamo spesso il gioco di stringere gli occhi per costruire una cornice al panorama, vengono fuori fotografie sempre diverse". La ragazzina racconta la storia di "madame", una donna non più giovane che vive sola in uno spicchio di paradiso sul mare: rifiuta di venderlo agli speculatori che vorrebbero comprare il terreno per farci un villaggio turistico. Impedisce così a tutta la comunità dei contadini vicini- la famiglia della ragazzina compresa- di "diventare ricchi e cambiare vita". Madame si chiama madame perchè studia il francese con il sogno di andare prima o poi a Parigi, sicuramente il posto più bello del mondo dopo la sua casa piena di casse coi corredi mai usati. E’ stata una giovane donna bellissima e mai davvero amata, "io ho capito perchè gli uomini non si innamorano di lei. E’ troppo buona e mite ma di una bontà così fuori dal tempo da risultare fastidiosa". Le vicine dicono che madame è pazza, strega e puttana. Ha solo amanti ( il Primo, il Secondo, il Ferito, i costruttori) da cui si lascia maltrattare. " Un giorno si è fatta coraggio e ha chiesto all’amante se un po’ la ama. Lui ha sorriso e ha detto che non si ama un po’. O si ama o non si ama. Madame era stesa nel letto nuda accanto a lui, che si è alzato di scatto si è rivestito ed è andato di là. Allora madame ha sentito un grande spavento e si è rivestita e ha giurato a se stessa che non farà mai più domande così sceme. Domande così sceme fanno sparire tutta la magia e la vita senza magia è solo un grande spavento". La migliore amica di madame è l’ex moglie del suo primo amante: è lei che le ha portato l’uomo in regalo. Proprio un dono, come fosse una bottiglia di vino per cena. Il suo migliore amico è il nonno della ragazzina, il solo che "la sente", la capisce. Anche lui sa che vivere bene e vivere felici sono due cose diverse. Per la felicità serve un po’ di magia " perchè senza magia la vita è solo un grande spavento".

Concita De Gregorio –  La Repubblica  –  Sabato 16 febbraio 2008

4 thoughts on “Milena Agus o della semplicità

  1. L’ho comprato ieri mattina, Ali di babbo, perchè Mal di pietre mi aveva letteralmente incantato. E incanta anche lei, l’autrice, così semplice e schiva. Proprio come la descrive Concita de Gregorio. E davanti a tante scrittori disinvolti (a volte anche troppo) non può che colpire favorevolmente.
    Ho iniziato a leggere ieri sera, non molte pagine perchè ho altri impegni.
    Però…non so, forse è troppo presto per dirlo, non ho letto ancora abbastanza: ma una piccola punta di delusione si è inserita nel mio animo di lettrice appassionata. Ma, ripeto, è troppo presto per giudicare il libro, forse. E forse, poi, troppo grande era la mia aspettativa.

    Milvia

  2. Ciao Milvia. Anch’io non conosco “Ali di babbo”, ma mi incuriosisce molto, forse proprio perchè è l’autrice che incuriosisce e di lei si vuole sapere di più, considerando la sua riservatezza. Conto di leggerlo anch’io, vediamo che sensazioni suscita anche in me. Un caro saluto. Piera

  3. Ciao, Piera! l’altro giorno ho finito Ali di babbo. Insomma, alla fine, la Agus, mi ha rapito anche questa volta…Passata la delusione dopo la lettura delle prime pagine mi ha trascinato in quell’angolo di Sardegna che sa un po’ di miti, che è dolce e aspra al tempo stesso. Ecco, mi viene proprio in mente ora questa espressione: la scrittura di Milena Agus dà le vertigini, passi dal reale al sogno, e non sai mai quale spazio, dei due, stai occupandi in quel momento.
    Ci tenevo a rettificare il mio frettoloso giudizio.
    Ciao, un abbraccio

    Milvia

  4. Si, la “mia” Sardegna è aspra e dolce, proprio come dici tu. Molto dolce fra breve, in primavera, perchè il verde sarà ovunque, mentre d’estate saranno le diverse tonalità del giallo a dominare.
    Ti “visito” spesso e mi piace molto quel che scrivi e come lo scrivi. Sono contenta che non ti abbia deluso M. Agus. Un caro saluto. Piera

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