Il percorso del verme

di Renzo Montagnoli


(foto da web)

Il vecchio si alzò dalla panchina, appoggiandosi al bastone, e quasi incespicò  contro la radice di un albero che aveva deciso da tempo di avventurarsi nel vialetto. Tirò un moccolo, si pulì la scarpa sul bordo dei pantaloni e nel far questo notò qualche cosa che avanzava a fatica sul terreno riarso dalla lunga siccità.

Si chinò per guardar meglio e vide un verme che cercava disperatamente un po’ di refrigerio. Ormai era pressoché disidratato e si trascinava penosamente verso una pozza d’acqua lasciata dall’irrigazione mattutina.

Il vecchio storse il labbro, alzò il piede e lo abbassò di colpo sul verme; pressò bene fino a quando lo ridusse a una poltiglia incolore.

– Non è che un verme – disse, allontanandosi.

Non fece in tempo a fare una decina di metri che due giovinastri, in cerca di rapidi guadagni, gli si pararono dinnanzi e gli cacciarono un coltello sotto la gola.

– Fuori i soldi, nonno!

Tutto tremante non riuscì nemmeno a trovare il portafoglio e allora i due gli diedero uno spintone, gli misero le mani addosso, trovarono la tasca dei pantaloni con il poco denaro che aveva, glielo strapparono e prima di andarsene lo tempestarono di calci e di pugni.

– Sei un verme! Uno che in tasca ha solo 10 euro non è un uomo, ma un verme – gli urlarono allontanandosi. 

Era già mezzogiorno, ora canonica del pasto, e con il magro bottino decisero di tentare un altro colpo al chiosco dei giardini.

Lì però non trovarono un vecchio, ma un gestore di mezza età e un giovane ben piantato, che riservarono loro un’accoglienza del tutto speciale.

Picchiati, sbeffeggiati, pesti e con i vestiti a brandelli riuscirono a fatica ad allontanarsi, fra le invettive che tormentarono le orecchie già tumefatte.

– Rientrate nelle tane, non siete che dei vermi.

Sistemati i rapinatori, i due decisero di consumare il pasto e si sedettero a un tavolo all’aperto. Pasta precotta, insalatina, salume, birra, insomma niente di particolare, ma un’attrazione irresistibile per chi ha la fame come indissolubile compagna.

Era venuto dall’Africa per trovare un mondo migliore, aveva lasciato la sua casa, i suoi affetti per sperare di separarsi da quella presenza ingombrante che gli occupava uno stomaco fin troppo vuoto, ma trovò che la realtà era diversa e ora si vedeva costretto a mendicare solo per sopravvivere.

Si fece avanti, deglutendo e con la punta della lingua sulle labbra; non disse nulla, ma si mise a fissare i due che si ingozzavano.

– Ne vuoi un po’? – chiese il più giovane.

Annuì con il capo.

Quello si alzò con il panino in bocca, gli si avvicinò e mandò giù tutto in un sol boccone; indi, emise un rutto lancinante, seguito da un significativo “Tiè!”.

Rimase fermo, ma sentiva il sangue che saliva al cervello e quando il giovane gli propose nuovamente di mangiare, alla sua frase – Lecca i piatti, che un po’ di briciole ci sono – reagì in modo incontrollato. Sollevò una sedia e la precipitò unadue, tre volte sulla testa dell’uomo, poi si girò a cercar l’altro, ma questi già correva via come una lepre.

Guardò la sua vittima, esanime, il cranio fracassato, il sangue che già attirava le mosche; si sentì mancare e si trascinò fino al bagno, raggiunse il lavandino, mise la testa sotto l’acqua, poi si guardò nello specchio: un volto tirato, gli occhi spiritati, i capelli grondanti.

Si mise una mano sugli occhi e si disse:Che ho fatto, che ho fatto mai? Sono un verme, nient’altro che un verme.

Quando venne la polizia, si lasciò ammanettare senza opporre resistenza.

Fu portato al carcere e gettato in una cella sudicia.

Inebetito, osservò quello squallore, peggio della sua casa in Africa.

Sul pavimento lurido correvano ragni e scarafaggi, ma in un angolo, vicino alla latrina, su quella che una volta doveva essere una mattonella bianca, scivolava un verme.

 


 

18 thoughts on “Il percorso del verme

  1. Sì, è vero ciò che dici, Francesca, ma forse nel suo racconto l’Autore vuole riflettere e soffermarsi anche su altri problemi, così a me sembra, l’aggressività nei confronti di chi, in un determinato momento, è il più fragile e, per questo ritengo questo racconto molto attuale, di questi tempi il migrante è tra le categorie più deboli. Nella parte finale è la beffa che scatena l’aggressività del ragazzo africano, che poi è l’unico a conoscere il pentimento, per quanto tardivo.
    Grazie per il commento, un abbraccio. Piera

  2. Benchè ami la natura provo una grande repulsione per i vermi…dire ad una persona " sei un verme" é , a mio avviso, il massimo dell’ingiura.
    Ciò premesso, ho apprezzato il racconto che dice più di quanto sembri, per esempio che il disprezzo non paga…che ciò che deprechiamo negli altri dilaga…che nessuno può ritenersi immune…Uno scenario poco incoraggiante! Grazie per la proposta e complimenti a Montagnoli!
    Ti abbraccio. ele 

  3. Sì, anch’io, Eleonora, non amo i vermi,  e trovo come te che sia molto offensivo dire a qualcuno che lo è.
    Mi fa piacere che questo racconto di Renzo ti abbia colpito e spinto a delle riflessioni che condivido. 
    Anch’io ti saluto e ti abbraccio. Piera

  4. Mia cara Piera, non è che non avessi fatto le altre considerazioni, sono ovvie. Ho preferito dare risalto a una, che a mio avviso colpisce in modo particolare
    e cioè: che anche le persone buone che cercano in tutti i modi di comportarsi bene a volte vengono indotte a tirar fuori il peggio dal comportamento negativo degli altri. E’ molto difficile porgere l’altra guancia, poi ci si pente ma il male è stato fatto. Scusa ma per il mio punto di vista questa era una considerazione importante. Il fatto che si consideri il migrante tra i più deboli del momento…su questo ho le mie riserve, le cronache riportano ogni giorno
    omicidi efferati, pestaggi, vendette e chi più ne ha ne metta…e la maggioranza non sono delitti compiuti sui migranti. Per me, il prepotente e il cattivo sono così con tutti i deboli che gli capitano a tiro a prescindere.
    Un caro abbraccio,
    frantzisca

  5.  Sono d’accordo, Francesca, che in linea di massima ognuno di noi, davanti all’aggressività di un altro, mostra l’aspetto peggiore del proprio temperamento perché un atteggiamento aggressivo suscita in genere uno stesso atteggiamento; il discorso relativo ai migranti è molto complesso, io mi riferivo in particolare ai numerosissimi clandestini che arrivano sui barconi e per i quali sembra che non esistano diritti. E’ vero che quotidianamente vengono riportate notizie di crimini di ogni genere, e le violenze sono da condannare da qualsiasi parte vengano compiute, su questo non si può non essere d’accordo, e chi sbaglia deve pagare il suo debito indipendentemente dalla sua nazionalità, però a me sembra che non sempre venga usato lo stesso metro nel giudicare il crimine di un italiano e quello di uno straniero, anche nel momento in cui viene data una notizia in televisione, per esempio, si sente il bisogno di chiarire che si tratta di uno straniero, per l’italiano, in genere, si dice nome e cognome. Sembrano sciocchezze, ma a me non sembrano atteggiamenti così irrilevanti.
    Mi scuso per il commento molto lungo ma anch’io, come te, sento profondamente questi problemi.
    Un carissimo saluto e a presto. Piera

  6. Dopo aver letto questo racconto di renzo, mi sono guardata attorno, spaziando con lo sguardo della mente a un’area social geografica molto più vasta del mio piccolo contesto di quartiere. Piera, non ci crederai, ma intorno ho visto vermi dappertutto, vermi grandi che vogliono schiacciare i piccoli e i piccoli che tentano di resistere a questo oltraggio.
    ma che bella società!  Renzo ha saputo cogliere diversi aspetti della tracotanza umana.
    un abbraccio a te e uno all’autore
    jolanda

  7. Anche io cara Piera trovo il racconto attuale e significativo.
    Solo un problema: ho uno schifo tremendo dei vermi e non mi è stato facile con quella "bella" fotografia soffermarmi molto :)…
    Un abbraccio

  8. conoscevo il racconto di Renzo e aveva fatto anche a me l’effetto di una riflessione a largo raggio.
    si ha ragione un pò tutti quando osserviamo alcuni aspetti che ci fanno pensare e ci allarmano, anche.
    Ma l’importante è sempre rendersi  conto, mai tralasciare.

  9. Considerazioni giustamente pessimistiche, Jolanda, eppure "voglio" continuare a credere  nella parte "nobile" della nostra umanità.
    Ingenua? Incosciente? Solo un modo per tenere a distanza la rassegnazione…
    Buona giornata. Piera 

  10. Giulia, mi hai fatto ridere! Ammetto di aver pubblicato la foto provando un
    po’ di fastidio, ma che colpa hanno, poveri vermicelli, loro dovrebbero sentirsi offesi nell’essere "paragonati" agli uomini!
    Riguardo al bel racconto di Renzo, sono d’accordo con te nel dire che è molto "attuale e significativo".
    Buona giornata. Piera

  11. Carissima Cristina, è vero, ognuno di noi ha fatto le sue considerazioni e ognuno ha la sua porzione di ragione. Questo racconto permette "una riflessione a largo raggio", proprio come dici tu.
    Verrà a trovarci Renzo per dire la sua?
    Un caro saluto. Piera

  12. E’ vero, Mimma, ti sei soffermata su un argomento che non era stato toccato.
    Ahimè, ci pensiamo poco, o forse vogliamo pensarci poco.

    Poveri vermi, un po’ di visibilità per loro, in questi giorni!
    Buona giornata. Piera 

  13. E’ un racconto molto ben scritto, che si apre a molte riflessioni e che tocca temi diversi. Non ultimo il diffondersi dell’intolleranza verso il prossimo, a prescindere dal colore della pelle. E l’alto tasso di povertà della società odierna, che "affama" e spinge a gesti inconsulti, a reazioni esasperate.
    Grazie, Piera. Post davvero molto interessante 

  14. Sì, Annarita, il racconto di Renzo "tocca temi diversi", come giustamente dici, ognuno importante e degno di approfondimento, ognuno di noi, qui, può solo "sfiorarli", purtroppo.
    Grazie del commento. Piera

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